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Report del Consiglio grande e generale del 23 agosto

SAN MARINO - Nella seduta odierna, il Consiglio Grande e Generale conclude l'esame e l'approvazione dei progetti

Pubblicato:23-08-2016 15:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:59

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SAN MARINO – Nella seduta odierna, il Consiglio Grande e Generale conclude l’esame e l’approvazione dei progetti di legge che recepiscono le istanze referendarie rimasti all’ordine del giorno. Come quello sulla preferenza unica, licenziato ieri notte, anche “Disposizioni relative al superamento del quorum e alle condizioni di ricevibilità del referendum di iniziativa popolare” e “Tetto delle retribuzioni per i lavoratori dipendenti dello Stato, di Enti Statali o comunque a partecipazione statale” sono approvati con voto palese all’unanimità. Anche il Progetto di legge “Disciplina dei reati informatici”, presentato in seconda lettura dal segretario di Stato con delega alla Giustizia, Gian Carlo Venturini, viene approvato con 30 voti a favore, 1 contrario e 4 astenuti.

Si apre quindi il lungo dibattito al Comma 11, ovvero la presa d’atto delle dimissioni del Segretario di Stato per il Territorio e l’Ambiente Antonella Mularoni a cui risultano 53 iscritti a intervenire.

A prendere per prima la parola è la stessa Mularoni. “Il mio partito- spiega- ha deciso che non c’erano più le condizioni di serenità di lavorare in modo proficuo, un altro anno in questa situazione sarebbe stato estremamente pregiudizievole per il Paese che non può permettersi periodi di stasi così lungo”.


L’ex collega di governo, Pasquale Valentini, riconosce che nell’ultima fase, esecutivo e maggioranza “non hanno dimostrato la capacità di tenere il timone della barca”. Quindi Luca Beccari, Pdcs annuncia che il suo gruppo presenterà le dimissioni dal Consiglio: “Ci auguriamo- manda a dire- si arrivi al numero necessario perché questa legislatura è finita”. Lo segue Maria Luisa Berti, Ns: “Non ci sono le condizioni per andare avanti- conferma- formalizzeremo le dimissioni dalla nostra carica di membri del Consiglio”.

Paolo Crescentini, Ps, bacchetta Alleanza popolare: “Richiama all’esigenza di un governo allargato- sottolinea- ma in 10 anni di governo ha provato esperienze con tutti i partiti, forse è proprio Ap a essere incompatibile con il ruolo di governo”.Nicola Renzi, Ap preferisce ribadire la cause delle dimissioni del suo movimento: “C’è stato un blocco nella maggioranza su temi non banali come il futuro del sistema bancario e finanziario, l’autonomia di Banca centrale, una possibile riforma del sistema previdenziale”. Anche Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria, ammette che “questa maggioranza non c’è più”, ma difende l’operato dell’esecutivo: “Lasciamo un Paese migliore rispetto a quello del 2008”.

Sulla stessa linea Andrea Beluzzi, Psd: il governo “lascia un Paese in white list” e “i conti in sicurezza”. Di tutt’altro avviso è Andrea Zafferani, C10: “Finalmente San Marino si libera di questo governo- manda a dire- che conclude la sua avventura con un bilancio deludente”. Nicola Selva, Upr si chiede perché la legislatura avrebbe dovuto continuare: “Le scelte non venivano prese- puntualizza- e i problemi non venivano risolti”. Stefano Canti, Pdcs, torna a punzecchiare Ap: “Ha detto che governo e maggioranza sono rimasti fermi al palo, ma il clima pre-elettorale è iniziato per i trasversalismi interni e per la nascita di nuovi soggetti”.

Infine Simone Celli, LabDem, lancia un monito ai nuovi alleati di Ssd: se infatti la proposta di una grande coalizione era di “buon senso”, osserva, ora “dalla Dc si è parlato di impossibilità a procedere a situazioni mediate”. Questo perché “legittimamente- prosegue- vuole una coalizione di cui abbia la Golden Share”. E questa posizione “deve essere oggetto di attenta riflessione politica- puntualizza- da parte di chi è impegnato a dare unità all’area socialista riformista”. Con l’intervento di Celli si interrompono i lavori che riprenderanno domani mattina.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma 8, “Disposizioni relative al superamento del quorum e alle condizioni di ricevibilita` del referendum di iniziativa popolare”Progetto di Legge Qualificata “(II lettura) /votato all’unanimità

Marco Podeschi, Upr
Anche Upr voterà favorevolmente il progetto di legge, auspicando il recepimento diretto del quesito referendario, senza modifiche. Ci auguriamo inoltre sia possibile al più presto un intervento per rendere il ricorso referendario più snello e veloce.

Roberto Ciavatta, Rete
Anche noi voteremo favorevolmente il Pdl sul quorum. Ci pare di essere chiamati al recepimento delle indicazioni della cittadinanza sul quesito. Riconosciamo che il comitato referendario ha indicato lui stesso la possibilità di aumentare il numero di firme da raccogliere e non c’è contrarietà all’elemento di novità introdotto. Il punto è che il comitato ha un mandato rispetto al quesito che deposita, ovvero in questo caso l’abbattimento quorum nelle condizioni attuali. Qui si è insistito invece sulla possibilità di introdurre interventi non contrari al quesito, sicuramente da un punto di vista formale è possibile, ma da punto di vista sostanziale ci pare azzardato, è infatti un intervento che snatura il quesito. Crediamo si debba procedere a recepire il quesito senza interventi che dovranno essere oggetto di un approfondimento in un’altra legislatura.

Mimma Zavoli, C10
E’ necessario rispettare l’esito uscito dalle urne il 15 maggio, ciò significa accogliere quell’esito in modo chiaro senza aggiunte e senza altri elementi. Ci auguriamo si apra una fase di revisione di questa norma, il dover riprendere in mano il testo presuppone una necessaria attività di confronto tra tutte le forze e il comitato referendario, sarà necessario farlo in una seconda fase, perché è un percorso che attiene all’espressione democratica e al riconoscimento che alcuni meccanismi di salvaguardia e contenitivi.

Paolo Crescentini, Ps
Come partito avevamo espresso perplessità sul quesito, l’esito è andato come andato e ne prendiamo atto. Come per la legge approvata ieri sera, la volontà popolare va rispettata e il referendum va recepito. Il Ps condivide il progetto di legge presentato dal segretario di Stato Venturini che contiene una norma di buon senso, avuto dagli stessi promotori del referendum, legato all’innalzamento delle firme necessarie. Il governo non ha stravolto il quesito.

