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ROMA – I 200 milioni che l’Italia stanzia oggi per l’Africa non sono un messaggio di sfiducia all’Europa, bensì un invito: “intanto partiamo noi“. Dopo che per mesi Roma ha incoraggiato Bruxelles ad accettare la politica dei Compact, stamani il ministro degli Esteri Angelino Alfano alla Farnesina presenta il decreto ‘Fondo Africa’ col chiaro obiettivo di cooperare coi paesi di origine e transito dei migranti al fine di rafforzare il controllo delle frontiere eserne e quindi bloccare le partenze.
I paesi in questione sono Libia, Tunisia e Niger: “quelli che riteniamo di importanza cruciale per i migranti che attraversano il Mediterraneo centrale“, spiega il ministro. Ciò non toglie, sottolinea, “che ce ne siano altri molto importanti da includere, come Nigeria, Senegal, Egitto ed Etiopia, a cui stiamo già lavorando”. Poi si guarderà anche a quelli del corno d’Africa.
Tali fondi serviranno a finanziare iniziative che saranno coordinate direttamente coi paesi beneficiari: “i governi- dice Angelino Alfano- ci indicheranno di cosa hanno bisogno per rafforzare la loro capacità di ontrollo del territorio e riduzione delle partenze e noi lo finanzieremo. Il principio è: ‘ti diamo una mano, ti chiediamo una mano’. Infatti- tiene a chiarire- chiediamo grande lealtà all’Italia che salva vite e mette dei soldi”.
“Quello di oggi è un decreto che sancisce il passo in una direzione nuova: il Fondo Africa da 200 milioni di euro- tiene a sottolineare il titolare della Farnesina- è stabilito attraverso una legge specifica, che per la prima volta mira al rafforzamento della frontiera esterna”. Ma non si tratta di fondi distinti da quelli destinati alla Cooperazione allo sviluppo: “un conto sono i 430 milioni della Cooperazione, altro sono questi 200 milioni“. L’obiettivo del governo “è incrementare i fondi alla Cooperazione: resta fondamentale infatti per noi il suo ruolo, che è quello di realizzare le condizioni che impediscano le partenze”, dice Angelino Alfano.
Questo ‘lavoro di squadra’ – che vuole coinvolgere naturalmente anche l’Unione europea nonché le agenzie Onu come Oim e Unhcr, ma anche ong e associazioni- sottolinea il fatto che “non esiste una soluzione tutta italiana. Serve il contributo di tutti“, non si stanca di ribadire il capo della Diplomazia.
Col Fondo Africa si doteranno i paesi terzi “degli equipaggiamenti, degli strumenti tecnici e dei programmi per la formazione del personale affinché siano in grado di gestire e quindi interrompere le partenze”. Ma, ammonisce, “noi non costruiamo muri. Intendiamo rafforzare il matrimonio tra solidarietà e sicurezza. Solo così si toglie ‘clientela’ ai trafficanti e si evitano violenze sui migranti, di cui spesso sono oggetto nell’attesa di partire per l’Europa”.
di Alessandra Fabbretti
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