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Sindaca sì, fratellanza no. A Bologna il Comune dà lezioni di linguaggio inclusivo ai dipendenti

Palazzo D'Accursio mette a punto un vademecum per uniformare la comunicazione interna ed esterna del Comune al rispetto delle differenze di genere. Fratelli d'Italia si scaglia contro l'"indottrinamento" dei lavoratori

Pubblicato:25-10-2023 19:39
Ultimo aggiornamento:25-10-2023 19:40
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manuale linguaggio di genere
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BOLOGNA- Si può usare il maschile plurale universale quando ci si riferisce a un gruppo di persone di generi differenti, ma anche in questo caso, bisognerebbe cercare formule alternative, se possibile (sdoppiando, per esempio, in “cittadine e cittadini”). La parola ‘fratellanza’ è praticamente bandita e dovrebbe essere sostituita con la locuzione ‘solidarietà’ (umana), mentre le cariche istituzionali, politiche e amministrative, devono essere declinate al femminile quando ricoperte da una donna: quindi, sindaca, assessora, consigliera, funzionaria, direttrice, la capo area.

CLANCY: “NON E’ BENALTRISMO”

“Le parole sono importanti”, ribadisce la vicesindaca di Bologna, Emily Clancy, presentando il manuale che verrà distribuito tra i dipendenti del Comune per uniformare la comunicazione interna ed esterna di Palazzo D’Accursio al rispetto delle differenze di genere. Madrina (così si è autodefinita) del progetto, la socio-linguista Vera Gheno, che ha dedicato i suoi studi proprio al linguaggio di genere. “L’importanza di declinare alcune cariche istituzionali o professioni al femminile secondo noi è un modo per stare al passo con i tempi. Serve a dare visibilità alle donne con ruoli all’interno dell’amministrazione. Quando ci occupiamo di queste cose ci accusano di ‘benaltrismo’, ma è importante creare un linguaggio in cui cittadine e cittadini si sentano valorizzate nelle loro differenze“, spiega Clancy.

“LE ISTITUZIONI INDICANO LA STRADA”

“La lingua ha doppia dimensione: è il bene più personale che abbiamo, non esistono due persone che abbiano lo stesso stock linguistico, ma, nello stesso tempo, la polis è basata su l’esistenza della parola, che ha una dimensione collettiva. Il ruolo delle pubbliche amministrazioni è indicare una via. La lingua non basta, ma aiuta a creare circoli virtuosi rendendo visibile ciò che prima non lo era”, sottolinea Gheno, che questa mattina ha tenuto una sessione speciale di formazione per il dipendenti comunali.


COSI’ CAMBIANO I DOCUMENTI E DELIBERE

“Nominare i lavori dal punto di vista femminile significa di togliere discriminazione, dare valore alle persone”, ammonisce Rita Monticelli, decente universitaria e consigliera delegata del sindaco ai diritti umani. La delibera che dà indicazioni precise su come utilizzare il linguaggio di genere, ricorda Maurizio Ferretti, direttore del settore Innovazione del Comune, è stata approvata ieri. “E’ un manuale di uso pratico, in cui cercare suggerimenti per la stesura quotidiana dei documenti“, aggiunge Olivia Pinto dell’Ufficio stampa. “Sarà disponibile per tutti anche sui nostri canali istituzionali, perché pensiamo che possa essere un compendio utile per rapportarsi alle differenze non solo di genere”, conclude Clancy.

FDI:DIPENDENTI INDOTTRINATI

Fratelli d’Italia boccia il manuale sul linguaggio di genere presentato oggi dalla vicesindaca di Bologna, Emily CLancy. “L’indottrinamento lessicale ai dipendenti del Comune di Bologna è qualcosa di imbarazzante. I dipendenti sanno sicuramente già come parlare e cosa dire. Che Clancy si occupi del piano della notte e dei residenti esasperati del centro, che si occupi dell’emergenza casa, invece di insegnare ai dipendenti come devono parlare”, attaccano Stefano Cavedagna e Manuela Zuntini. “Noi la continueremo a chiamare vicesindaco, come previsto dalla lingua italiana. Questa trovata, è da mettere insieme alla già nota spesa di 5.000 euro di fine agosto per corsi di formazione Lgbt ai dipendenti: denaro dei contribuenti bolognesi speso per fare propaganda politica”, concludono.

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