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Cyberbullismo, l’aggressività tra pari è in rete, viaggia veloce, e colpisce 1 adolescente su 6

di Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO (Istituto di Ortofonologia)

Pubblicato:25-04-2016 08:00
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:32

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di Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO (Istituto di Ortofonologia)

L’aggressività tra pari viaggia sempre più veloce, in rete, e riguarda 1 giovane su 6 (circa il 18%). “Si chiama cyberbullismo ed è sotto gli occhi di tutti. L’attacco online non nasce svincolato dal contesto scolastico, però lo supera e lo trascende per estendersi anche ad altri luoghi”. L’allarme viene da Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e profondo conoscitore del mondo dei giovani. Come direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) è promotore di numerosi sportelli d’ascolto e supporto psicologico nelle scuole italiane portare nel mondo dei giovani campagne di sensibilizzazione sul tema.

“L’oggetto del ricatto, o dello scherno, non è più focalizzato solo sull’aspetto fisico. Nel mirino degli adolescenti c’è tanto altro- rivela lo psicoterapeuta- c’è il sesso attraverso il sexting, il passaggio di immagini connotate sessualmente e utilizzate con scopi ricattatori e fortemente violenti nei confronti della vittima”.


Castelbianco ricorda: “Su internet sempre più siti incitano i giovani ad assumere comportamenti rischiosi, da perpetrare anche contro altri giovani. C’è di tutto (sesso, suicidio, riti tribali, riti di iniziazione, richieste assurde su innumerevoli argomenti rielaborati in modo crudele e attuati contro i propri compagni ingaggiando con loro una specie di gara alla tortura e allo sfinimento)”. Le conseguenze? “Moltissimi adolescenti hanno iniziato ad isolarsi, perché incapaci di difendersi”.
I giovani trascorrono ore e ore davanti al pc o al telefonino “per interfacciarsi con i coetanei- prosegue Castelbianco- ed è chiaro che i loro pensieri, le loro emozioni e intenzioni (anche quelle negative) attraversano tali canali di comunicazione. Il cyberbullismo ne è una manifestazione evidente. Leggiamo quotidianamente sui media gli esiti di stalkeraggi, aggressività e violenza che sempre più adolescenti subiscono con conseguenze drammatiche”.

È molto complicato contrastare un fenomeno del genere. “Non esiste né una norma vera che possa funzionare, né un comportamento definito che possa arginare simili situazioni. È proprio la rottura e la trasgressione delle norme che spinge i ragazzi a colpire i coetanei più vulnerabili- spiega lo psicoterapeuta dell’età evolutiva- è uno tsunami negativo che inonda i nostri giovani, anche se attuato da persone altrettanto giovani”.

L’esperto torna a monte del problema: “Manca un’autorità virtuale e reale a cui le vittime possano appellarsi per essere tutelate. È un problema non solo dei ragazzi, ma anche di noi adulti che, davanti a comportamenti deplorevoli, viviamo la difficoltà di non sapere quali strumenti utilizzare per difendere i giovani più fragili. L’unica possibilità è trovare aiuto dalla legge, oppure rivolgersi alla polizia postale- ricorda lo psicoterapeuta- che è esperta di internet e del mondo dei giovani online, per trovare soluzioni e iniziare a censurare i comportamenti violenti. Questo rappresenterebbe un’importante opera di prevenzione: i soggetti aggressivi devono sapere di incorrere in situazioni difficili e noi adulti dobbiamo ritrovare la nostra dignità e autorevolezza di persone adulte”. Difendere e tutelare gli adolescenti più vulnerabili significa “informarli su cosa fare e a chi rivolgersi quando si sentono minacciati- chiosa lo psicologo-, però bisogna avvertire anche i giovani ‘violenti’ che il loro operato negativo sarà sanzionato. Non possono pensare di poter vivere al di fuori di ogni regola civile, di potersi sentirsi sempre più autorizzati a fare ciò che considerano divertente, pur sapendo che potrebbe avere conseguenze disastrose sugli altri”.

Il Miur sta facendo “molto al riguardo- conclude Castelbianco- promuove tanti progetti sia a livello europeo, come il Safer internet, che nazionale, per trovare le linee di condotta che possano aiutare gli studenti italiani. Tante le scuole che hanno attivato campagne di sensibilizzazione”.

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