Gerardo Giovagnoli, Psd
Lo stesso comitato referendario aveva proposto la possibilità di aumentare il numero delle firme. Come è stato recepito, il referendum si rende persino più facile la raccolta attraverso i proponenti stessi. E’ legittima questa proposta. Il Psd è favorevole a recepire il risultato referendario e di porre questa dinamica della raccolta firme.

Marco Gatti, Pdcs
Il Pdcs voterà favorevolmente il provvedimento anche se in campagna referendaria avevamo preso posizione contraria. Come è stato per il precedente Pdl, e come sul prossimo, auspico voto palese. Non vogliamo nessuna strumentalizzazione sui voti che possono venire a mancare. Sembra che la nostra classe politica stia dimostrando di fare molta demagogia e populismo ma è mancante di cultura della democrazia. Noi abbiamo una democrazia diretta- referendum, istanze d’Arengo- e quella delegata. Si dà delega e fiducia a persone per portare avanti l’interesse di tutti. In una situazione difficile del Paese, c’è chi cavalca la situazione di pancia, dicendo alla gente ‘dovete decidere voi’, però viene qui. E chi viene qui deve assumersi la responsabilità di decidere, portare avanti le sfide e andare in mezzo alla gente a portare avanti la sua visione. Questa è la capacità di guidare il Paese, riuscendo a catalizzare la sua visione del Paese. Dobbiamo assumerci le responsabilità, non chiedere ai cittadini di farlo attraverso i referendum. Oppure pensare dall’opposizione che il referendum è uno strumento per mettere in crisi le azioni di governo.

Repliche
Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni
La proposta di legge recepisce pienamente la volontà popolare di superare il quorum per l’approvazione di un qualsiasi referendum. Unica variazione è quella di semplificare anche la raccolta firme e consentire modalità più agevoli di quelle previse dalla normativa del 2013 e la proposta di innalzamento del numero di firme, non per togliere possibilità, ma per valorizzare l’istituto referendario.

Federico Pedini Amati, Lbsm
Credo si sarebbe dovuto recepire il quesito referendario così come era. Poco importa se il comitato è favorevole e che il Consiglio possa farlo. Dal momento che è stato sottoposto un quesito di un certo tipo alla cittadinanza, è da sviluppare in un progetto di legge così com’è. Non sono scandalizzato che le firme passino da 500 a oltre mille, ma che si sia snaturata la richiesta dei cittadini. Il comitato promotore, siccome ha fatto la raccolta firme per questo referendum per ben due volte, se avesse voluto modificare la parte della raccolta firme, l’avrebbe potuto fare mettendola nella sua proposta referendaria, non in un secondo momento come viene fatto adesso. Io e Lazzari voteremo in maniera contraria all’articolo che va ad innalzare il numero delle firme, per il resto ovviamente voteremo favorevolmente.

Franco Santi C10
Intervengo per contestare fortemente l’intervento di Marco Gatti. Noi siamo un paese molto piccolo, senza tantissime risorse, quelle che abbiamo dobbiamo sfruttarle tutte. Se costruiamo un impianto istituzionale e normativo che permette a tutti di avere dialogo e attenzione, è una modalità di arricchire il paese, e non per metterlo in difficoltà.

Augusto Michelotti, Su
Mi pare preoccupante l’atteggiamento di governo e maggioranza su un provvedimento non richiesto e non previsto, sto parlando del 3%. Qualcuno ha detto che i referendum sono presentati per contrastare il governo, è falso e offensivo. Innalzare al 3% la raccolta firma non attiene al merito del quesito, lo dice lo stesso Collegio dei garanti. Ho presentato emendamento su questo articolo perché ritengo che quando si fanno riforme sul referendum, vadano fatte in maniera completa e non a spizzichi e bocconi.

Roberto Ciavatta, Rete
La cittadinanza è sovrana. Si è espressa sui referendum. La questione dei referendum può essere rivista. Ma non si deve cogliere l’occasione, come in questo caso, per introdurre una modifica. Non sappiamo se la legislatura arriva a domani o alla fine di questa sessione. Su questa tematica la nuova legislatura potrà fare modifiche. Invece qui si fa un intervento spot in una legge che si disperderà. E’ un pastrocchio. Perché? Forse per il timore di un’esplosione di referendum? Non sarà così.

Marco Gatti, Pdcs
Non ho criticato la cittadinanza per quello che ha scelto. Ho criticato l’Aula per quanto emerso nel dibattito, perché ci siamo delegittimati.

Dibattito all’Articolo 3

Presentati due emendamenti uno soppressivo di Augusto Michelotti, Su; uno emendamento modificativo di Rete, Lazzari e Pedini Amati per non innalzare la quota di firme necessarie dall’1,5% al 3%. Entrambi sono respinti a maggioranza

Augusto Michelotti, Su
Questo cambiamento del 3% non rientrava nelle richieste referendarie. E’ stato a mio avviso introdotto con un colpo di mano. Chiedo che venga abrogato il primo comma dell’articolo 3, che chiede questa variazione.

Elena Tonnini, Rete
L’intento è lo stesso, cioè riportare la legge alle sue caratteristiche originali, evitando l’innalzamento al 3%. A nostro avviso non è vero che i referendum delegittimano il lavoro dell’Aula. Sembra che ci sia volontà di aumentare il numero delle firme per limitare le azioni della cittadinanza. Diamo la disponibilità ad accorpare la votazione, il contenuto degli emendamenti è identico.

Giancarlo Venturini, segretario di Stato agli Interni
L’innalzamento delle firme non significa non recepire il quesito referendario. L’innalzamento delle firme era un suggerimento presentato dal comitato promotore in un documento del 24 maggio scorso.

Comma 9 – Progetto di legge “Tetto delle retribuzioni per i lavoratori dipendenti dello Stato, di Enti Statali o comunque a partecipazione statale” (I lettura)/ accolta la procedura d’urgenza e approvato con voto palese all’unanimità

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato alle Finanze
Si recepisce il quesito referendario. Ci sono 2 articoli. Il primo recepisce completamente il responso delle urne.

