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Al via la sperimentazione del ‘bosco diffuso’ sotto i portici di Bologna

Valentina Orioli, vicesindaca con delega all'Urbanistica, dà il via libera al test: vasi e piante verranno collocati tra una colonna e l'altra in tutta la città

Pubblicato:05-05-2021 16:07
Ultimo aggiornamento:05-05-2021 16:07

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BOLOGNA – Il Comune di Bologna sposa, ma con cautela, l’idea di arricchire i portici con un “bosco diffuso” costituito da vasi e piante da collocare tra una colonna e l’altra in tutta la città: il progetto, nato da un gruppo di cittadini durante il lockdown di un anno fa, è stato presentato oggi in una commissione consiliare e la vicesindaca con delega all’Urbanistica, Valentina Orioli, dà il via libera a un test: “Si può fare una sperimentazione per capire come funziona”.

L’obiettivo “non è mettere semplicemente una serie di piante sotto i portici, ma creare un modello di collaborazione, affinché la collocazione che auspichiamo sia la più diffusa possibile- sottolinea uno dei promotori dell’iniziativa, Eddy Anselmi– sia armonica e possa rendere Bologna più bella, vivibile e pulita usando l’idea delle piante come grimaldello per ovviare a possibili situazioni di criticità e degrado”. In questa prospettiva, il bosco diffuso va inteso “come un modello a disposizione anche di altre associazioni e comitati”, aggiunge Anselmi. Intanto è stata avviata un’interlocuzione con il Cnr per capire che impatto si può ottenere sulla qualità dell’aria, riferisce un altro degli ideatori del progetto, Giovanni Fulco. Ma in ogni caso c’è l’obiettivo di “portare del bello sotto i nostri portici, spesso maltrattati e occasione di degrado e sporcizia”, continua Fulco. Il piano prevede di coinvolgere residenti e commercianti nel reperimento degli arredi (con gruppi d’acquisto, per abbassare i costi) e poi nella manutenzione ordinaria, mentre per quella straordinaria entrerebbe in campo l’associazione che i promotori stanno costituendo. Un percorso “artigianale”, lo definisce Fulco, “non abbiamo l’idea utopica di riempire di piante tutti portici nello stesso momento”.

L’obiettivo, però, è “arrivare idealmente a ricoprire tutti i 62 chilometri di portici“, continua Fulco: due vasi sotto ogni arco, lasciando “molto spazio centrale per il passaggio”. Come “strada pilota” si sta pensando alla parte dentro porta di via Saragozza, spiega Fulco, perché “già molti commercianti e anche qualche privato hanno deciso di attivarsi“. Gli stessi promotori, poi, non nascondono le criticità da affrontare: non impattare negativamente sul contesto circostante, rendere gli arredi inamovibili per evitare furti e danneggiamenti, segnalare gli ostacoli a chi ha difficoltà di deambulazione e garantire la pulizia.


Il progetto è “molto ambizioso“, commenta la dirigente comunale Federica Legnani, che coordina la candidatura dei portici a patrimonio Unesco, ma “non tutti i portici sono adatti a ricevere delle piante, la cosa andrà valutata caso per caso”. Di conseguenza, è il caso di “pensare in grande ma iniziare in piccolo”, suggerisce Legnani, anche perché ci sono precedenti non positivi: le fioriere sotto il Treno della Barca, ad esempio, sono state riempite di cemento e quindi “qualcosa non è andato come doveva”. Per Orioli, senz’altro il progetto va nel senso di una “valorizzazione” dei portici, ma “non tutti hanno le potenzialità o una forte vocazione ad essere trattati con il verde”: alcuni sono “quasi delle autostrade pedonali e lì è difficile immaginare la collocazione di molti oggetti”, mentre altri sono più tranquilli e in questi casi “il verde è un valore aggiunto interessante”. La vicesindaca, comunque, approva l’idea di sperimentare l’iniziativa: partendo magari da un Patto di collaborazione con il quartiere Porto-Saragozza, ma il tutto potrebbe “anche diventare un piccolo capitolo del Piano di gestione dei portici” legato alla candidatura Unesco.

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