NEWS:

Nazionale, Tavecchio: “Dissi che il problema sono gli stranieri e passai per razzista”

L'ex presidente della Figc, che si dimise dopo la mancata qualificazione ai Mondiali 2018: "Abbiamo un sacco di gente che toglie il posto agli italiani"

Pubblicato:28-03-2022 16:30
Ultimo aggiornamento:28-03-2022 16:30

carlo tavecchio
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – I giovani, gli stranieri, la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali. Tutto già visto. Tutto già ascoltato anche dall’ex presidente della Figc, Carlo Tavecchio, il quale è tornato a parlarne a ‘Radio Punto Nuovo’: “Gli attaccanti italiani si contano sulle punta delle dita di una mano. Se non usiamo i nostri giovani non abbiamo alternative che chiamare Tizio, Caio e Sempronio che non sono cresciuti nei nostri vivai. Abbiamo un sacco di gente che toglie il posto agli italiani, mi diedero del razzista quando sollevai questo problema. Il pescare nel mare magnun degli stranieri porta a questi risultati“.

LEGGI ANCHE: La leva dei bambini senza Mondiali (e il trauma indotto dagli adulti)

Sulle dimissioni che dopo la sconfitta con la Macedonia non sono arrivate da parte di Mancini tantomeno da parte di Gravina, Tavecchio dice che “ognuno fa quello che vuole. Dissi solo che chi doveva venire a giocare in Italia doveva avere un curriculum che dimostrasse che giocava in una squadra rappresentativa del suo Paese, come succede in Francia ed in Inghilterra”.


“La soluzione? Bisogna fare centri di formazione federale – spiega Tavecchio -, è il primo passaggio per ottenere dei giovani che possano esprimersi a certi livelli. Bisogna potenziare questi centri e mettere dei limiti sull’utilizzo degli stranieri. Parlo ovviamente degli extracomunitari. La Lega Serie A si renderà conto del problema, di quanto stia cadendo in basso il nostro calcio, quando i club capiranno che non potranno più comprare giocatori a 5-6 milioni l’anno. Andiamo verso una naturale autarchia”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it