Manuel Ciavatta, Pdcs
Rispetteremo la volontà della cittadinanza, pur ribadendo che la nostra posizione era contraria. Questa scelta porterà in diversi ambiti, come la Sanità, problematiche legate al fatto che certi professionisti non verranno più nel nostro ospedale. Si creano situazioni che subito oltre confine, in Emilia – Romagna e Marche, sono diverse. Ci tagliamo una fetta di servizi e prestazioni importanti, che non potremmo avere da certi professionisti, che vengono solo se pagati, perché il merito va pagato. Questo provvedimento non risolverà gli squilibri negli enti pubblici, dove le retribuzioni toccate saranno 20 o 25.

Elena Tonnini, Rete
Il primo progetto presentato dal governo era stato bocciato dal Collegio garante. Forse non conteneva tutti gli elementi necessari. Ora si toccano Banca centrale, Iss, tutti i settori. Questo referendum è un segnale di equità. Nel privato ci sono retribuzioni più basse. Speriamo nella disponibilità nel voto palese.

Maria Luisa Berti, Ns
Eravamo contrari al quesito. Ci rendiamo conto che su certi settori sicuramente l’ammontare di certe retribuzioni può essere non corretta o adeguata. Questo provvedimento ci sembrava trovare applicazione in modo troppo estensivo. Mi riferisco in particolare al settore sanitario. Ci saranno ricadute nelle prestazioni per l’utenza. Pregiudicherà l’eccellenza dei servizi. Voteremo favorevolmente.

Luca Beccari, Pdcs
Nel 2013 questa maggioranza aveva introdotto un primo tetto, poi abbassato nel 2014. Prima 180mila euro, poi 150mila. L’equità è una condizione percepita, non assoluta. Le retribuzioni dipendono dal grado di complessità, oppure del rischio. Influiscono responsabilità, professionalità, rischio, complessità. Parlare di equità è relativo, ciò si fa paragonando contesti e condizioni simili. Non si può ridurre il dibattito al dire che c’è un gap fra pubblico e privato. Nel pubblico ci sono professioni che nel privato non ci sono, come il giudice o il poliziotto. Come si può fare un paragone? Quello del lavoro è un mercato, come quello dei beni e servizi.

Milena Gasperoni, Psd
I cittadini hanno chiesto che la Pa e gli enti pongano un tetto di spesa alle retribuzioni. Ciò è frutto anche di una situazione economica particolarmente grave. E’ un invito a spendere i soldi con estrema accuratezza e precisione, evitando gli sprechi. Parlare di sprechi in una retribuzione è delicato. Si pone il problema delle collaborazioni, delle consulenze, delle cosiddette professionalità. Quando serve una professionalità eccelsa si fa un contratto, non a tempo indeterminato, ma con una scadenza. Perché le caratteristiche di eccellenza potrebbero venire meno con gli anni. Sono favorevole all’accoglimento della legge.

Andrea Belluzzi, Psd
Questa normativa aprirà in futuro non poche problematiche. Ci sono aree dove la spesa pubblica si può contenere, altre dove bisogna puntare alla qualità. Auspico che da qui a breve chi ha la responsabilità delle finanze dia un quadro di quanto verrà risparmiato. Saranno briciole rispetto a quanto perdiamo. La mia principale preoccupazione è la Sanità. Il nostro welfare, se non condotto con politiche di integrazione, verrà a decadere. Ci saranno problemi di qualità e di costi per avere un accesso gratuito alla Sanità pubblica.

Andrea Zafferani, C10
Il governo in questo progetto di legge ha copiato il testo del quesito referendario. Condividiamo il messaggio lanciato, quello di fare attenzione a determinate retribuzioni, che sono sproporzionate. Nel contesto in cui è nato il referendum, senza valutazione delle prestazioni e con la discrezione del governo di turno, che decide le retribuzioni di persone amiche messe in posizioni di potere, non poteva che esserci questa reazione da parte della cittadinanza. E’ un messaggio dato alla politica nella direzione della valutazione delle prestazioni. Non so se sarà possibile agire con contratti per la Sanità, anche i promotori erano d’accordo nel dire che le professionalità in quell’ambito dovevano essere ancora attratte. Voteremo a favore. Chiedo al segretario se può spiegarci quale era stata la prima proposta fatta al Collegio garante, quella respinta. Sono curioso.

Massimo Cenci, Ns
Il referendum tocca circa 20 soggetti, il risparmio per lo Stato sarà minimo. Non si risolve così il problema vero degli stipendi pubblici, che esiste subito sotto i 100mila euro. E’ questo che crea un sentimento di ingiustizia da parte di molte persone. Non è sbagliato dare stipendi alti a persone di vertice. E’ sbagliato mettere ai vertici persone sbagliate. Con questa misura ci precluderemo delle possibilità. Voteremo questo progetto di legge.

Nicola Selva, Upr
In un ambito di spending review credo sia necessario eliminare gli sprechi. Bene hanno fatto i cittadini a entrare in questo ambito e chiedere di non superare un certo tetto. Vanno però tenute in conto le professionalità, nella Sanità e non solo. Lì non servono soglie, ma buon senso. In questo momento conta la volontà popolare. Voteremo a favore.

Paolo Crescentini, Ps
Si rischia di mettere in difficoltà settori strategici come la Sanità. Non solo per i medici professionisti italiani che potrebbero non venire più, ma anche per gli stessi medici sammarinesi che hanno curriculum di rispetto e si troveranno penalizzati da questa normativa. Non vorremmo che fossero proprio i medici sammarinesi a non voler operare nella nostra struttura ospedaliera. Chiedo al segretario: quanti sono i dipendenti pubblici che superano i 100 mila euro? Ciò ci può aiutare a capire quanto gravava il loro stipendio sulle casse dello Stato. Un domani i cittadini potrebbero rendersi conto che si è andata a creare qualche falla. In quel caso la politica dovrà essere brava per risolvere la questione. Rischiamo di smantellare la Sanità, che è attualmente un nostro fiore all’occhiello. Ci saranno possibilità di intervenire?

Gerardo Giovagnoli, Psd
Stabilire un tetto fisso significa non tenere conto dell’inflazione e di altri parametri. Farlo su tutti significa non tenere conto dei ruoli. Voteremo in ogni caso questo provvedimento. Sarà opportuna una votazione palese e non segreta.

Marco Gatti, Pdcs
Dovremo interrogarci su come fare per avere professionisti capaci nonostante questo limite economico. Non siamo soli, siamo in competizione con altri Paesi. Il mercato è sempre più mondiale. Non so se questa sfida potrà essere vinta con questi limiti, che sono bassi. Come gestiamo il transitorio, cioè la situazione di chi ha già contratti in essere? E’ un dibattito che il prossimo Consiglio dovrà affrontare.

