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Città metropolitane, Falcomatà: “Siamo come Frankestein”

Così alla Dire il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà intervenuto ad Aosta durante la nona edizione della 'Scuola per la democrazia'

Pubblicato:10-11-2018 16:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:46
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REGGIO CALABRIA – “Le Città metropolitane oggi sono una specie di ‘Frankenstein’, una sorta di esperimento riuscito solo a metà, visto che in quasi tutti i casi ai nuovi Enti non sono state trasferite le deleghe dalle Regioni e si trovano ad operare a metà del guado, con strumenti depotenziati e settori strategici interdetti dall’assenza di competenze”. Così alla Dire il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà intervenuto ad Aosta durante la nona edizione della ‘Scuola per la democrazia’, promossa dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta e dall’associazione ‘Italia decide’ di Luciano Violante.

“A quattro anni dal varo della riforma Delrio- ha spiegato Facomatà- le novità introdotte non hanno prodotto tutti i risultati sperati. Le Regioni non trasferiscono le competenze alle Città metropolitane e questo mette in discussione i principi ispiratori della legge, nata per dare alle Città un ruolo strategico per la formazione di una rete di realtà metropolitane in grado di cooperare per lo sviluppo del Paese”.


“Oggi le Città metropolitane esistono- ha aggiunto il sindaco di Reggio Calabria- e sono ormai una realtà solida nel contesto nazionale ed internazionale, ma non hanno tutti i mezzi per operare. Bisogna dunque capire cosa farne. E’ necessario delegare i necessari poteri per consentire un corretto processo di programmazione o il rischio è quello di tornare indietro e replicare gli errori delle vecchie Province”.

“Ad esempio a Reggio Calabria- ha ancora affermato Falcomatà- abbiamo la delega per la programmazione strategica ma non quella per la mobilità e quindi non possiamo incidere sul sistema del trasporto pubblico locale dei Comuni che invece sarebbe interessante poter mettere in rete. Un altro paradosso è quello del turismo e della cultura: in una terra dove lo sviluppo turistico rappresenta uno dei pilastri principali per la crescita economica del territorio, ci siamo dovuti inventare una programmazione all’interno del più ampio e generico settore dello sviluppo economico, proprio perché la delega specifica non è stata trasferita. Credo che queste disfunzioni vadano risolte al più presto, altrimenti la riforma rischia di rimanere a metà”.

“I rapporti istituzionali tra enti – ha concluso Falcomatà – non possono essere demandati ai buoni o cattivi rapporti che esistono tra chi quegli Enti li rappresenta. La cooperazione tra le diverse istituzioni dello Stato deve essere sempre leale e ispirata al raggiungimento del bene comune”.

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