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Mufloni del Giglio, il parco: “Il prelievo prosegue, tuteliamo la biodiversità”

Catturati 43 esemplari, ma resta l'bbiettivo dell'azzeramento della presenza cruelty free

Pubblicato:29-09-2022 14:00
Ultimo aggiornamento:29-09-2022 14:01
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Muflone
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ROMA – Oltre 2mila metri di reti, più di 500 giornate di campo/uomo, con uno sforzo intenso e costante, droni e radiocollari: sono queste le tecnologie, i numeri e le risorse messe in campo dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano che oggi fornisce un aggiornamento sullo stato di avanzamento del progetto condotto in piena attuazione dell’accordo sottoscritto il 30 novembre 2021 con le associazioni LAV e WWF.

CATTURATI 43 ESEMPLARI

Dall’inizio del progetto ad oggi, fa sapere l’Ente Parco, gli esemplari catturati sono 43 poi trasferiti presso le strutture segnalate da LAV e WWF e Associazione Irriducibili Liberazione Animali: CRASE di Semproniano, Oasi Dynamo di Pistoia (affiliata WWF Italia), Tenuta di Miemo di Pisa, CRAS La Nostra Arca di Città di Castello, oltre che presso la Riserva Naturale Statale Marsiliana, gestita dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica. Nel rispetto delle direttive impartite da ISPRA a breve inizieranno le sterilizzazioni dei capi catturati. L’Ente Parco annuncia, inoltre, che proseguirà con le azioni di prelievo dei mufloni previste dal progetto, sempre secondo le indicazioni fornite da ISPRA e coerentemente con l’obiettivo progettuale che prevede di azzerare la presenza dei mufloni a Giglio nell’ambito delle necessarie azioni per la tutela della biodiversità dell’isola, obbiettivo condiviso da LAV e WWF nell’accordo citato.

Le ultime operazioni di cattura dei mufloni all’Isola del Giglio hanno interessato una vasta area del territorio del Parco e hanno coinvolto i maggiori esperti del settore (Reparto Carabinieri Biodiversità di Tarvisio, Parco Nazionale dello Stelvio, Dipartimento Scienze Veterinarie dell’Università di Torino) in modo da ottenere la massima efficacia dei risultati. Per il Giglio è stata messa in opera una tecnologia di cattura già collaudata in altri Parchi italiani, particolarmente esperti in questo tipo di prelievo di ungulati. I mufloni sono stati localizzati grazie ad alcuni esemplari muniti di radiocollare che di fatto “segnalavano” la presenza del gruppo sul territorio, dove la fitta macchia mediterranea rende complessa la fase di definizione delle posizioni e degli spazi utilizzati.


Successivamente sono state posizionate le reti di cattura in tre settori per un totale di oltre 2 chilometri di lunghezza. Gruppi di 20/30 battitori hanno pattugliato le aree per indirizzare gli esemplari nelle reti, per poi prelevarli, bendarli e collocarli in sicurezza nella casse e poi in piccoli recinti, tranquillizzati in attesa di essere trasferiti nelle aree di destinazione. Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, da alcuni anni inserito nel prestigioso circuito della Green List promossa e coordinata dalla IUCN, con il conforto di autorevoli scienziati ed esperti internazionali, nonché in ascolto di accreditate associazioni, sta dunque portando avanti un progetto importante per la tutela della biodiversità.

LA RICHIESTA DI AMPLIAMENTO DEL PARCO NAZIONALE

Il Wwf Italia e la Lav, proprio in queste settimane, si stanno inoltre attivando per chiedere l’ampliamento del Parco nazionale al restante territorio dell’isola. Non si ritiene infatti più sostenibile il mantenimento di alcune attività antropiche, prima fra tutte quella venatoria, che possono nuocere alle finalità stesse del parco e agli equilibri ambientali del territorio, già fragile in quanto insulare. Con la nuova stagione venatoria si manterrebbe così il paradosso che mentre nel Parco si sta effettuando ogni sforzo possibile per tutelare la biodiversità unica dell’arcipelago e contrastare la presenza di fauna alloctona anche ricorrendo a metodi non cruenti – evitandone l’abbattimento come nel caso del muflone – al suo margine questa può essere abbattuta dai fucili dei cacciatori. L’allargamento del Parco, oltre ad avere una ragione ecologica in quanto tutelerebbe l’isola nella sua integrità, darebbe anche un contributo al nostro Paese per raggiungere l’obiettivo comunitario di tutelare il 30% della superficie nazionale a terra e a mare entro il 2030. Nel caso in cui la proposta di allargamento del Parco dovesse prendere tempi più lunghi di quelli ragionevoli, anche per i mufloni, si potrebbe da subito sospendere con apposito decreto l’attività venatoria, riconoscendo al territorio fuori del Parco Nazionale una funzione di area tampone o di fascia di salvaguardia esterna, così come del resto avviene anche per molti altri Parchi naturali.

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