Repliche

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato alle Finanze
Per Zafferani: il parere del Collegio garante sulla prima proposta è sul sito web del Consiglio. Per Crescentini: nella Pa nessuno supera i 100mila euro lordi di retribuzione al momento. Ci sono figure nel settore sanitario. Corriamo il corso di vedere le eccellenze che abbiamo andare via. In futuro potremmo precluderci delle possibilità anche nei campi di scienza, innovazione e tecnologia.

Denise Bronzetti, indipendente
La questione nasceva da emendamenti portati durante l’approvazione della finanziaria. Se si è arrivati al referendum sul tetto stipendi è perché, ancora una volta, la politica non ha voluto affrontare appieno la questione. Ci sono settori, in particolare riferiti agli enti partecipati dallo Stato, in cui c’è un problema di spesa importante sugli stipendi del personale, in particolare Banca Centrale.

Maria Luisa Berti, Ns
Solo ed esclusivamente con gli effetti negativi di questa legge la cittadinanza vedrà gli sbagli fatti. Noi voteremo il Pdl per riconoscere la volontà popolare ma non lo condividiamo. Riteniamo sia necessario invece introdurre un criterio proporzionale che premi competenze e responsabilità nelle retribuzioni. Crediamo fortemente sia un intervento legislativo di cui la cittadinanza si andrà a pentire.

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato Finanze.
Per Bronzetti, è vero che se ne parlava in diverse finanziarie, ma l’Aula non ha mai voluto o potuto approfondire il tema degli stipendi alti nella Pa. Forse esiste a livello di numeri nella fascia medio-bassa rispetto il settore privato. Nella fascia medio-alta credo siano allineati se non addirittura più bassi rispetto al privato. Il costo nella Pa c’è, anche se dobbiamo dire che nell’arco due-tre anni si è ridimensionato con la riduzione di 500-600 unità di dipendenti pubblici. Credo si stato un errore questo quesito.

Comma 10. Progetto di legge “Disciplina dei reati informatici”/ Approvato con 30 voti a favore, 1 contrario 4 astenuti

Guerrino Zanotti, Psd, legge relazione unica al posto del relatore Francesco Morganti
La Commissione Consiliare Permanente Affari Costituzionali e Istituzionali; Pubblica Amministrazione; Affari Interni; Protezione Civile; Rapporti con le Giunte di Castello; Giustizia; istruzione; cultura e beni culturali, università e ricerca scientifica; ha esaminato il progetto di Legge sulla Disciplina dei reati informatici, in data 26 luglio 2016, approvandolo a maggioranza. Il testo oggi in esame si pone l’obbiettivo di introdurre nell’ordinamento legislativo sammarinese una tutela penale contro i reati informatici apportando significative modificazioni al codice penale. Nel nostro ordinamento la tutela contro questa tipologia di reati è stata in gran parte carente e in alcuni casi parziale. I reati informatici, o computer’s crimes, possono essere definiti come il risvolto negativo dello sviluppo tecnologico dell’informatica. Dal connubio informatica-reti telematiche originano ampie possibilità per la crescita della società. Da ciò si sviluppano attività quali ad esempio l’e-commerce, l’home­ banking, il trading online e tante altre attività che consentono di rendere più efficiente la società, La maggior parte delle attività sociali, lavorative e di svago passano oggi attraverso reti telematiche, se dunque tutti gli interessi e le attività propositive della società si spostano su Internet, di conseguenza, anche le attività illecite ne seguiranno l’evoluzione nelle forme e nelle pratiche, A tal riguardo diventa perciò necessario sviluppare idonee contromisure atte a contrastare, o quantomeno a limitare, il progredire di queste forme di crimine. La Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica approvata in data 23 novembre 2001, rappresenta il primo accordo internazionale riguardante i reati commessi attraverso Internet o altre reti elettroniche, con l’obbiettivo di realizzare una politica comune fra gli stati membri. La Repubblica di San Marino non ha aderito alla Convenzione del Consiglio d’Europa del 23 novembre 2001, ma con questo progetto di legge ne recepisce i principi fondamentali allineandosi agli altri Stati del Consiglio d’Europa,
La Convenzione prevede l’adozione, in ambito nazionale, di misure normative ad hoc di diritto penale, da prevedersi nell’ottica dello sviluppo di una politica comune finalizzata alla protezione delle società dei vari Stati dai crimini informatici nonché nell’ottica di una maggiore cooperazione internazionale. La battaglia contro i crimini informatici debba necessariamente passare attraverso una serrata ed armonica collaborazione a livello transnazionale. A rendere particolarmente importante, quanto complessa, l’armonizzazione a livello internazionale, è certamente la particolare caratteristica di extraterritorialità delle reti telematiche. I reati compiuti a mezzo informatico, come si è visto, sono spesso slegati dal territorio e dunque diventa particolarmente complesso riuscire a punire il reato senza una normativa comune ed omogenea tra i vari Stati. La lotta alla criminalità informatica richiede una crescente cooperazione internazionale in campo penale. Azione intrapresa oltre che dal Consiglio d’Europa anche dalle Nazioni Unite, l’OCSE e l’Unione europea, preoccupati dei rischi che le reti informatiche e le informazioni in formato elettronico possano anche essere utilizzate per commettere reati e che le prove connesse a tali reati possano essere conservate e trasferite tramite queste reti. Diventa quanto mai importante coltivare una nuova cultura informatica attraverso la diffusione dell’educazione digitale, che sappia ben informare e sensibilizzare l’utenza sui vantaggi ma anche sui rischi che è possibile correre attraverso un incauto utilizzo delle nuove tecnologie legate all’informatica ed alla telematica. Sono in gioco diversi diritti, tutti importanti: il diritto alla libertà di espressione, incluso il diritto di cercare, ricevere e trasmettere informazioni e idee di ogni tipo, senza limiti di frontiere, e il diritto al rispetto della privacy solo per citarne alcuni. Eccellenze, Signori Segretari di Stato, colleghi Consiglieri,
nella speranza di aver contribuito ad illustrare quanto dibattuto dalla Commissione Consiliare Permanente, chiedo al Consiglio Grande e Generale di approvare definitivamente il progetto di legge in discussione.

