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Eloundou (Decolonize Berlin): “Restituire all’Africa l’arte rubata”

A parlare è con l'agenzia Dire è Renee Eloundou, del consiglio direttivo del collettivo di ong Decolonize Berlin, impegnata da anni nella lotta contro il razzismo e in favore di un'analisi critica del colonialismo e dei suoi effetti nella società

Pubblicato:26-02-2021 17:32
Ultimo aggiornamento:26-02-2021 17:32
Autore:

RENEE ELOUDOU
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di Brando Ricci

ROMA – “Non esiste un aspetto del nostro vivere quotidiano, anche quelli più attuali come la migrazione, che possono rimanere fuori dal processo di decolonizzazione della nostra società. In questo senso, la restituzione degli oggetti d’arte africani trafugati dall’Europa ai Paesi d’origine è un passaggio fondamentale”. A parlare è con l’agenzia Dire è Renee Eloundou, del consiglio direttivo del collettivo di ong Decolonize Berlin, impegnata da anni nella lotta contro il razzismo e in favore di un’analisi critica del colonialismo e dei suoi effetti nella società. L’intervista si svolge a pochi giorni dalla sua partecipazione al primo di una serie di incontri organizzati dal Comune di Bologna in collaborazione con diverse ong e associazioni dal titolo ‘Costruire futuro rievocando tracce: riconoscimento, partecipazione e nuove narrazioni’. Un’occasione, questa, per ribadire concetti che sarebbero centrali.

“Tutte le questioni più critiche della nostra quotidianità sono collegate al lascito del colonialismo, compresa l’immigrazione illegale e la sua gestione” dice Eloundou, che è esponente dell’associazione Network African Rural and Urban Development, (Nerud), una delle componenti di Decolonize Berlin. La sua tesi è che “non si può scindere il passato dal presente semplicemente perdonando tutto quello che si può perdonare e pensando che non sia necessaria una riparazione”. Una posizione, questa, che si potrebbe permettere solo “chi in questa storia sta dalla parte dei vincitori e ne trae vantaggio”.


LA RICHIESTA FATTA ALLA GERMANIA

La riparazione del passato coloniale passerebbe anche dalla restituzione degli oggetti d’arte africani conservati nei musei europei, dei quali sempre più attivisti ma anche governi chiedono la restituzione. La tematica è centrale per Decolonize Berlin ed è da mesi di attualità in Germania. A dicembre la Nigeria ha chiesto tramite la sua ambasciata alla cancelliera Angela Merkel la riconsegna di alcuni artefatti bronzei dell’antico regno del Benin. I pezzi furono trafugati sul finire del 19esimo secolo dai soldati britannici durante la conquista della città di Edo, l’attuale Benin City, per poi finire anche in Germania. Eloundou, risedente a Berlino da nove anni ma nata e cresciuta in Camerun, premette che “restituire gli artefatti sarebbe un’azione positiva, percepita dai governi africani come la dimostrazione di una volontà di avviare un processo di riconciliazione con le ex colonie”.

Le modalità di risposta della Germania fino a oggi però non sembrano andare in questa direzione. “Hanno dimostrato di non volere essere parte del processo” denuncia l’esponente di Decolonize Berlin: “Insistono molto sulle modalità di accertamento della provenienza di questi pezzi d’arte, che sono stati evidentemente realizzati fuori dalla Germania, e sull’iter burocratico da seguire per richiederne la restituzione”. Una delle chiavi perché Berlino cambi atteggiamento, secondo Elondou, sono gli “africani della diaspora, che vivono in Germania ma sono nati nel continente” e i “tedeschi di discendenza africana”. Gruppi, questa la tesi, che “portano con loro sensibilità diverse, perché i secondi non conoscono la realtà africana mentre i primi sì”. Il loro impegno, sottolinea Enolodou, sta nello “spingere la politica ad assumere una posizione ufficiale sul tema e ad avere un iniziale riconoscimento da parte di alcuni partiti”. Tra gli i risultati raggiunti, secondo l’esponente di Decolonize Berlin, essere riusciti a “far posticipare l’inaugurazione in pompa magna del museo Humboldt Forum di Berlino, che conserva alcuni dei bronzi di Edo richiesti dalla Nigeria”.

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