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Milano chiede 4,5 mld al Recovery: scuole, trasporti e tanto digitale

Metro piu’ lunghe e un parco dell'Idroscalo tutto nuovo nei progetti della città metropolitana. Cocco: "Presto un evento coi cittadini" | Di Nicolò Rubeis

Pubblicato:30-09-2020 14:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:58
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MILANO – Mobilità, digitalizzazione e sviluppo sostenibile. Il piano da 4,5 miliardi di euro pensato per la Città Metropolitana di Milano va in queste direzioni con 34 progetti da realizzare con i fondi europei del recovery fund, in arrivo il prossimo anno. Un’occasione unica e ambiziosa di rilancio per tutta l’area, come sosteneva già a luglio il sindaco meneghino Beppe Sala, quando scrisse una lettera alla cancelleria tedesca, nonché presidente di turno del Consiglio europeo, Angela Merkel, augurandosi investimenti prioritari per le città nella sostenibilità e nel trasporto pubblico.

Nelle proposte della Città Metropolitana, che il governo dovrà ora valutare, c’è ovviamente tanta attenzione alla scuola. Edifici sicuri e inclusivi, per affrontare i cambiamenti delle abitudini degli studenti e delle modalità di didattica. Un ripensamento degli spazi e una propensione al digitale che tenga conto delle necessità imposte dall’emergenza sanitaria, garantendo l’apprendimento a distanza per tutti. E una sinergia sempre più da consolidare con le Università del territorio. Gli atenei milanesi sono ormai attori indispensabili per il futuro strategico della città. Da anni accompagnano l’amministrazione nelle decisioni gestionali e logistiche, promuovendo progetti di inclusione sociale mirati alla valorizzazione di tutte le aree, anche quelle periferiche.


Gli studenti in città sono sempre meno, complici l’incremento delle lezioni da remoto e degli affitti nella maggior parte dei casi poco sostenibili. Un flusso che in passato aveva fatto le fortune dell’economia milanese. A oggi invece, le stanze vuote in città sono triplicate rispetto all’anno scorso e nemmeno la possibilità di concordare un canone moderato con i proprietari ha invertito la tendenza. Rimane però prioritario continuare a incentivare chi arriva da fuori per studiare, un aspetto che la Città Metropolitana ha tenuto in considerazione nelle sue proposte, con investimenti da oltre 20 milioni su un sistema diffuso di residenza universitaria. Un discorso che nelle logiche future di tutta l’area, non può non intrecciarsi con il tema dello smart working.

Una città come Milano, che ha fatto della connessione lavorativa la sua forza e del vivace scambio di idee la sua bellezza, dovrà dimostrarsi ancora una volta pioniera del progresso nel saper cogliere i cambiamenti delle abitudini lavorative, investendo sullo sviluppo e la crescita di competenze nuove. Con il digitale oltretutto, che si è rivelato un alleato importante per monitorare la crisi sanitaria e quella climatica.

La sperimentazione tecnologica ha però il compito fondamentale di non lasciare indietro nessuno: “Molte famiglie milanesi ancora oggi non hanno la possibilità di accedere a internet da casa. Non è solo la connessione che va garantita a tutti i cittadini. Dobbiamo anche spiegar loro in maniera corretta i benefici che le innovazioni possono portare alla città” spiega alla ‘Dire’ Roberta Cocco, assessora milanese alla Trasformazione Digitale.

Milano ha già iniziato ad analizzare informazioni raccolte su grande scala, utili non solo per il monitoraggio ambientale: “Come pubblica amministrazione abbiamo a disposizione moltissimi dati. Un percorso iniziato nel 2016, che presto mostreremo ai cittadini in un evento pubblico, dimostrando come la loro lettura ha davvero influito sulle decisioni di governo della città, dalla gestione dei servizi pubblici alla conformazione della nostra popolazione residente, fino alla mobilità” annuncia l’assessora.

La parte più rilevante delle proposte – 2 miliardi e 500 milioni, oltre la metà dei fondi complessivi – riguarda proprio i trasporti pubblici. Per Milano è fondamentale rafforzare i collegamenti intercomunali con l’estensione di varie linee metropolitane. La linea gialla M3, potrebbe scendere ancora più a sud di San Donato e continuare fino a Paullo, a 20 minuti da Crema. La ‘storica’ M2 potrebbe prolungare le corse nel nord-est della città dal capolinea Gessate a Trezzo sull’Adda, alle porte di Bergamo. E poi in ballo ci sarebbe l’estensione fino a Segrate, di una metro che in realtà ancora non c’è e viaggerà con le prime tratte dalla prossima primavera, la nuova M4. Con i fondi europei si potrebbero inoltre ristrutturare le linee ferroviarie di Poasco e di Opera, entrambe a sud di Milano.

Il futuro di una mobilità più sostenibile può declinarsi in varie forme, dal potenziamento delle piste ciclabili e della rete di autobus elettrici, ad altre, più suggestive: “Tra il Naviglio Grande e quello Pavese ci sono oltre 40 km di corsi d’acqua. Abbiamo inserito tra le proposte anche quella di poterli rendere navigabili”, racconta Arianna Censi, la vicesindaca della Città Metropolitana di Milano.

Rimane ovviamente un piccolo sogno, che comunque creerebbe collegamenti con oltre 130 comuni. Per Censi infatti, “è fondamentale partire dalla connessione di Milano con tutta la provincia. Valorizzare i territori che abbiamo, aiuta in questo momento le nostre comunità, in tempi migliori attirerà anche i turisti”.

Nel dossier della Città Metropolitana c’è anche spazio per lo sport. Tra le proposte c’è quella di dare finalmente una nuova vita a un’area abbandonata da oltre 10 anni nel comune di Peschiera Borromeo. Lì dove un tempo sorgeva uno dei riferimenti della vita notturna estiva, il Cafè Solaire, ora si potrebbe avviare un percorso che porti alla rigenerazione di tutto il parco dell’Idroscalo, vicinissimo all’aeroporto di Linate. Attraverso, per esempio, il rifacimento dell’anello ciclo-pedonale lungo oltre 6 chilometri, che per le Olimpiadi del 2026 potrebbe anche convertirsi a pista di allenamento per lo sci di fondo. 

Sarà fondamentale capire quale sarà la logica con la quale il governo assegnerà ai Comuni i fondi europei, come sottolineato recentemente dall’assessore al Bilancio di Milano Roberto Tasca, in un evento organizzato dal Partito Democratico dell’Area Metropolitana: “Speriamo che si applichino ragionamenti in base al merito e non alla quantità. In genere sei costretto a chiedere 50 per ottenere 5, noi siamo stati più equilibrati. Meglio poche idee, ma buone” aveva detto l’assessore specificando “che la qualità del Paese, da qui al 2040, sarà determinata dalla qualità delle scelte che facciamo oggi”.  

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