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Il granchio blu arriva sugli scaffali del Despar

L'obiettivo dell'azienda è venire incontro alle pesanti ripercussioni e agli ingenti danni subiti dalla filiera ittica colpita dal proliferare del granchio blu

Pubblicato:28-08-2023 18:42
Ultimo aggiornamento:28-08-2023 18:43

granchio blu despar
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BOLOGNA – Dopo aver invaso i mari nostrani, il granchio blu approda anche sugli scaffali dei supermercati del Nord Italia. A mettere l’ormai famigerato crostaceo tra le specialità in vendita, Aspiag Service, la concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, che si è rapidamente organizzata per commercializzare in tutte le sue pescherie presenti all’interno dei negozi Despar, Interspar ed Eurospar delle cinque regioni di competenza (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Lombardia). L’obiettivo dell’azienda è venire incontro alle pesanti ripercussioni e agli ingenti danni subiti dalla filiera ittica colpita dal proliferare del granchio blu, in particolare nelle acque dell’Adriatico del Nord, dove danneggia la produzione di vongole, cozze e altre specie.

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La vendita del granchio blu in tutte pescherie dei punti vendita Despar, Eurospar e Interspar vuole essere una testimonianza della nostra capacità di unire la commercializzazione di un prodotto di reale qualità alle necessità impellenti dei nostri fornitori, che si trovano loro malgrado coinvolti in quella che è stata definita una vera e propria piaga ambientale”, spiega Alessandro Urban, direttore regionale Aspiag Service per l’Emilia-Romagna. “Attualmente abbiamo messo in vendita i crostacei che arrivano dalla foce del Delta del Po, nello specifico dal porto peschereccio di Goro in provincia di Ferrara, dove da mesi l’insaziabile granchio blu sta creando enormi devastazioni nella fauna ittica locale. Con il nostro intervento intendiamo essere solidali e fornire supporto alla categoria dei pescatori italiani, nell’attesa dei benefici ecologici che deriveranno dai piani di contenimento messi a punto nei giorni scorsi dal ministero dell’Agricoltura italiano”, conclude.


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