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Ilva, Landini (Fiom): “Servono 4 miliardi per rilanciarla”

GENOVA - Per essere rilanciata Ilva ha bisogno di almeno tre o quattro miliardi. Lo dice il segretario

Pubblicato:12-02-2016 12:09
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:57

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GENOVA – Per essere rilanciata Ilva ha bisogno di almeno tre o quattro miliardi. Lo dice il segretario generale Fiom, Maurizio Landini, oggi a Genova per il coordinamento nazionale del sindaco sulla siderurgia. “Oggi- ricorda Landini- siamo solo in una situazione di dichiarazioni di interesse: non si sa quali siano i progetti industriali che ci sono dietro alle proposte arrivate al governo. Noi continuiamo a pensare che ci sia bisogno anche di un intervento pubblico” per garantire il rilancio del gruppo perché “per essere risanato sul piano ambientale e per rilanciare gli investimenti c’è bisogno di almeno 3,4 miliardi. E una piccola cordata non può avere queste risorse”.
Landini sostiene che non sia un caso che tra le manifestazioni di interesse “ci siano Cassa depositi e prestiti, il sistema delle banche e dei fondi. Stiamo parlando di risorse molto importanti ma il problema non è quale sarà il nuovo proprietario o il nuovo affittuario, il problema è quale sarà il piano industriale, e quali credibilità e garanzie il governo sarà in grado di mettere sul piatto”.

landiniLa presenza di “tante dichiarazioni di interesse- sostiene Landini- conferma che Ilva sia una produzione strategica per il nostro Paese e debba essere salvaguardata nella sua integrità, con un’operazione che deve avvenire nella massima trasparenza”. Secondo il vertice della Fiom, infatti, “non si possono prendere decisioni in stanze segrete e dire che non ci sono alternative perché le manifestazioni dei lavoratori a Genova e nel resto del gruppo nei giorni scorsi mostrano che non abbiamo alcuna intenzione di perdere un posto di lavoro. Qui si sta giocando un pezzo decisivo della possibilità di rilancio del Paese”.
Landini ricorda poi quali siano le priorità: “Siccome i commissari del Governo hanno un ruolo decisivo, diciamo con molta chiarezza che bisogna salvaguardare integrità del gruppo sia sul piano occupazionale sia su quello dei processi produttivi. Quello che conta è il progetto industriale, che deve esser quello di continuare a produrre acciaio, di fare investimenti seri per avere sistema produttivo che non faccia più morire nessuno dentro o fuori dalla fabbrica”.

di Simone D’Ambrosio, giornalista


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