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VIDEO | I Blur infiammano Lucca: in quarantamila per la storica band di Colchester

Damon Albarn e compagni furono la bandiera della 'british invasion' negli anni '90. Mancavano dall'Italia da dieci anni

Pubblicato:23-07-2023 13:40
Ultimo aggiornamento:23-07-2023 13:50

blur
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LUCCA – “What a lovely place to play”. Damon Albarn si gode dal palco la vista mozzafiato dei quasi 40.000 assiepati tra il prato e le mura storiche di Lucca per l’unica data italiana del tour dei Blur, che mancano dal nostro Paese da dieci anni e hanno scelto per il loro ritorno il Summer Festival della cittadina toscana. All’ombra dei bastioni cinquecenteschi ritrovano il loro pubblico, ma non ci sono solo quarantenni reduci della british invasion degli anni ’90 ad attendere la band di Colchester sotto il sole caliente dell’estate più calda di sempre: tanti ragazzi nati in quel “next century” di cui la band britannica cantava a metà dell’ultimo decennio del secolo scorso, immaginando un futuro distopico e inquietante. Non tutto è andato storto se le nuove generazioni sanno apprezzare una band come i Blur. Ci sono, in effetti, anche tanti over quaranta con prole adolescente al seguito, vedi mai che scoprano cone suona dal vivo un vero gruppo rock.

lucca summer festival

Tanto amore incondizionato deve far breccia direttamente sul palco. “Baci, baci, baci”, si sbraccia Albarn in italiano in uno dei tanti momenti in cui ringrazia il pubblico per l’accoglienza calorosa, più  calda dei ‘millemila’ gradi di questo sabato 22 luglio. In effetti, i quattro Blur (Demon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree) sembrano divertiti (persino Coxon sorride spesso) e in palla. Nemmeno il problema tecnico che interrompe il live dopo la prima mezz’ora (all’improvviso non si sente più niente, un brivido freddo corre lungo la schiena di 40.000 persone) sembra scomporsi. “Scusa, un momento”, invita alla calma Albarn, che ha trascorso la giornata in ‘polleggio’ a Lucca tra spritz e bruschette. “It isn’t gonna happening again”, garantisce e in effetti da questo momento  in poi il concerto scorre via che è  una bellezza, tra una hit e l’altra. Per festeggiare lo scampato pericolo, Coxon attacca “Coffee & Tv’: è  un’ovazione. La prima era arrivata dopo le prime note di ‘Beetlebum’, struggente e potentissima per musica e parole, che arriva dopo ‘St. Charles Square’,  ‘There’s No Other Way’, ‘Popscene’, ‘Tracy Jacks’, e prima di ‘Trimm Trabb’, e ‘Villa Rosie’. Dopo ‘Coffee & Tv’, una tripletta da cardiopalma: ‘End of a Century’, ‘Country House’,  ‘Parklife’.

Parte il pogo molesto, alla faccia di chi è invecchiato male (per fortuna pochissimi) e si lamenta di quelli che gli saltano e ballano intorno, finendo per essere invitato a frequentare parterre più consoni ad un’età (mentale) più avanzata. A questo punto Albarn, che ha saltato, gridato, è corso da una parte all’altra del palco, è sceso davanti alle transenne  per stringere mani, ha bisogno di riprendere fiato e si siede accanto alla batteria di Rowntree. Il ritmo cala con ‘To the End’, non le emozioni. La cavalcata prosegue con ‘Advert’, ‘Oily Water’ e ‘Song 2’, il pogo riprende come se non ci fosse un domani (gli anziani dentro si rassegnino, if you dont “feel heavy metal”, stai a casa). Le luci e i visual scelti dal gruppo per accompagnare la musica amplificano l’efferto, una grande scritta luminosa, come un insegna pop, ‘blur’, sale e scende sulla testa dei quattro. La prima parte del concerto termina con il primo estratto dall’ultimo album, “The Ballad of Darren”  uscito appena due giorni fa: The Narcissist ha già convinto i fan che cantano il ritornello cone se la ascoltassero da 30 anni. Prima della pausa, si torna ai 90s con ‘This Is a low’. Il concerto riprende con un altro brano dall’ultimo album, ‘Barbaric’.


A questo punto Albarn si toglie la maglietta bianca e si infila un pezzo di storia del brit pop (che etichetta riduttiva per una band che è  stata la più creativa di quella stagione, andata molto, molto oltre): la felpa rossa e blu della Fila indossata dal leader dei Blur ci dice sta per iniziare la festa di ‘Girls and Boys’. I quasi 40.000 di Lucca saltano e ballano così  forte da far tremare anche gli ombrelloni della Versilia. La maglia è iconica, ma Albarn è costretto ad ammettere di essere sudato fradicio. Siamo, però,  ormai ai titoli di coda. Dopo ‘For Tomorrow’, arriva la bellissima ‘Tender’ e chi l’ha detto che le stelle non si vedono in città. “The Universal” chiude la scaletta. Due ore scarse di musica, troppo poche forse per chi ha aspettato dieci anni per rivedere i Blur dal vivo. “When the days they seem to fall through you, well, just let them go”, canta Albarn. Con il cuore che sobbalza e le orecchie ancora piene di grande rock, li lasciamo andare.

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