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Migranti, Suor Charity: “A Lampedusa la vita scorre, ma il contrasto è forte”

Dall'isola più a sud d'Italia parla con l'agenzia Dire suor Charity Katongo Nkandu

Pubblicato:02-10-2023 19:31
Ultimo aggiornamento:02-10-2023 19:31
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ROMA – “Lampedusa sembra tranquilla, per strada ci sono anche tanti turisti. Non ho visto migranti e rifugiati, forse sono nei centri d’accoglienza. Ma il contrasto è fortissimo: la vita scorre come se nulla fosse sebbene altrove si consumino tragedie”. Dall’isola più a sud d’Italia parla con l’agenzia Dire suor Charity Katongo Nkandu, vicedirettrice del segretariato per la Missione e l’ufficio per lo sviluppo dell’ordine delle francescane missionarie di Assisi.

Originaria dello Zambia, suor Charity ha una lunga esperienza nell’accoglienza dei migranti in Sicilia. In questi giorni è a Lampedusa in qualità di portavoce dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg): l’occasione sono gli incontri organizzati in occasione della decima Giornata della memoria e dell’accoglienza, ricorrenza che l’Italia ha istituito dopo il naufragio davanti alle coste italiane del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 persone.
Su quella imbarcazione viaggiavano circa 500 passeggeri, e suor Charity, nella palestra dell’Istituto omnicomprensivo ‘Luigi Pirandello’ di Lampedusa, ha appena ascoltato i racconti di alcuni di quei sopravvissuti. “Strazianti e commoventi”, commenta, ricordando l’intervento di una delle sole cinque donne tra i 155 sopravvissuti. “Non è riuscita a parlare” sottolinea la missionaria. “A volte raccontare è troppo doloroso”. E poi un papà che ha ricordato i quattro figli morti nella traversata. “Immaginate di arrivare finalmente a terra ma di essere rimasti soli” dice suor Charity, che cita i racconti di altri testimoni che “hanno visto morire i loro familiari o compagni di viaggio ben prima di raggiungere il mare, ossia nel deserto”.

A dieci anni di distanza da quel naufragio, “qualcosa è cambiato” riferisce la missionaria. “E’ un percorso molto lento. Sicuramente bisogna fare di più per integrare queste persone: molti italiani pensano che siano criminali o prostitute, ma sono solo esseri umani in cerca di un futuro. Noi religiosi lavoriamo per creare ponti”.


Suor Charity, “sorella carità”, è originaria dello Zambia e forse anche per questo ha uno sguardo che parte da più lontano. “Il mio Paese non è in guerra ma se chiedo alle persone se vorrebbero venire in Europa, dicono subito di sì” racconta la missionaria. “Molti degli africani che partono non sanno però a cosa vanno incontro e spesso cadono nelle maglie di chi li sfrutta. Andrebbero informati. Ma ciò non risolverebbe il problema di non avere un avvenire, né per se stessi né per i propri figli: se riuscissero a mangiare ogni giorno e avessero un buon lavoro non partirebbero”.

In occasione della Giornata del 3 ottobre, l’Uisg presenta un policy brief (UISG-Policy-Brief-Sister-led-dialogue-sulla-migrazione-web.pdf) con dieci raccomandazioni per affrontare le sfide legate ai fenomeni migratori, con particolare attenzione alle esigenze di migranti e rifugiati. La Uisg è l’organizzazione ombrello per le superiore delle congregazioni femminili cattoliche e conta 1.903 membri in 97 Paesi, in rappresentanza di oltre 600mila suore nel mondo. Le raccomandazioni sono emerse dal Sister-led Dialogue on Migration di luglio scorso, il secondo di un ciclo di appuntamenti su temi chiave dello sviluppo internazionale organizzati all’interno dell’iniziativa Uisg Sisters Advocating Globally, realizzata in collaborazione con il Global Solidarity Fund.

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