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ROMA – “Cessate il fuoco umanitario immediato” e rilascio degli ostaggi israeliani, pure “immediato e senza condizioni”: questi i punti chiave di una risoluzione sul conflitto nella Striscia di Gaza che dovrebbe essere domani al centro del dibattito all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. A confermare l’agenda è stato il presidente dell’organismo dell’Onu, Dennis Francis, originario di Trinidad e Tobago. Il dibattito al Palazzo di vetro di New York seguirebbe lo stop imposto dagli Stati Uniti venerdì scorso a una risoluzione del Consiglio di sicurezza sostanzialmente analoga nei punti essenziali.
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L’Assemblea generale si era già espressa sul Medio Oriente a ottobre. Allora la richiesta di “una tregua sostenibile, durevole e immediata” che portasse a “una cessazione delle ostilità” era stata approvata con 121 voti favorevoli, 14 contrari e 44 astensioni. In quell’occasione le scelte diplomatiche avevano rivelato divisioni anche all’interno dell’Unione Europea. A votare “sì” erano state sia la Francia che la Spagna, insieme con Irlanda e Portogallo e, tra i Paesi extraeuropei, Russia, Cina, Egitto e Qatar. Astenute invece Italia, Germania, Polonia e Grecia. Contrarie infine Austria, Croazia e Gran Bretagna, al fianco di Israele e Stati Uniti. La nuova fiammata del conflitto in Medio Oriente è divampata il 7 ottobre, con gli assalti dei commando di Hamas che nel sud di Israele hanno provocato circa 1.200 morti. Almeno 18mila invece i palestinesi uccisi negli oltre due mesi di raid delle forze di Tel Aviv a Gaza. Gli ostaggi israeliani tuttora prigionieri di Hamas nella Striscia sono più di cento.
Il governo italiano è tra i firmatari insieme a Francia e Germania di una lettera che esprime sostegno “all’iniziativa del Servizio europeo di azione esterna” per “l’istituzione di un regime sanzionatorio indirizzato ad Hamas e ai gruppi affiliati e ai suoi sostenitori”. Lo si apprende da fonti diplomatiche mentre è in corso la riunione del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri a Bruxelles. L’iniziativa punta a “stigmatizzare politicamente gli attacchi del 7 ottobre scorso”, che hanno provocato circa 1.200 morti nel sud di Israele al confine con la Striscia di Gaza. Le sanzioni, si legge in un comunicato, priverebbero l’organizzazione militare riconosciuta come gruppo terroristico, “del sostegno finanziario e logistico da parte di terzi”.
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, ad appena due giorni di distanza dal colloquio telefonico con il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu, è tornato a parlare del conflitto in corso nella Striscia di Gaza, promettendo “maggiore cooperazione e vicinanza per la risoluzione della guerra contro il gruppo militante Hamas“. “Un ulteriore aumento delle vittime civili deve essere evitato ad ogni costo, ed il mezzo migliore per risolvere il conflitto resta la diplomazia”, ha aggiunto il premier giapponese, che ha anche condiviso con il leader israeliano la preoccupazione per gli attacchi alle navi commerciali che si verificano con sempre maggior frequenza nel Mar Rosso.
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