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VIDEO | Sottopagati e clandestini, a Milano i cinesi cucivano per Armani: chiusi 4 opifici

Per le 4 aziende è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per utilizzo di lavoro nero

Pubblicato:05-04-2024 14:13
Ultimo aggiornamento:05-04-2024 16:12

opificio cinese
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MILANO – I cinesi cuciono per Armani. E viene contestato il caporalato ai titolari di quattro opifici con 29 lavoratori identificati, di cui 12 occupati in nero e anche 9 clandestini sul territorio nazionale. I cinesi erano al servizio di una società controllata al 100% dal gruppo- spiega il tenente colonnello dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano Loris Baldassarre- a carico della quale è stata data esecuzione ad un decreto di “amministrazione giudiziaria” emesso dal Tribunale di Milano – sezione Misure di Prevenzione su richiesta della Procura in quanto l’azienda non ha “prevenuto e arginato fenomeni di sfruttamento lavorativo”.

Gli opifici cinesi che producevano effettivamente i manufatti abbattevano i costi da lavoro (contributivi, assicurativi e imposte dirette) facendo ricorso a manovalanza “in nero” e clandestina; non osservavano le norme relative alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro non rispettando i Contratti collettivi nazionali di settore riguardo retribuzioni della manodopera, orari di lavoro, pause e ferie.

I carabinieri hanno riscontrato che la lavorazione avveniva in condizione di sfruttamento (pagamento sotto soglia, orario di lavoro non conforme, ambienti di lavoro insalubri ecc.), in presenza di gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omessa sorveglianza sanitaria, omessa formazione e informazione ecc.) nonché ospitando la manodopera in dormitori “realizzati abusivamente ed in condizioni igienico sanitarie sotto il minimo etico”.


Le multe comminate sono pari a oltre 80.000 euro e le sanzioni amministrative sono pari a 65.000 euro, mente per le 4 aziende è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per utilizzo di lavoro nero.

ARMANI: “MASSIMA TRASPARENZA E COLLABORAZIONE CON PROCURA MILANO”

“La Giorgio Armani Operations collaborerà con la massima trasparenza con gli organi competenti per chiarire la propria posizione rispetto alla vicenda“. Così una nota del marchio della moda dopo aver appreso della misura di prevenzione decisa dai Tribunali di Milano nei confronti della Giorgio Armani Operations che ha utilizzato il lavoro irregolare di quattro opifici cinesi, chiusi dal Nucleo Lavoro dei carabinieri con l’accusa di caporalato ai titolari.
La Operations, controllata al 100% da Armani, è la società messa sotto “amministrazione giudiziaria” dal Tribunale di Milano in quanto l’azienda non ha “prevenuto e arginato fenomeni di sfruttamento lavorativo”. La società- conclude il gruppo Armani- “ha da sempre in atto misure di controllo e di prevenzione atte a minimizzare il rischio di abusi nella catena di fornitura”.

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