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VIDEO | Corso Ue giorno 3, i reporter pronti per le europee

Cronisti ed eurodeputati protagonisti della formazione dell'agenzia Dire a Bologna

Pubblicato:02-12-2023 18:13
Ultimo aggiornamento:02-12-2023 18:16
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BOLOGNA – Domande, risposte e poi ancora domande. Con giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione a interrogare i deputati Ue. “Perché l’Europa è in tutto ciò facciamo” spiega Alessandra Basso, della Lega, sollecitata da una delle corsiste. E poi perché, la previsione è di Elisabetta Gualmini, del Partito democratico (Pd), con l’avvicinarsi del voto del 2024 “ci sarà una gara a chi è più europeista”. E ancora Sabrina Pignedoli, del Movimento 5 Stelle, che è pure giornalista: “Il 70 per cento della normativa nazionale è di derivazione europea ed è molto importante che i cittadini sappiano a quali dossier lavora l’Unione”. Domande e risposte sono parte del corso di formazione europeo per giovani giornalisti, tre giorni al via giovedì nella redazione dell’agenzia Dire a Bologna. Si parla di “fake news” e strumenti del mestiere. Pensati però in uno spazio non solo italiano ma europeo, con il voto Ue del 2024 alle porte. Il tema dell’ultima giornata di confronto è ‘Verso le elezioni europee: come e perché raccontarle (istruzioni per l’uso)’.

Secondo Gualmini, “alle consultazioni di giugno partiti e leader faranno a gara a chi è più europeista”. La tesi è che “hanno capito tutti che l’Europa serve e tra i britannici addirittura cresce il ‘Brexit Regret'”.
Quale sia l’Europa da ricercare lo suggerisce Pignedoli, parlando dell’intesa raggiunta in settimana a Bruxelles contro le cosiddette “querele temerarie”. “Sono un ostacolo al lavoro di inchiesta”, dice la deputata, ricordando quando scriveva per il quotidiano Il Resto del Carlino, con articoli e inchieste sulle infiltrazioni della N’Drangheta in Emilia-Romagna. “In quei mesi”, sottolinea Pignedoli, “ho ricevuto una decina di querele temerarie”. In evidenza allora le sfide della professione. Secondo l’eurodeputata, “il reporter non è un passatore di microfono e ai talk show dovrebbe, quando necessario, smentire o ribattere alle affermazioni infondate dei politici di turno”. Spunti di riflessione li fornisce poi Giancarlo Panico, docente dell’Università di Napoli e consulente di Telpress Italia, azienda di servizi digitali per l’editoria. Si discute di sondaggi elettorali, guardando al 2024, e allo stesso tempo si ragiona su come fare bene il reporter.


Secondo Panico, soprattutto in Italia troppe volte le rilevazioni diventano un sostituto dell’informazione sui fatti e sul merito dei temi politici. “Il sondaggio elettorale è uno dei mezzi più usati in Italia nella comunicazione politica” sottolinea il professore. “Si impiegano i risultati dei sondaggi come fonte di notizia”. Secondo Panico, “in Italia il dibattito è molto povero del tema puro rispetto ad altri Paesi”. Il professore spiega: “Si parla ad esempio poco della banca o del caso ‘x’ e invece molto di più della posizione di quel partito sul tema”.

Con i partecipanti al corso sono condivisi timori e incoraggiamenti ad aiutare il cambiamento. “I media”, dice Panico, “schiacciano sull’aspetto politico-militante o partitico il dibattito pubblico sui principali temi che dovrebbero essere affrontati”. Amplia lo sguardo Filippo Tronconi, professore di Scienza politiche all’Università di Bologna. Sono i giorni della Cop28, la conferenza Onu in corso a Dubai. “Il cambiamento climatico da alcuni anni è il tema fondamentale per l’Europa, sia a livello di istituzioni europee che nei singoli Stati membri, e lo resterà a lungo” sottolinea il docente. “È impossibile che esca dall’agenda; il tema però non è cosa fare, ma come far sì che le riforme abbiano costi equi e non ricadano sui cittadini”. Per l’Europa, auguri di un buon voto, con l’aiuto dei giornalisti.

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