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Etiopia, l’esperto: “Comanda una minoranza, l’Oromia brucia”

Tutto è cominciato con un festival religioso a inizio ottobre, dove un intervento della Polizia ha provocato una strage

Pubblicato:15-10-2016 13:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:10

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etiopia_map02ROMA – “Il governo di Addis Abeba accusa potenze straniere come l’Eritrea o l’Egitto, ma l’origine del conflitto è interna: il predominio politico di una minoranza”. A parlare con la Dire è Awol Allo, professore alla Keele University e firma del portale specializzato ‘African Arguments’. Il tema sono le proteste nell’Oromia delle ultime settimane, dilagate dopo la strage seguita all’intervento della polizia nel corso di un festival religioso a inizio ottobre. Solo in quell’occasione, ad appena 40 chilometri da Addis Abeba, i morti erano stati più di 50. Il governo ha proclamato lo stato di emergenza accusando “bande organizzate che prendono di mira civili, uffici governativi e infrastrutture chiave”. L’ultimo allarme riguarda gli assalti alle fabbriche e alle serre, cuore dell’industria della floricoltura, una voce importante dell’economia, affidata anche ad aziende straniere.

“Le proteste stanno avendo ripercussioni sugli investitori stranieri e i livelli di occupazione ma rispetto alla posta in gioco non è questo l’aspetto centrale” sottolinea Allo: “Le cariche chiave nel governo e negli apparati di sicurezza restano in mano ai tigrini, nonostante questo gruppo costituisca appena il 6 per cento della popolazione etiopica”. Secondo l’esperto, gli squilibri sono confermati dalla scelta di un primo ministro espressione di una minoranza del sud e non degli oromo, il gruppo maggioritario, in prima fila nelle proteste. “Hailemariam Desalegn non ha lo stesso potere di Meles Zenawi” sottolinea Allo in riferimento al capo del governo subentrato al vertice alla morte del suo predecessore nel 2012: “E’ una figura secondaria utile a perpetrare un predominio ingiustificabile“. Ma quali sono le prospettive della protesta? Secondo l’esperto, a oggi il movimento non esprime dirigenti di spicco, in grado di unire istanze a volte differenti tra loro. A pesare sono poi anche altri elementi, come l’alleanza dell’Etiopia con gli Stati Uniti. “Washington è pronta a denunciare libertà negate, repressione e abusi dei diritti umani – sottolinea Allo – ma non mette in discussione il sostegno ad Addis Abeba, partner privilegiato per la sicurezza nel Corno d’Africa”.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista


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