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Ex trafficante in “pensione”, sequestri per 600.000 euro

Un passato fatto di traffico di droga, spaccio ed estorsioni, una condanna a otto anni di carcere scontata tra Firenze

Pubblicato:16-11-2015 11:33
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:34

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Un passato fatto di traffico di droga, spaccio ed estorsioni, una condanna a otto anni di carcere scontata tra Firenze e Ferrara e poi la “vecchiaia” sotto le Due torri, a Bologna, dove conduceva una vita agiata con la famiglia e stava facendo fruttare il tesoretto accumulato negli anni di traffici illeciti. Ma gli investigatori della Dia (Direzione distrettuale antimafia) non gliel’hanno fatta passare liscia e gli hanno sequestrato una buona fetta di beni: i sequestri sono scattati questa mattina e hanno fatto finire sotto sigillo beni per complessivi 600.000 euro: si tratta di due immobili, tre società e quattro macchine, oltre a diversi rapporti finianziari riconducibili a Saverio Giampà, pregiudicato di 51 anni originario di Catanzaro e residente a Bologna. L’operazione è avvenuta sulla base di un decreto di sequestro e confisca emesso dal Tribunale di Catanzaro, su proposta del direttore della Dia.

carabinieri
Alle spalle, Giampà ha diversi procedimenti penali ed è stato condannato, oltre che per traffico di droga, anche per spaccio ed estorsione commessi in Calabria. Arrivato in Toscana con la famiglia nel 1999, di fatto non mai ha modificato il suo stile di vita tanto che nel 2000 è stato arrestato per traffico di droga. Secondo gli inquirenti, in concorso con altri, aveva “organizzato, gestito e diretto un’associazione criminosa avente ad oggetto il reperimento sul mercato estero e nazionale di cocaina, hashish e marijuana, stupefacenti che poi venivano frazionati e spacciati prevalentemente in provincia di Firenze”. Nel giugno del 2004, la Corte d’Appello di Firenze lo ha condannat

o a otto anni di reclusione per detenzione e traffico di sostanze stupefacenti: la sentenza divenuta irrevocabile nel 2007.


Giampà, dopo un periodo di reclusione nel carcere di Ferrara (dove ha ottenuto la semilibertà), si è stabilito con la famiglia a Bologna, dove “ha deciso di reinvestire in attività commerciali i proventi illeciti fino ad allora accumulati“, dicono gli investigatori della Dia. È proprio questo aspetto su cui si sono concentrati gli inquirenti, che hanno svolto accertamenti patrimoniali. E’ emersa una notevole sproporzione tra il patrimonio reale del calabrese e i redditi dichiarati da lui e dalla sua famiglia. Il Tribunale è stato d’accordo e ha disposto il sequestro e la confisca dei beni: in parte sono direttamente di Giampà, in parte sono riconoducibili a lui per interposta persona.

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