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Castelfiorentino, femminicidio in strada. Bruzzone: “Tante donne non parlano neanche con le amiche”

Klodiana Vefa aveva 35 anni, ricercato il marito. La donna non aveva mai denunciato

Pubblicato:29-09-2023 15:44
Ultimo aggiornamento:29-09-2023 17:25
Autore:

ROBERTA BRUZZONE
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ROMA – Ieri sera è stata uccisa a colpi di arma da fuoco l’81esima vittima di femminicidio del 2023 in Italia: Klodiana Vefa. La donna 35enne di origine albanese è stata freddata con tre colpi di pistola a Castelfiorentino, una cittadina in provincia di Firenze. Il delitto è stato commesso da un uomo in una strada urbana, via Galvani. Al momento i Carabinieri stanno ricercando il marito. Klodiana si era separata da lui un paio di anni fa, ma l’ex viveva ancora nella stessa abitazione.

È il solito identico copione, una donna che si separa da un uomo incapace di tollerare questa decisione perché non riconosce in una donna il diritto di interrompere una relazione, continuando a fare scenate assurde. Klodiana è un’altra donna che, nonostante le minacce ricevute, non aveva mai denunciato, né chiesto aiuto alla magistratura e alla polizia”. Parla alla Dire Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e docente universitario, esperta in Scienze Forensi e Analisi della scena del crimine.

Bruzzone sgombra subito il campo dalla dinamica dell’ultimo incontro: “Non si tratta dell’ultimo appuntamento dato che l’uomo in casa ancora ci andava, anche se avevano posto fine alla relazione per decisione di lei. Parlerei piuttosto di una donna che non chiedendo aiuto e non denunciando alle autorità ha tollerato questa situazione pensando che l’ex marito si sarebbe calmato prima o poi. A volte è così, ma altre volte no, e nel dubbio- spiega Bruzzone- è necessario segnalare subito i comportamenti violenti e formalmente denunciare”.


Come riconoscere i segnali che un uomo sta diventando pericoloso? “Quando associa l’idea della fine della relazione a una sorta di sconfitta sociale- risponde la criminologa- quando si vergogna davanti agli occhi degli altri della fine della storia. Questo è uno scenario da non sottovalutare mai. Spesso nelle recriminazioni, nelle offese e nelle minacce l’uomo fa un ampio riferimento al fatto che si senta umiliato da lei, che tutti possano pensare che sia un cornuto e che non sia riuscito a dominare la compagna. In questo caso siamo davanti a una donna che ha tollerato violenze e soprusi in un malsano tentativo di tutelare il padre dei suoi figli pensando che con il tempo si sarebbero rasserenati gli animi. Con questi uomini, invece, il trascorrere del tempo peggiora la situazione“.

Quale deve essere il ruolo delle amiche/amici? “Non è tollerabile che un uomo possa minacciare una donna che decide di lasciarlo. Il problema grosso oggi è che ci sono persone che sanno che queste donne subiscono violenze ma non parlano, non si attivano e non intervengono in maniera decisa. Anche loro possono segnalare, la segnalazione la può fare chiunque. C’è reticenza- sottolinea la psicologa forense- perché ancora adesso vige il non detto che tra moglie e marito è meglio non infilarsi, ma nella realtà non è così. Quando una donna subisce violenza tutti noi subiamo un danno, perché è una donna, una madre e una lavoratrice traumatizzata. I costi della violenza contro le donne li paghiamo tutti“.

In Italia le donne maltrattate sono tantissime. “Realisticamente, anche facendo una stima per difetto, sono almeno 5-6 milioni, e di queste l’80% non denuncia. Non racconta neppure le violenze che subisce, neanche agli amici. Sono donne invisibili, come questa signora, una delle invisibili ora tragicamente visibile. In Italia solo 2 casi su 10 giungono all’autorità giudiziaria, e ad oggi sono oltre 80 le donne che hanno perso la vita in Italia. Arriviamo a 81 contando il caso di Alessandria e di questa signora. Il problema non è solo il femminicidio ma le centinaia di migliaia di donne che vivono come Klodiana Vefa. Deve cambiare il modello culturale, tutti dobbiamo impegnarci a non tollerare nemmeno in maniera minima questo tipo di condotte”, continua Bruzzone.

Klodiana lascia due figli adolescenti, di 14 e 17 anni. “Una tragedia nella tragedia, i ragazzi che hanno visto la madre morta ammazzata per strada difficilmente avranno il supporto di cui hanno bisogno. La loro evoluzione però dipendenderà molto dal supporto specialistico che troveranno“, conclude la criminologa.

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