Gian Carlo Venturini, Segretario di Stato per la Giustizia
Questo provvedimento va a colmare una lacuna legislativa. La sicurezza delle reti e delle informazioni si eleva a interesse giuridico di primaria importanza e può declinarsi addirittura ed elevarsi a bene comune, tanto più che i reati informatici costituiscono il risvolto negativo dello sviluppo tecnologico. Con il presente Pdl si introduce la tutela penale contro accessi abusivi ad un sistema informatico e telematico, danneggiamento delle informazioni, frodi informatiche, false dichiarazioni su identità e altri dati. La disciplina si lega a obblighi assunti a livello internazionale, in particolare dalla Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa. Avendo già introdotto e ratificato l’utilizzo di posta certificata che dovrà trovare attuazione, in questo contesto riveste particolare importanza anche questo provvedimento per la copertura di eventuali abusi. Auspico come in Commissione ampia condivisione e collaborazione.

Roberto Ciavatta, Rete
I contenuti sono condivisibili, bene che ci siamo arrivati. Una volta che introduciamo articoli del codice penale però poi dobbiamo verificare siano rispettati. Da poco abbiamo fatto una legge sul commercio on line, abbiamo avuto inizialmente un problema con la vendita di jemmer, vi invito ora a cercare on line la vendita di tester a San Marino che altrove non è consentita. E’ un buco nero. Voteremo a favore di questa legge, ma è doveroso e necessario che le istituzioni si facciano garanti del rispetto delle norme penali.

Franco Santi, C10
E’ un testo che è stato ampiamente condiviso in Commissione che dà giusta attenzione a un settore sempre più in forte espansione. Voteremo il Pdl. L’aspetto della cultura digitale è molto importante.

Manuel Ciavatta, Pdcs

E’ un intervento che colma alcune lacune della nostra legislazione e recepisce alcune linee richieste dalla Convenzione di Budapest del Consiglio d’Europa in un contesto come quello attuale, in cui l’informatizzazione è diventata strutturale nella nostra società.

Gian Carlo Venturini, Segretario di Stato, replica
Gli interventi confermano le posizioni condivise della Commissione. A Ciavatta: il parlamento deve fare le leggi e poi ci sono gli organismi che hanno l’obbligo di farle rispettare. In questo caso è importante introdurre questa disciplina nel nostro ordinamento e, al di là degli aspetti evidenziati, è un fatto importante che si vada a colmare questa lacuna.

Comma 11. Presa d’atto delle dimissioni del Segretario di Stato per il Territorio e l’Ambiente, con delega all’Agricoltura, alle Telecomunicazioni, alla Cooperazione Economica Internazionale, alla Protezione Civile e ai Rapporti con l’A.A.S.L.P. e sua sostituzione (ai sensi dell’art.3 della Legge Qualificata n.184/2005)/53 iscritti a intervenire

Antonella Mularoni, segretario di Stato dimissionario
E’ passato quasi un mese dalle dimissioni, le loro ragioni e quelle del ritiro della delegazione di Ap sono già state evidenziate sui giornali. Quest’Aula è comunque la sede istituzionale propria per fare alcune valutazioni, Ap aveva sollevato da tempo in maggioranza le sue preoccupazioni e l’auspicio per una maggior incisività del’azione di governo, ci sono state richieste di verifiche di governo. Non rinneghiamo le cose buone fatte in questa legislatura, ma la critica che rivolgiamo sono per le cose non fatte e per i tempi troppo lunghi di deliberazione. Oggi viviamo un momento storico diverso dal passato, tutti siamo consapevoli delle difficoltà del momento, ci ha diversificato quali erano le strade che potevano condurci a risolvere i problemi. Noi riteniamo di esserci comportati con lealtà con gli ex alleati, tutte le difficoltà sono state fatte presenti nelle sedi preposte e non andando sui giornali. Non ci si può dire che i campanelli di allarme in maggioranza non ci sono stati. Negli ultimi mesi, a fronte delle preoccupazioni manifestate, paradossalmente il livello di litigiosità in maggioranza è cresciuto invece di diminuire. A luglio abbiamo assistito in Consiglio a situazioni paradossali, con attacchi dalla maggioranza a rappresentanti di governo. Pensiamo non sia una maggioranza in grado di risolvere i problemi attuali. Ci troviamo poi alla vigilia di missioni di organismi che vengono a osservarci. Anche da fuori ci si aspetta che certe decisioni siano assunte, non solo il Paese. Non voglio dare voti e pagelle, lo faranno gli elettori, ma possiamo dircelo, c’è una certa insoddisfazione manifestata anche nelle file di maggioranza e non solo da Ap in molteplici occasioni. Il mio partito ha deciso che non c’erano più le condizioni di serenità di lavorare in modo proficuo per il Paese. Un altro anno in questa situazione sarebbe stato estremamente pregiudizievole per il Paese che non può permettersi periodi di stasi così lungo. Spesso poi nell’anno precedente alle elezioni prevale la volontà di non procedere a riforme e interventi perché possono non essere percepiti bene dalla cittadinanza e le riforme non si fanno I giochi a questo punto sono tutti aperti, ci auguriamo che la campagna possa vertere su programmi e obiettivi e sulle strade per giungere agli obiettivi. Abbiamo letto che probabilmente si andrà alle elezioni il 13 o il 20 novembre, aspettiamo la Reggenza. Ci accingiamo ad ascoltare il dibattito con grande attenzione. Mi auguro il prossimo Consiglio Grande e Generale possa esprimere le esigenze manifestate dal Paese che noi in questa legislatura non siamo stati in grado di rappresentare pienamente. Il mondo cammina a velocità supersonica e la politica sembra voler tornare a schemi vecchi. Quello che la popolazione deve chiedere alla classe politica e di averne una più veloce. Come avviene in Paesi comparabili al nostro. E’ vero che siamo condizionati da un Paese come Italia, ma saremmo capaci di sposare maggiore snellezza in regime di trasparenza. Credo di aver lasciato la segreteria di Stato in ordine, con quello che si poteva fare definito per chi si appresterà al lavoro. Mi auguro questo Paese possa avere un nuovo governo possibilmente coeso con una maggioranza altrettanto coesa, in grado di sostenere il governo in modo più forte di quanto successo in questa legislatura.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri

