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Corso Ue giorno 2, quante domande agli eurodeputati!

Mondi e sensibilità a confronto senza esclusione di colpi: a partire però dal riconoscimento comune che l'informazione è un diritto, che cronisti bisogna esserlo al meglio e che l'Europa è responsabilità politica e destino condiviso

Pubblicato:01-12-2023 20:06
Ultimo aggiornamento:01-12-2023 23:31
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BOLOGNA – Nella redazione dell’agenzia Dire, a Bologna, gli eurodeputati fanno notizia insieme con i giornalisti. Mondi e sensibilità a confronto senza esclusione di colpi: a partire però dal riconoscimento comune che l’informazione è un diritto, che cronisti bisogna esserlo al meglio e che l’Europa è responsabilità politica e destino condiviso.

Ascoltate Salvatore De Meo, di Forza Italia, quando risponde ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione: lo interrogano sulle elezioni europee previste nei 27 Paesi Ue a giugno. “È necessario fare un lavoro straordinario sull’affluenza”, sottolinea il deputato, “per non riconfermare il dato negativo registrato in Italia alle consultazioni amministrative di alcuni mesi fa”. Secondo De Meo, “serve una campagna elettorale diversa, con temi nuovi”. Tra questi dovrebbero esserci il Patto sulle migrazioni e la riforma del Patto di stabilità. “Oggi sono al centro di grandi dibattiti politici”, dice De Meo, “come pure l’agricoltura, l’industria, l’ambiente”.
Sull’ultimo punto, nei giorni del vertice internazionale Cop 28 sul contrasto ai cambiamenti climatici, il deputato avverte: “Il clima non è un tema né di destra né di sinistra”.

Parole sulle quali torna Alessandra Basso, europarlamentare della Lega, gruppo Identità e democrazia (Id). “Sui giornali viene sempre fuori la contrapposizione tra destra e sinistra e questo, a mio avviso, non è un modo corretto di raccontare i lavori della politica” l’appunto. “Noi, come componenti della destra, votiamo anche emendamenti dei Verdi o di altri, ma posso dire che non è vero il contrario, e questo si può facilmente verificare dalle relazioni disponibili online”. Secondo Basso, “i riferimenti ideologici non dovrebbero far passare in secondo piano il merito del confronto”.


Con i giovani cronisti, partecipanti a un corso di formazione sull’Europa, si parla anche di nuovi media. “I social spesso caricano la politica di una eccessiva e dannosa aggressività” dice Basso. “Non va bene che determinate istituzioni o gruppi vicini all’opposizione non condannino gli insulti che arrivano a noi donne della destra o, più in generale, le minacce di morte o gli assalti alle sedi che il nostro schieramento subisce”. Secondo l’eurodeputata, “non bisogna lasciare passare il messaggio che esiste un tipo di violenza che si può giustificare”.

Ad alimentare il dibattito bolognese sono anche giornalisti della Dire. Sara Dabbag, della redazione social, usa le espressioni “bolla” e “camera dell’eco”. “E’ il restare confinati”, spiega, “in un ambiente che ripropone e rafforza la nostra opinione, che spinge ad attaccare o a censurare chi la pensa in maniera diversa da noi”.

Il confronto si sposta su un esperimento dell’Università di Filadelfia, coordinato dal ricercatore Damon Centola. “Unendo due gruppi con idee opposte, in particolare democratici e repubblicani, è stato possibile provare che dopo un lungo dibattito su un determinato tema sono riusciti ad arrivare a un punto comune” spiega Dabbag. “Ciò è stato reso possibile dall’assenza di un influencer che polarizzasse il dibattito”. Lezioni forse utili, in tempi di elezioni, anche per l’Europa unita.

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