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ROMA – “Oggi sui giornali si parla di scambio di ostaggi e prigionieri tra Hamas e Israele, mentre mio fratello da tre anni è nelle mani delle autorità israeliane: è stato ucciso nel 2020 e da allora il corpo è in una cella frigorifera dell’Università di Tel Aviv. Ogni settimana con mia madre manifestiamo in strada per chiedere che ce lo restituiscano. Per favore, ridatecelo”. Farah Erekat proviene da Betlemme ed è tra i palestinesi che oggi Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata.
Incontrando i giornalisti, Erekat ripercorre la sua storia: “Nel giugno 2020 ero dal parrucchiere a preparare i capelli per un matrimonio quando alla radio dissero che un uomo era stato ucciso a un check point tra Gerusalemme e Betlemme. Solo quando sono arrivata a casa ho scoperto mio fratello gemello Ahmed era stato colpito a morte dai militari. Aveva 26 anni e avrebbe dovuto sposarsi due mesi dopo”.
Una vicenda, questa, confermata da fonti della stampa locale e internazionale. E le pene della famiglia Erekat non sono terminate con la vicenda di Ahmed. “L’anno dopo mia sorella di 33 anni è morta di cancro, per il dolore” ricorda Erekat. “Gli israeliani bombardano Gaza a causa di Hamas ma in Cisgiordania uccidono tutti i giorni”.
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