Parliamo di cose non solo interne, ma di cose attraverso le quali il paese viene letto all’esterno. Sento il dovere di intervenire. Non nascondo che la modalità delle dimissioni ci abbia sorpreso e non siano state fatte tutte le valutazioni del caso: il mattino avevamo fatto il congresso di Stato ragionando assieme a Mularoni e la sera il suo movimento ha deciso il ritiro della delegazione. Va dato atto, e Mularoni lo ha sottolineato, del percorso iniziato dal 2008, che ha attraversato un momento difficilissimo del Paese. E’ innegabile che il Paese di allora è molto diverso da oggi che ha acquisito una serie di punti fermi che ci collocano in modo diverso a livello bilaterale e internazionale. Non è merito di un singolo, è un risultato innegabile. Certo nell’ultima fase governo e maggioranza non hanno dimostrato la capacità di tenere il timone della barca. La decisione e la determinazione con cui continuare il percorso non hanno avuto lo stesso livello registrato in altre fasi. Sono riemerse problematiche che credevamo cacciate indietro, situazioni e proposte che ritornano malgrado condizioni completamente diverse. Questo mi preoccupa per la lettura fatta sia all’esterno e che all’interno. Sarebbe stato diverso con un governo e una maggioranza che dicevano quello che siamo stati in grado di fare e quali sono i punti su cui ci stiamo arenando. Ci sarebbe stata chiarezza per i cittadini ma anche per la maggioranza stessa. Le elezioni non sono una brutta cosa, ma lo sono quando le si fanno in una situazione di confusione e quando chi ha facoltà e capacità politica la demanda ai cittadini. Il Paese ha bisogno di interventi significativi, il percorso non è finito. Mentre è chiaro quello che il Paese non può più essere, non è chiaro cosa vuole essere. E’ attraverso il passaggio del negoziato per l’accordo con l’Ue che San Marino potrà fare chiarezza su questo. Se pensiamo che rinviando avremo vantaggi ci mangiamo da soli la terra sotto i piedi. Solo non subendo avremo le opportunità. Nel momento in cui ci poniamo il problema dello sviluppo di San Marino e non ci poniamo il problema del sistema bancario ci bruciamo le possibilità di uno sviluppo economico equilibrato. Da mesi sembra che sul sistema bancario la politica non sia in grado di esprimersi su quello che si deve fare. Va interpretato chiedendo a Bcsm di essere organismo di garanzia di una politica che deve essere fatta da governo, maggioranza e consiglio.

Luca Beccari, Pdcs

Prendo queste dimissioni non come scelta personale di Antonella Mularoni, ma del suo partito. Credo non sia facile maturare scelte di questo tipo. Le motivazioni addotte da Ap non giustificano il rapporto avuto in questi anni con la Dc. Abbiamo condiviso per 8 anni governi con un’alleanza ritenuto allora improbabile, non condividiamo oggi una scelta figlia di un panorama molto più complesso. In questa legislatura è cambiato qualcosa e dobbiamo dircelo. Le scelte più profondamente difficili come approccio sono state fatte nella legislatura scorsa e in questa si poteva sfruttare il traino di una rete che aveva rotto già alcuni fronti. In questa si è sviluppata la consapevolezza di non chiudersi in maggioranza per cercare fronti più allargati. All’inizio bastava che ‘la Dc che non andasse tanto a cercare in giro’, ma poi succede che, a un anno dalla legislatura, abbiamo Ap che fonda RepubblicaFutura, il Psd che costituisce Ssd con Su e LabDem e poi ci si chiede se questa maggioranza poteva andare avanti . Come Dc presenteremo le dimissioni, ci auguriamo si arrivi al numero necessario perché questa legislatura è finita. Il Paese ha tanti problemi e non illudiamoci che in tre mesi o in più di governo si risollevavano le sorti del Paese. Come si pone la Dc? Ci sono state attribuite tante cose, siamo molto scettici. C’è un limite a tutto, le mediazioni non sempre ci consentono risultati adeguati, è bene presentarci alle elezioni con scelte chiare e non con programmi mediati. Il Paese ha bisogno di scelte. Corriamo un rischio nel farlo. Non chiudiamo la porta a nessuno ma non ci prestiamo a nessun tipo di gioco politico delle alleanze. Non abbiamo nessuna paura anche di correre da soli. Così non sarà, con il Ps abbiamo trovato convergenze importanti, mi auguro di fare un percorso assieme su contenuti e programmi. Il resto è solo un pezzo di storia che possiamo archiviare nel più breve tempo possibile.

Paolo Crescentini, Ps
Nelle parole della Mularoni ho sentito amarezza, ma anche poca convinzione per la scelta fatta. E’ una mia considerazione. Mi aspettavo un intervento diverso. Questa crisi di governo è stata da tempo percepita dal Partito socialista. Ap richiama all’esigenza di un governo allargato. In 10 anni di governo ha provato esperienze con tutti i partiti. Forse è proprio Ap a essere incompatibile con il ruolo di governo. E’ stata Ap a mostrare che il governo era debole, chiedendo verifiche di maggioranza. Mancava fiducia. E’ difficile far credere che le colpe erano di altri. Le nostre linee telefoniche sono deboli, le colpe non sono nemmeno tutte sue, segretario. Abbiamo sentito parlare di sviluppi, ma mi sembra che siamo fermi all’anno zero.
Pdcs e Ps saranno dalla stessa parte. Non servono 50 consiglieri in maggioranza per dare risposte al Paese. L’importante è dare un’idea di dove si vuole andare. Stare fermi è peggio che prendere una decisione sbagliata. Sicuramente le difficoltà maggiori erano del precedente governo. Noi lo abbiamo riconosciuto, dall’opposizione. Questo governo doveva cavalcare l’onda del governo precedente, soprattutto per il rilancio economico. Non c’è mai stato un progetto pronto in questo senso. La maggioranza e il governo devono prendersi la loro responsabilità.

