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A Bologna gli studenti in corteo bruciano le foto di Meloni e Netanyahu

Dicono gli studenti: "La parte giusta della storia non è il Pd, non è il Movimento 5 stelle, non è Fratelli d'Italia, ma la Palestina libera"

Pubblicato:01-03-2024 19:25
Ultimo aggiornamento:01-03-2024 19:25
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BOLOGNA – I volti di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e anche Enrico Letta bruciati con la ‘colpa’ di avere intessuto rapporti con il premier di Israele Benjamin Netanyahu. È uno dei momenti della protesta di oggi a Bologna degli studenti delle scuole superiori e degli universitari, che decidono così di rispondere ai fatti di Pisa, quando nel corso di una manifestazione pacifica pro-Palestina le forze dell’ordine hanno caricato, ferendone alcuni, i ragazzi, molti dei quali minorenni. Una risposta “alla repressione” mettendo nel mirino “destra e sinistra, stesso manganello”, tornando anche sui motivi originali della mobilitazione, cioè la richiesta di cessare il fuoco a Gaza e di “fermare il genocidio”. Infatti, “la parte giusta della storia non è il Pd, non è il Movimento 5 stelle, non è Fratelli d’Italia, ma la Palestina libera”.

Partono in corteo nel pomeriggio da piazza San Francesco circa 300 studenti, ai quali si aggiungono anche alcuni genitori e professori. Attraversando il centro toccano per prima la Prefettura, dove un dirigente della Digos è stato colpito con una palla di vernice in pieno volto. Proseguono poi verso l’Ufficio scolastico regionale di via de’ Castagnoli, dove alcuni manifestanti danno fuoco alle immagini appunto di Meloni, Salvini e Letta immortalati con Netanyahu e lasciando una scritta sul muro dell’istituto “contro la scuola gabbia, Palestina libera”, a cui successivamente qualcuno aggiunge “from Hamas”. Ultima tappa infine di fronte al rettorato Unibo di via Zamboni, dove il collettivo Cambiare rotta ha issato uno striscione contro la “censura di guerra e la repressione”, riferendosi sia all’incontro con l’attivista palestinese Barghouti sia alla scelta dell’Università di non cessare i rapporti istituzionali con Israele nonostante il conflitto in corso.


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