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Lazio, Ngana (Kellam): “Prima gli italiani non può più funzionare”

Ndjock Ngana, scrittore, poeta e attivista culturale, commenta così per l'agenzia Dire la proposta di legge sul 'Fattore Famiglia' all'esame del Consiglio regionale del Lazio

Pubblicato:01-03-2024 20:00
Ultimo aggiornamento:01-03-2024 20:00

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ROMA – “‘Prima gli italiani’ non può più funzionare, sempre che in qualche altro momento abbia funzionato”: Ndjock Ngana, scrittore, poeta e attivista culturale, commenta così per l’agenzia Dire la proposta di legge sul ‘Fattore Famiglia’ all’esame del Consiglio regionale del Lazio. Il testo ha appena cominciato il suo iter in aula.

Secondo Ngana, origini in Camerun, una vita a Roma, dove dirige il centro Kellam, a essere scorretta è però l’impostazione di fondo. “Su coloro che avanzano proposte di legge su temi tanto delicati e tanto lontani dalle loro tranquille esistenze, verrebbe da chiedersi se qualche volta si fermano a parlare con le persone che popolano i mercati, le Asl, i tanti luoghi per la ricerca di un lavoro, i discount per risparmiare facendo la spesa per la famiglia o chi prende ciò che occorre per cucinare a costo zero presso i tanti banchi alimentari” la premessa di Ngana. Che continua: “Normative come quella che si vuole porre in essere alla Regione Lazio dovrebbero avere a cuore l’imperativo della accoglienza (inclusione) e non la repulsione (o esclusione); un’amministrazione moderna e capace di governare una società complessa e con bisogni diversificati, dovrebbe riuscire a fare proposte capaci di dare risposte adeguate a tutti i componenti della società, senza barriere e discriminazioni che ancora di più mettono in competizione i soggetti più bisognosi, con graduatorie aberranti e umilianti e con pochi spicci a disposizione”.

Secondo il direttore di Kellam, “la famiglia per moltissimi immigrati è un miraggio, un desiderio irrealizzabile e il ricongiungimento familiare una utopia che, quando si riesce a raggiungere, dopo un po’ diventa insostenibile economicamente ed ecco la scelta di rimandare nel Paese di origine i propri cari aggiungendo così altro dispiacere e senso di frustrazione”.


Ngana denuncia: “Ma i politici che fanno? Non se ne accorgono e non se ne preoccupano; parlano di fattore familiare ma i familiari che gli immigrati mantengono nei rispettivi Paesi di origine contano? Certamente no, ed ecco che agli immigrati viene negata anche la considerazione degli sforzi che fanno giorno per giorno per tutte le famiglie che mantengono e tutti i Paesi che sviluppano con i soldi che riescono a risparmiare negandosi ogni svago, ogni vizio, limitandosi alla sopravvivenza e lavorando tutti i giorni tutto il giorno”.
Il direttore di Kellam sottolinea: “In una normativa di questo genere, si sta parlando soprattutto dei soggetti più deboli, cioè i bambini, e la fame o la malattia di un bambino italiano non è diversa da quella di un bambino congolese o afghano”.

Ancora Ngana: “Un povero è un povero, non è italiano o straniero; se vive da solo è povero, se vive con una-due-tre-quattro persone è povero e con lui tutti i familiari“. Il direttore di Kellam si chiede: “Come si fa a sostenere che il figlio di chi sta qui da tanto tempo ha una fame diversa perché più forte di quello di chi è arrivato poco tempo fa?”

La conclusione è politica. “Con questa proposta di legge il governo della Regione Lazio vuole crearsi un alibi per dire che sta lottando contro la povertà riorganizzando le regole per l’accesso al sostegno economico” accusa Ngana. “Aiutare in modo irrisorio e del tutto insufficiente qualcuno tralasciando tutti gli altri, a livello regionale non ha assolutamente rilevanza”. Secondo il direttore di Kellam, “se nelle casse della Regione Lazio non ci sono le risorse economiche meglio non fare niente che far finta di fare, oppure si trovi il coraggio di affrontare seriamente il problema con proposte adeguate alla gravità della situazione”.

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