Nicola Renzi, Ap
Spiegherò le ragioni della nostra scelta. Questo è un momento difficile e complesso per il Paese. La scelta di Ap si capisce guardando la legislatura. E’ stata un vero e proprio unicum. E’ esplosa la questione morale. La verifica di governo è stata impostata sui contenuti e su una assunzione di responsabilità. Abbiamo ottenuto l’uscita dalla black list. Abbiamo portato a termine la riforma Igr. E’ stato concretizzato il progetto del Polo della moda. E’ diminuita la spesa corrente. Siamo riusciti a fare delle leggi che hanno consentito al tribunale di operare ampiamente. Chi disconosce queste cose non legge la realtà.
C’è stato poi un blocco nella maggioranza, su temi non banali come il futuro del sistema bancario e finanziario, l’autonomia di Banca centrale, una possibile riforma del sistema previdenziale. Gli ostacoli sono meno difficili di quelli della passata legislatura. Ma sono più divisivi. Uscire dalla black list era un risultato semplice da comprendere, anche se non da conseguire.
Un problema del Paese: le situazioni non si affrontano per quello che sono, ma anche con retro-pensieri. Con domande come: chi o cosa c’è dietro?
L’auspicio è che il confronto possa essere fatto, a tutti i livelli, in modo tale da guardare ai contenuti e alle proposte. Sarà necessario aggredire le emergenze. In campagna elettorale spero non si vogliano tentare scorciatoie. Serve arrivare a un grado di consapevolezza precisa nella popolazione. Non esistono problemi che vanno taciuti per essere meglio risolti.
Una coalizione ampia in questo momento non avrebbe avuto grandi successi elettorali. Da adesso bisogna andare avanti. Sono contento che venga accelerato l’iter per lo scioglimento del Consiglio. Bisogna far capire alla cittadinanza che questo momento grave ha delle soluzioni possibili. Per raggiungerle servono scelte coraggiose, tempestive e consapevoli.

Marco Arzilli, segretario di Stato all’Industria
I cittadini dovranno dare al Paese un governo nato con presupposti nuovi. Non voglio sminuire le dimissioni della Mularoni, ma non voglio ragionare su cosa si poteva fare o cosa si è fatto. Abbiamo lavorato insieme per 7 anni. Non ho intenzione di rinnegare quel periodo. Fatico a sentire dire che è stato tutto sbagliato. Abbiamo cercato di mettere il Paese nella condizione di avere un futuro.
Ci sono sempre logiche e strategie politiche dietro alle scelte. Questa maggioranza non c’è più. La politica deve recuperare il rapporto con i cittadini. Ap ha aperto la crisi, si va a elezioni, ci sarà un nuovo governo. Ci auguriamo, ma non sarà così, che il tono della campagna elettorale sia costruttivo e non distruttivo. Noi Sammarinesi sa con chi non ha intenzione di confrontarsi. Le grandi coalizioni sono belle a parole, in alcuni Paesi hanno funzionato, in altri sono state un disastro. Se aumentano i numeri può aumentare la litigiosità. Nessuno può negare che l’Aula in certi momenti ha mostrato di essere degna del mandato elettorale, in altri no. Lasciamo un Paese migliore rispetto a quello del 2008.

Andrea Zafferani, C10
Finalmente San Marino si libera di questo governo, che conclude la sua avventura con un bilancio deludente. Alla voce delle riforme strutturali c’è solo quella Igr. E’ stata complicata la vita a imprese e cittadini. E’ stata la legislatura delle cose presentate come imminenti, che però non sono mai arrivate. E’ stata la legislatura del governo che lavorava senza dialogo fra i segretari di Stato. Il Pil è fermo, la disoccupazione preoccupante. San Marino rischiava un anno e mezzo di immobilismo a causa dei litigi interni alla maggioranza.
La maggioranza è dilaniata fra chi dice che le cose vanno bene e chi dice che ci sono cose da risolvere con risolutezza e capacità di confronto. Siamo contenti dell’apertura della crisi di governo. Tutti sono focalizzati sul toto-coalizione. Giocare al “chi va con chi” è lo sport nazionale. Si pensa alle alleanze e non alle proposte concrete sulle cose da fare e sul metodo da condividere. E’ un paradosso tutto nostro.
Nella prossima legislatura servono riforme serie, proposte da coalizioni con visioni comuni. Serve una coalizione che imposti un metodo basato sulla trasparenza e il confronto fra governo e maggioranza, fra maggioranza e opposizione, fra maggioranza e cittadinanza.
Dobbiamo ripagare i debiti contratti dallo Stato. Portare il bilancio in avanzo e realizzare politiche di sviluppo e investimento. Per noi è importante una riduzione delle imposte alle imprese. Occorre sviluppare la rete telefonica e internet. Servono infrastrutture che possono dare lavoro, come interventi in materia energetica e fognaria, che sono una priorità. Servono investimenti sulla formazione delle risorse umane. Serve un intervento immediato di sburocratizzazione, l’estensione dell’orario di apertura degli sportelli degli uffici. La prossima maggioranza dovrà affrontare le riforme, rivedere il meccanismo di funzionamento della Pa nella direzione di una sua managerializzazione, premiando il merito a tutti i livelli. Va riformato il sistema previdenziale. La Sanità va rivista e ripensata. Sullo sfondo ci sono i problemi dei crediti non performanti, grande rischio per il Paese.

Maria Luisa Berti, Ns
Queste dimissioni hanno una valenza politica, non a caso oggi affrontiamo questo punto dell’ordine del giorno. Non possiamo fare altro che prendere atto e procedere con gli adempimenti che devono conseguire. Non faccio la lista di quanto fatto e non fatto dal governo, o di quello da fare in futuro. Non darò voti e non farò pagelle. Quello lo faranno gli elettori e i cittadini. E’ stato detto che una delle cause della decisione è stata la litigiosità della maggioranza. La litigiosità c’era anche prima dell’approvazione della legge di protezione degli investimenti. Ma le dimissioni sono arrivate dopo.
Cosa fare ora di fronte a queste dimissioni? Non ci sono le condizioni per andare avanti, formalizzeremo le dimissioni dalla nostra carica di membri del Consiglio. La nostra raccomandazione è che da oggi si apra una fase caratterizzata da senso di rigore e correttezza. Nell’ultimo anno di legislatura avrei voluto portare a compimento tanti interventi.

