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Buttafuori ucciso 20 anni fa, assassino incastrato da una scarpa. Uccise per vendetta dopo lite in disco

Valeriano Poli, venne ucciso sotto casa sua a Bologna a colpi di pistola il 5 dicembre 1999

Pubblicato:04-06-2018 15:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:58
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BOLOGNA Dopo quasi 20 anni è stato preso l’uomo che con tutta probabilità il 5 dicembre 1999 uccise, a colpi di pistola, il buttafuori Valeriano Poli. La Polizia di Bologna ha infatti arrestato questa mattina, dopo oltre due anni di accertamenti, un 59enne bolognese. Le indagini, coordinate dalla Procura bolognese, “sono state condotte- si legge in una nota della Questura- dalla Sezione omicidi della Squadra mobile di Bologna con l’aiuto dell’Udi (Unità delitti insoluti) della Direzione centrale anticrimine della Polizia”.

Il 59enne è stato identificato, spiegano dalla Polizia, “grazie ad un’innovativa tecnica di comparazione tridimensionale, utilizzata per la prima volta in Italia in ambito forense, chiamata Analysis of virtual evidence (il cosiddetto ‘teatro virtuale’)”, che ha permesso di “raccogliere un quadro indiziario grave, preciso e concordante a carico dell’indagato”. Oltre all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 59enne, è indagato in stato di libertà un altro bolognese per favoreggiamento personale.

INCASTRATO DA UNA SCARPA DOPO 19 ANNI

Una ricostruzione in 3D di una scarpa macchiata di sangue indossata dalla vittima di un omicidio, sovrapposta al fotogramma di un video amatoriale girato 15 giorni prima, in modo da verificare che in quell’occasione il sangue, che non era quello della vittima, ancora non c’era. È questa la prova, ottenuta utilizzando, per la prima volta in Italia in ambito forense, la tecnica di comparazione tridimensionale chiamata Analysis of virtual evidence (o ‘teatro virtuale’), che ha permesso alla Squadra mobile della Polizia di Bologna di ‘incastrare’, in collaborazione con l’Udi (Unità delitti insoluti) il 59enne Stefano Monti per l’omicidio, avvenuto la sera del 5 dicembre 1999, del buttafuori 34enne Valeriano Poli.


Poli, ricorda in conferenza stampa il procuratore capo Giuseppe Amato, fu ucciso in via Della Foscherara, mentre tornava a casa, “da cinque-sei colpi di una pistola trovata lì vicino con un caricatore pieno e uno vuoto, una Makarov 7,65 a cui era stata sostituita la canna”. Colpi, prosegue il procuratore, “sparati a distanza ravvicinata e quasi sicuramente preceduti da una colluttazione”.

UCCISO PER VENDETTA DOPO UNA LITE IN DISCOTECA

A Monti, arrestato nelle prime ore di questa mattina in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Gianluca Petragnani Gelosi su richiesta del pm Roberto Ceroni, è ovviamente contestato il reato di omicidio “con due aggravanti, vale a dire- spiega Amato- quella dei futili motivi, perché Poli fu ucciso per vendetta perché il 25 marzo di quell’anno aveva picchiato, dopo un diverbio, Monti fuori dalla discoteca ‘Tnt’, in cui faceva il buttafuori, e la premeditazione”, perché dalle indagini è emerso che in quei mesi “Monti aveva organizzato l’omicidio, procurandosi la pistola e utilizzandola per ‘esercitarsi'”.

Dopo il diverbio in discoteca, Monti aveva minacciato Poli, dicendogli “tanto torno con il cannone“, e nei mesi successivi il buttafuori aveva trovato, in più occasioni, degli spilloni funebri usati per confezionare le corone di fiori sulla propria auto, oltre a ricevere dei bossoli sparati dalla stessa arma poi usata per ucciderlo e delle lettere minatorie. Non a caso, aggiunge Amato, Poli “aveva recuperato una pistola clandestina e aveva detto ad alcune persone a lui vicine di avere i giorni contati”.

Le indagini, partite da alcuni elementi già raccolti all’epoca, come le dichiarazioni di un testimone oculare che aveva visto le ultime fasi del delitto, assistendo alla fuga dell’assassino su un ciclomotore bianco, “si è sviluppata- afferma Amato- in un contesto in cui, riprendendo le considerazioni fatte ieri dal papa a Ostia sull’omertà, l’atteggiamento non era pienamente collaborativo”, come dimostra anche il fatto che nell’ambito dell’inchiesta una persona è indagata per favoreggiamento. L’intuizione decisiva, chiosa però il procuratore, è stata “la decisione di valorizzare l’elemento rappresentato dalle macchie di sangue sullo scarponcino Timberland della vittima, che non era stato possibile approfondire nonostante si fosse scoperto subito che il sangue non era suo”.

Si è quindi deciso, mentre si indagava su un’altra persona per l’omicidio Poli, di “fare uno screening su diverse persone, tra cui il figlio di Monti, la cui parziale compatibilità con il Dna trovato sulla scarpa” ha fatto pensare agli investigatori che quel sangue potesse essere di suo padre. Per verificare l’ipotesi, si è simulato un controllo stradale con alcol test nei confronti di Monti, ricavando il suo Dna dalla saliva.

A quel punto, però, restava da dimostrare che il sangue non fosse presente sulla scarpa prima del delitto, dato che, ad esempio, poteva esserci finito durante la rissa in discoteca del 25 marzo. Ipotesi scartata grazie alla sovrapposizione dello scarponcino insanguinato ricostruito in 3D grazie alla tecnica dell’Analysis of virtual evidence sul fotogramma del video amatoriale girato a fine novembre in occasione di un battesimo. Dalle indagini, svolte anche tramite intercettazioni ambientali e telefoniche e ascoltando vari testimoni, è inoltre emerso che Monti possedeva, nel periodo dell’omicidio, un ciclomotore bianco e una pistola che aveva anche usato al poligono di tiro di Bologna. Lo stesso Monti, che pur non avendo legami con il crimine organizzato è noto come individuo irascibile e violento, capace di intimidire le persone a lui vicine, ha alimentato ulteriormente i sospetti “mostrandosi più guardingo nel periodo dell’indagine, ad esempio- fa sapere il capo della Squadra mobile, Luca Armeni- lasciando il cellulare a casa, non rispondendo e richiamando solo alcune persone, oltre ad invitare conoscenti e amici a tenere un comportamento omertoso”.

Quando è stato arrestato, prosegue Armeni, il 59enne, che ha a suo carico solo qualche piccolo precedente per reati contro il patrimonio risalente agli anni ’80, “si è mostrato indifferente“, e ora la Polizia proseguirà gli accertamenti, anche perché non si esclude che Monti “sia rimasto sorpreso quando ha visto arrivare Poli quella sera, forse perché si aspettava di essere avvisato del suo arrivo da qualcun altro presente sul posto”.

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