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“Basta ecografie per sentire il cuore”, le donne dem dell’Emilia-Romagna fanno muro

L'altolà della portavoce Roberta Mori, che pone la questione alla giunta Bonaccini: "almeno un caso anche qui"

Pubblicato:07-10-2022 16:48
Ultimo aggiornamento:07-10-2022 16:48
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BOLOGNA- Bene la somministrazione della pillola RU486 anche nei consultori familiari. “Una decisione che qualifica positivamente il nostro sistema sanitario regionale- sottolinea Roberta Mori, consigliera Pd in Regione e portavoce delle donne democratiche dell’Emilia-Romagna– che allarga e garantisce il diritto alla interruzione volontaria di gravidanza sicura, tempestiva e rispettosa della volontà della donna”. Ma la dem mette soprattutto in guardia dalle ecografie fatte con lo scopo di far sentire il battito del feto alle donne che intendono abortire.

“LUNGHE ATTESE ED ESAMI PER FARE PRESSIONE SULLE DONNE”

In Umbria, in Veneto, nelle Marche ed in almeno un caso anche in Emilia-Romagna- afferma Mori- sono giunte recenti segnalazioni, riprese dalla stampa, di comportamenti ostativi alla libera scelta della donna nonché di indebite pressioni psicologiche”. Mori ricorda in particolare la vicenda di una coppia costretta a ‘migrare’ per un aborto dalle Marche all’Ausl Romagna di Rimini, “dove comunque alla donna è stato chiesto di aspettare ancora, fino a quando, attraverso ecografie ripetute, non si sentisse con chiarezza il cuore del feto che batte per accertare l’assenza di un aborto spontaneo già in atto”. L’aborto farmacologico, ricordano i dem, è disciplinato da linee guida ministeriali ma recepite in modi differenti dalle Regioni. E “troppe volte sentiamo di ritardi dovuti a colloqui plurimi per dissuadere la donna dalla sua decisione, a questo- spiega ancora Mori- si aggiungono richieste ecografiche che, sulla base di una presunta esigenza medica, si traducono nella costrizione per la paziente di andare due, tre, quattro volte in ospedale prima dell’intervento per ascoltare il battito del feto”.

IL CASO ARRIVA IN REGIONE: LE RICHIESTE DEL PD

Con un’interrogazione presentata in Regione la consigliera Pd intende fare “chiarezza scientifica ed evitare ritardi che mettono a rischio l’Ivg nonché disagio, pressione e sofferenze ulteriori per la donna, che esulano dal colloquio e consenso informato sancito dalla legge 194“. Si chiede dunque alla giunta regionale “di chiarire se la prescrizione dell’ecografia di accertamento della vitalità dell’embrione, ai fini del rilascio del certificato di Ivg, è prevista nell’ambito della legge 194 e delle norme”.
Inoltre, Mori vuol sapere “quali ragioni medico-scientifiche, per la salute della donna, supportano tale richiesta alle pazienti”. Infine, “se e in che modo la Regione intende garantire, su tutto il territorio regionale, che gli esami clinici ed ecografici non interferiscano con la tempistica richiesta per Ivg sicure, nel rispetto della volontà della donna, del diritto, della preminente tutela della salute”.


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