“Credo che nel Servizio sanitario nazionale del futuro ci sarà grande spazio per i temi della pediatria. Ora bisogna pensare al dopo, a ridisegnare l’assistenza sanitaria, in cui i temi della pediatria sono importanti e a cui abbiamo dedicato, come primo passo di un percorso, investimenti per la Neuropsichiatria infantile e il rafforzamento del servizio di assistenza psicologica”. Lo afferma Roberto Speranza, ministro della Salute, in un videomessaggio di saluto per il 76esimo congresso della Sip.
“Con la seconda ondata pandemica stiamo osservando un’enorme richiesta di aiuto da parte dei ragazzi, ma è una tendenza che registravamo già da 10 anni a questa parte. Tra il 2011 e il 2018, infatti, le richieste di consulenze neuropsichiatriche al Dea dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma sono aumentate di circa 6 volte, passando da 155 a 889. E in questo quadro sono aumentate di circa 20 volte (da 12 a 237) le richieste di aiuto per motivi di autolesionismo e comportamenti suicidari”. A tracciare il quadro è Giulia Serra, psichiatra dell’Opbg.
“L’anoressia nervosa è la malattia psichiatrica più comune nelle giovani donne ed è la terza malattia cronica dopo l’obesità e l’asma negli adolescenti. L’indice di mortalità è del 5% in età adulta e del 2% in età pediatrica”. A illustrare i dati e le caratteristiche dell’anoressia nervosa che colpisce soprattutto i giovani del nostro Paese è Valeria Zanna, neuropsichiatra infantile e direttrice dell’Unità operativa semplice Anoressia nervosa e disturbi alimentari dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
“La difficoltà di comprendere i comportamenti dei propri figli è una regola generale, ma nell’autismo i padri sono in una situazione ancora più complicata. Ciò che conta veramente “è che il padre provi a giocare con il figlio. Se c’è l’intento di giocare si può sempre cambiare e i risultati arrivano con l’impegno”. A spiegare la difficile relazione tra bambini con disturbi dello spettro autistico e i loro padri è Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’IdO.
“Il 40% dei bimbi che hanno frequentato i nidi durante la pandemia presenta ritardi o disturbi del linguaggio, il 30% difficoltà di regolazione emotiva, un altro 30% ritardi psicomotori, il 5% comportamenti a rischio per disturbi dell’area dello spettro autistico e/o della sensorialità, il 2,5% mostra precursori per sospette disabilità intellettive”. A dirlo è Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell’IdO, presentando i risultati di uno screening condotto su 116 bambini in 5 nidi d’infanzia. “Mettendo a confronto questi dati con quelli del nostro ambulatorio dei nati pretermine e dei nati da procreazione medicalmente assistita, di per sé popolazioni a rischio- dice Vanadia- vediamo che le percentuali non sono dissimili”.
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