NEWS:

Allarme pensioni in Veneto, in 260mila rischiano di perdere oltre quattrocento euro nel 2024

Il 70% sono ex operai, insegnanti, infermieri che hanno lavorato 40 anni

Pubblicato:04-10-2023 14:48
Ultimo aggiornamento:05-10-2023 14:22
Autore:

pensioni veneto
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

VENEZIA – Hanno versato contributi per tutta la loro vita lavorativa nella speranza di poterne godere i frutti una volta andati in pensione. Ma anche nel 2024 (come successo lo scorso anno) rischiano di essere trattati come bancomat da un governo che strizza gli occhi agli evasori spremendo invece le persone oneste. Se l’esecutivo Meloni confermerà i tagli alla rivalutazione per gli assegni previdenziali considerati più alti, saranno 260.000 (uno su cinque) gli anziani veneti penalizzati con una perdita media superiore ai 400 euro nell’arco dell’anno che, sommati alle decurtazioni del 2023, diventano 800 euro, importo tutt’altro che trascurabile soprattutto in considerazione dell’inflazione “monstre” scoppiata nel 2022. Di fatto, spiega Massimo Cestaro, segretario Spi Cgil del Veneto, “questo governo di destra considera nababbi pensionati che hanno lavorato 40 anni come operai, insegnanti, infermieri, tecnici, versando sempre i contributi. Tutte persone che stanno pagando a caro prezzo l’inflazione scoppiata nel 2022 e che anche quest’anno rischiano di non ricevere la rivalutazione che gli spetta”.

Secondo i calcoli dei sindacati, sui 260.000 pensionati che lo scorso anno hanno visto ridotta la percentuale di adeguamento all’inflazione, sono più di 156.000 quelli che portano a casa pensioni nette mensili comprese fra i 1.700 e i 1.800 euro, importi che non hanno minimamente attenuato l’effetto dei rincari e che, se verranno confermati gli annunci del governo, anche nel 2024 subiranno un drastico taglio nell’adeguamento a un’inflazione ancora alta soprattutto nel carrello della spesa e in risalita anche sul fronte delle bollette.

A ROMA LA MANIFESTAZIONE

“Noi il 7 ottobre saremo in piazza a Roma assieme alla Cgil anche per dire al governo che i pensionati non sono un bancomat- avverte Cestaro- e se l’intenzione è quella di confermare i tagli della rivalutazione come successo nel 2023, allora la manifestazione di Roma assieme alla Cgil sarà solo l’inizio e la protesta di sposterà anche sui territori. Siamo pronti a innalzare le barricate perché siamo stufi che il pensionato venga utilizzato per coprire le inefficienze dei governi”. Nella capitale sabato prossimo lo Spi del Veneto sarà a fianco della Cgil anche per ricordare come il tema delle pensioni debba essere una priorità assoluta nel dibattito politico. “Nella nostra regione- conclude Cestaro- sei pensioni su 10 sono sotto i mille euro. E di queste, oltre il 70% è destinato alle donne. Questi sono i temi di cui vogliamo discutere, no di condoni e flat tax”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it