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Sciopero della fame per la Palestina, studenti si incatenano al Rettorato della ‘Sapienza’

Dopo gli scontri di ieri, che hanno portato all'arresto di due studenti, al via la protesta non violenta

Pubblicato:17-04-2024 14:29
Ultimo aggiornamento:17-04-2024 14:30
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ROMA – Da questa mattina, alcuni studenti e studentesse dell’Università Sapienza di Roma sono incatenati al rettorato ed hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro “il genocidio in corso a Gaza”, fanno sapere attraverso un comunicato pubblicato sul sito dell’Organizzazione giovanile comunista ‘Cambiare rotta’. In particolare studenti e studentesse sono “preoccupati per le condizioni in cui versano tutti i territori palestinesi sotto attacco continuo, e per la possibilità sempre più reale di una escalation generalizzata della guerra in Medio oriente e non solo”.

Questa forma di protesta non violenta, “dopo mesi di una mobilitazione eterogenea e diffusa- prosegue la nota- che ha visto in diversi settori della società una presa di posizione netta contro le guerre per un cessate il fuoco, per fermare l’escalation in corso che rischia di trascinare il mondo in una terza guerra mondiale a pezzi. A tutto questo però è corrisposto soltanto un preoccupante avvitamento antidemocratico che nei casi più estremi si è tradotto anche in manganelli e violenza repressiva su studenti e studentesse, tanti gli ultimi eventi noti. Non riusciamo a vedere altro che l’urgenza di fare di più e fare meglio: siamo in sciopero della fame perché il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c’è più tempo. E siamo incatenati e in sciopero della fame al rettorato della Sapienza perché è dal cuore della più grande università d’Europa che ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento. Dai vertici dell’amministrazione però non sono arrivati segnali positivi. Al contrario- proseguono- la Rettrice Antonella Polimeni insiste nello squalificare le proteste degli studenti e nel silenziare le rivendicazioni del mondo accademico che pone la questione etica dell’utilizzo militare della ricerca scientifica. Un atteggiamento, quello della Rettrice della Sapienza, che distrae dal fulcro della questione che si vorrebbe mettere sotto il tappeto: l’ateneo, anzi la sua governance e in primis la Rettrice stessa, hanno le mani sporche del sangue dei palestinesi. Le hanno perché collaborano quotidianamente con università sorte in Palestina su territorio occupato, colonie la cui stessa esistenza è un crimine per il diritto internazionale; collaborano con le aziende produttrici di armi, come il campione internazionale Leonardo s.p.a. a partecipazione israeliana; collaborano con Israele a fini di ricerca che, come sostenuto anche dalle migliaia di accademici firmatari della Lettera contro il bando MAECI e da numerosi esperti, mettono il sapere a servizio di prodotti e tecnologie ad ‘uso duale’: sviluppate per uso civile, finiscono direttamente nell’arsenale di tecnologie impiegate nelle guerre in tutto il mondo”.

Per questi motivi gli studenti ritengono che “la Rettrice debba fare un passo indietro urgentemente, perché di fronte al genocidio del popolo palestinese e al rischio di un conflitto generalizzato, questa è l’unica scelta giusta. Ci appelliamo a tutti i soggetti democratici, pacifisti e della società civile a sostenerci in queste ore e a dare risonanza a questo percorso che vuole lo sganciamento da qualsiasi complicità e fermare l’escalation. Chiediamo inoltre che la rettrice convochi urgentemente un momento di confronto largo e aperto tra tutte le componenti dell’Ateneo per far emergere con forza le ragioni di chi vuole il cessate il fuoco immediato e la fine del genocidio a Gaza. Invitiamo tutti gli studenti, docenti, ricercatori e chiunque sia a favore della pace a unirsi a noi nelle proteste di questi giorni“.


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