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Editoria, il direttore della Dire: “Basta chiacchiere inutili, concentriamoci sulle soluzioni”

Il commento del direttore Nico Perrone sulla crisi dell'Agenzia

Pubblicato:05-01-2024 18:02
Ultimo aggiornamento:05-01-2024 19:52

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ROMA – Il drammatico momento che stanno vivendo i giornalisti e tutti i dipendenti dell’agenzia Dire non merita le chiacchiere e le velenose accuse che stanno girando in rete propalate da chi certamente non ha a cuore, al contrario sta ostacolando, una positiva soluzione della nostra vicenda. Sorvolo su accuse al limite della diffamazione, ma da parte mia non posso accettare che le chiacchiere possano mettere in discussione l’onorabilità, l’onestà e il senso del dovere professionale dei giornalisti e dei dipendenti dell’agenzia Dire. Una volta per tutte deve essere chiaro che i giornalisti e i dipendenti non possono essere associati o tirati in ballo per il procedimento penale che riguarda l’ex editore che sarà un tribunale a giudicare. In questi anni tutti i dipendenti della Dire hanno solo svolto i loro compiti e fatto il loro dovere sempre e sono certo continueranno a farlo. Per quanto riguarda il licenziamento degli esuberi, è misura necessaria all’omologa del piano di ristrutturazione, un piano discusso dati alla mano con tutti i dipendenti e le organizzazioni sindacali. Devo ricordare che i giornalisti della Dire, e sarò sempre loro grato, fino all’ultimo con la solidarietà hanno cercato di evitare che ci fossero esuberi. Ma sin dall’inizio era chiaro che la solidarietà non era uno strumento sufficiente a coprire le perdite. Dopo due anni di continui apporti di risorse aggiuntive da parte della proprietà purtroppo il nuovo decreto del Governo, lo scorso settembre, ha impedito di continuare con gli ammortizzatori sociali. Questa decisione ha reso insostenibile il mantenimento del personale in esubero e l’azienda si è trovata costretta, per salvaguardare la stragrande maggioranza dei dipendenti e il futuro di tutti, a procedere con i tagli. Scelta dolorosa ma necessaria, stabilita da procedure precise e che sono state rispettate secondo i criteri stabiliti dal Ministero del Lavoro. Ci si aspettava un aiuto dalle parti sindacali ma questo finora non c’è stato. I nostri guai si sono ulteriormente aggravati lo scorso 29 dicembre quando, a tre giorni dall’avvio della nuova convenzione con la Dire, il Dipartimento Editoria di Palazzo Chigi, in modo inaspettato, ha sospeso la procedura negoziata, in attesa di chiarimenti. Una decisione che i legali della Dire hanno subito impugnato ritenendola non solo infondata ma anche lesiva. Come direttore, come giornalista, non posso tollerare e permettere che i fatti vengano nascosti dalle chiacchiere. È il momento di concentrarci tutti insieme sulle cose importanti, e mi riferisco a chiarire la vicenda con il Dipartimento Editoria, e non a perdere tempo inutilmente su argomenti trattati e ritrattati da oltre due anni.

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