Nicola Selva, Upr
Bisogna guardare al presente, guardare avanti. Il Paese è fermo, il governo si era fermato. Di cose ne faceva, ma non sempre utili. Ho ascoltato l’intervento del segretario Mularoni. Sono stupito dello stupore di chi dice: perché questa crisi? Ne abbiamo prova da tempo. La maggioranza non c’era più. I provvedimenti erano sostenuti dall’appoggio di alcune parti dell’opposizione. In questi mesi ho visto tanti decreti. Niente aveva a che vedere con quello che serve al Paese, cioè interventi che danno segnali di sviluppo, speranza ai giovani. Questo mancava e questo manca oggi. Allora dico: perché andare avanti? Le scelte non venivano prese e i problemi non venivano risolti. Il Congresso di Stato era quasi una vetrina di singoli segretari che volevano essere presenti sui media. Si pensava solo a tanta comunicazione per ottenere un consenso elettorale. Sui temi bancari e finanziari non c’era condivisione.
Si devono dare risposte sui crediti non esigibili. Chi ha chiesto di trovare una larga intesa per affrontare pochi problemi per mettere in sicurezza il Paese ha fatto bene. Le soluzioni non sono nelle tasse e nel vendere le residenze. Upr seguirà con attenzione gli sviluppi della crisi. Ci sono temi e situazioni che rischiano di mettere a repentaglio lo stato della finanza del Paese. Su questi temi si devono trovare condivisioni. Chi è nel giusto e nell’onestà avrà le giuste gratificazioni, in termini politici ed etici.

Andrea Belluzzi, Psd
Non voglio entrare nel merito dell’opportunità della scelta di Ap. Comprendo una parte di ragioni. Ap ha sollecitato in più di una ripresa una maggiore coesione. Non può però dire che il distacco è solo colpa della maggiorana parlamentare. A chi dice che il governo lascia solo debiti, ricordo che lascia anche un Paese in white list. Noi abbiamo tenuto in sicurezza i conti del Paese.
Rivendico la paternità del nostro partito sull’ipotesi della grande coalizione che potesse ragionare su numeri importanti. Ci sono ragioni politiche di opportunità per creare una coalizione con la forza di non essere messa sotto scacco dall’individualismo. I temi di una coalizione di questo tipo devono essere fondati sulla condivisione e sulla coesione. Una modalità importante sarà quella di comprendere che la valorizzazione del patrimonio immobiliare sarà importante per i crediti non esigibili. I crediti riscuotibili vanno riscossi. Bisogna evitare derive giustizialiste, le azioni legali tout-court.

Stefano Canti, Pdcs
Negli ultimi decenni i governi costituiti non riescono a giungere a fine legislatura, ma si sono interrotti prima.I traguardi raggiunti da questo governo sono tanti, uscita black list,ingresso white list, riforme, Pst, polo moda e tanti altri provvedimenti. Recentemente le cose sono cambiate, Ap ha aperto la crisi senza effettuare un ultimo confronto con gli alleati per scongiurarla. Rispetto la scelta di Ap, ma non la condivido, come penso non sia stata condivisa da tutto il movimento. Mi preme sottolineare come la coesione di governo e maggiorana iniziale sia stata minata da personalismi e trasversalismi. Ap ha detto che overno e maggioranza sono rimasti fermi al palo, ma il clima pre-elettorale è iniziato per i trasversalismi interni e per la nascita di nuovi soggetti. Anziché ritirare la delegazione, governo e maggioranza avrebbero dovuto sedersi al tavolo per definire i provvedimenti da mettere in atto da qui a fine legislatura: su sistema bancario, riforma mercato lavoro, bilancio previsionale. Questo andava fatto con senso di responsabilità da parte della coalizione Bene comune ma i trasversalismi e personalismi hanno preso il sopravvento. Fare politica significa interessarsi dei problemi di tutti, scegliersi, mettersi in discussione, individuare i provvedimenti necessari al Paese e adottare provvedimenti che possano ridare fiducia e risposte ai cittadini. La politica tornerà ad essere credibile nella misura in cui non prevarranno i personalismi. Non ci resta che rassegnare le dimissioni e poi, con un programma chiaro e dettagliato chiedere fiducia alla cittadinanza per rilanciare nella prossima legislatura i provvedimenti da adottare per il Bene del Paese.

Simone Celli, LabDem
Mularoni ha rassegnato le dimissioni oltre un mese fa, aver atteso tutto questo tempo per il dibattito consigliare mi pare in fortissima contraddizione rispetto agli appelli al ‘fare in fretta’ uditi oggi in aula. Qualcosa non torna. Questi appelli sono stati fatti da autorevoli esponenti di governo e maggioranza. Ap di fatto ha istituzionalizzato una crisi conclamata già diverso tempo fa. Il governo aveva spento la sua spinta propulsiva da molto prima. E concordo che un altro anno in questo modo non poteva essere tollerato da San Marino. La scelta di Ap non mi ha sorpreso e ha rappresentato la logica conseguenza di rapporti fortemente deteriorati tra governo e maggioranza e all’interno della stessa maggioranza. Oggi cadere dal pero e dire che ‘si poteva andare avanti’ mi sembra una valutazione quantomeno superficiale e irrispettosa di quello che abbiamo visto in Aula negli ultimi tempi. Le condizioni per governare di Bene comune sono venute meno. Non ho paura a riconoscere che non tutto di questi 4 anni siano da buttare via. Tuttavia, sostenere che dal 2012 ad oggi il Paese stia meglio è una valutazione azzardata. Il Pil cresce di ‘zero, qualcosa punti percentuali’ di fronte alla perdita di oltre 30 punti percentuali. E’ una crescita insoddisfacente e che non ci fa uscire dalla recessione. Non è stato raggiunto l’equilibrio strutturale del bilancio dello Stato. Sono servite manovre straordinarie per permettere al governo di raggiungere risultati dignitosi. La situazione è tutt’altro che rosea per il settore bancario. Tutto ciò mi fa dire che Bene comune lascia un’eredità di situazione del Paese molto pesante. Delle componenti non hanno esitato a dire che è una situazione di emergenza. Da questa base è partita la proposta di lanciare una grande coalizione. Per la consapevolezza del difficile momento del Paese e della complicatezza delle scelte da prendere in prospettiva, si è ragionato su ipotesi per un largo consenso politico e sociale. E’ un’ipotesi di buon senso. Dalla Dc si è parlato di impossibilità a procedere a situazioni mediate. Legittimamente la Dc vuole una coalizione di cui abbia la Golden Share, con cui imporre la sua visione di società, un monocolore Dc arricchito da satelliti. Questa è la vocazione che emerge dalla Dc. E’ una posizione che però deve essere oggetto di attenta riflessione politica da parte di chi è impegnato a dare unità all’area socialista riformista. Sono d’accordo con chi sostiene che le prossime coalizione devono essere basate su un forte coesione programmatica, è ovvio. Siccome si ragione di contenuti ne metto uno: garantire la piena separazione poteri Non vorrei che diversamente si nascondesse un desiderio di ritorno al passato e di restaurazione.

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