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FOTO | VIDEO | A Genova i lavoratori dell’ex Ilva in sciopero per 24 ore: “Basta cassa integrazione”

In strada con i mezzi: "Vogliamo delle risposte perché questo stabilimento, come gli altri siti, sta morendo"

Pubblicato:02-10-2023 10:00
Ultimo aggiornamento:02-10-2023 20:06
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GENOVA – Assemblea davanti ai cancelli della fabbrica, la decisione di proclamare 24 ore di sciopero in continuità con quanto fatto a Taranto la settimana scorsa, e di scendere in strada con i mezzi. Si alza subito di tono la protesta dei lavoratori ex Ilva a Genova. Stamattina il concentramento a partire dalle 7 davanti alla portineria dello stabilimento di Cornigliano: “Meglio una lotta disperata che vivere una disperazione senza lotta“, si legge su uno striscione che campeggia davanti all’ingresso. “Basta cassa”, il messaggio eloquente poco più sotto. I lavoratori protestano contro la mancanza di investimenti, la produzione ai minimi nonostante un buon mercato di settore, l’assenza di interventi di manutenzione e i continui rinvii nella definizione dell’assetto societario tra partecipazione pubblica e privata di ArcelorMittal.

“Vogliamo delle risposte perché questo stabilimento, come gli altri siti, sta morendo: c’è bisogno di dare un segnale forte a livello nazionale. Le istituzioni devono uscire allo scoperto: vogliamo una seduta di Consiglio comunale o regionale ad hoc sulla siderurgia“, sintetizza Nicola Appice, Rsu Fim Cisl. “Ci stanno spegnendo, piano piano. Ogni giorno in questi impianti si rischia la vita e a questa gente non importa nulla. Non vogliamo fare la fine della Thyssen“, aggiunge Fabio Ceraudo, Rsu Usb e consigliere comunale del Movimento cinque stelle.

“Abbiamo tirato fuori i mezzi e non sappiamo neanche se arrivano fino a fine giornata: siamo consapevoli di quello che abbiamo fatto e andiamo fino in fondo”, assicura Armando Palombo, coordinatore Rsu per la Fiom. “Io non so come andiamo avanti oggi o domani, ma so che quel varco è aperto perché lo abbiamo aperto per farci uscire i mezzi. E come sono usciti i mezzi, possiamo rientrarci noi”, aggiunge il rappresentante dei lavoratori. “La parola d’ordine di oggi è una sola: basta cassa integrazione– rimarca Palombo- se non arriva qualche soluzione, ci fermiamo tutti. Genova deve mettere in campo la sua tradizione e farlo un po’ alla francese”.


Poi, poco dopo le 8.30, parte il corteo in direzione della rotonda Cornigliano, con una ruspa e un carrellone ad aprire la strada. Qui presidio “finché qualcuno non ci risponde”, assicura Palombo. Nella protesta c’è anche spazio per un po’ di amaro sarcasmo: “Acciaierie d’Italia, offerta libera per l’acquisto dei ricambi e materiale di consumo. I lavoratori ringraziamo”, si legge in un bussolotto di cartone portato al collo da un operaio.

Successivamente la protesta dei lavoratori di sposta sulla strada a mare “Guido Rossa”, in direzione ponente. Ad aprire la strada sempre il carrellone, su cui è stato issato lo striscione “Basta cassa” e la ruspa.

PAUSA RIFORNIMENTO A GENOVA: ‘MANCO CI METTONO IL GASOLIO’

Sosta ai box per il corteo dei lavoratori ex Ilva a Genova. Uno dei mezzi che apre la manifestazione, giunto in via Cornigliano, si è dovuto fermare a un distributore per fare rifornimento di carburante. “Neanche il gasolio ci mettono, facciamo tutto in autofinanziamento”, commentano i lavoratori.

IL CORTEO ARRIVA A SAMPIERDARENA E TORNA INDIETRO

Il corteo, dopo un paio di soste in via Cornigliano, ha proseguito fino alla rotonda in fondo a via Pieragostini, all’altezza della Fiumara, a Sampierdarena. Qui ha invertito il senso di marcia per ripercorrere in senso contrario la strada fatta in mattinata. La manifestazione, dunque, torna sul ponte di Cornigliano, ripercorrerà via Cornigliano per poi imboccare nuovamente la strada a mare “Guido Rossa” e ritornare verso i cancelli della fabbrica. Non è escluso che il corteo faccia un giro anche all’interno dello stabilimento.

In attesa dell’incontro convocato dal governatore Giovanni Toti per mercoledì (oggi e domani è impegnato a Torino al Festival delle Regione, a cui partecipano anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la presidente del consiglio, Giorgia Meloni), ancora da decidere come proseguirà la protesta domani, ma i lavoratori dovrebbero ritrovarsi in assemblea alle sette.

A GENOVA AGITAZIONE CONTINUA, PRESIDIO ALL’INGRESSO

“Confermiamo lo stato di agitazione di tutti i lavoratori del sito di Cornigliano. Confermiamo il presidio sulle portinerie con i lavoratori fino al termine dello stato di agitazione. Lo sciopero proclamato per la giornata di oggi si concluderà domani mattina alle 7. Domattina assemblea di tutti i lavoratori nel piazzale davanti alla portineria, alle 8, per decidere come proseguire la vertenza”. Così, in una nota unitaria, la rappresentanza sindacale dello stabilimento di Acciaierie d’Italia di Genova.
“Con la manifestazione per le strade della città abbiamo voluto sollecitare il governo sui tempi della trattativa con l’investitore privato- sottolineano i rappresentanti dei lavoratori- basta cassa integrazione e subito manutenzione sugli impianti. Il governo batta un colpo. Non ci interessa parteggiare per Invitalia o per Mittal, ma chi governa questa fabbrica, da Taranto a Genova a Novi, deve mettere i soldi per far funzionare gli impianti”.

DOMANI COORDINAMENTO FIM-FIOM-UILM SU PROSECUZIONE PROTESTA

I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm nazionali si incontreranno domani per definire il coordinamento nazionale unitario e decidere come proseguire le iniziative di mobilitazione in merito ala vertenza ex Ilva, dopo lo sciopero e la manifestazione di oggi a Genova.

“Non possiamo più attendere- scrivono i sindacati in una nota unitaria- le iniziative delle lavoratrici e dei lavoratori non si fermeranno fino a quando non ci saranno risposte concrete da parte del governo e dell’azienda su temi irrisolti da anni, sia a livello dei singoli siti che a livello di gruppo”. I sindacati rimarcano che “servono investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, sulla produzione e il rilancio degli impianti, sull’occupazione. Alle nostre richieste non c’è stata nessuna risposta da parte del governo durante l’incontro del 27 settembre a Palazzo Chigi, per cui insistiamo a chiamare in causa governo e ArcelorMittal: devono assumersi le proprie responsabilità. E’ inaccettabile l’assenza di programmazione delle risorse pubbliche e private necessarie a rilanciare la produzione di acciaio nel nostro Paese”. 

EX ILVA DEVE 96.000 EURO ALLA SOCIETÀ MUTUO SOCCORSO GENOVA

Novantaseimila euro. A tanto ammonta il debito di Acciaierie d’Italia verso la Società di mutuo soccorso “Guido Rossa” di Genova, costituita da ex lavoratori Ilva. L’azienda, spiega una nota, “non ha ancora pagato una rata di quanto dovuto nel 2023, secondo gli accordi sindacali sottoscritti. Con quei soldi normalmente pensiamo allo studio e al tempo libero degli oltre novecento figli dei lavoratori dello stabilimento: borse di studio, buoni giocattolo natalizi, colonie invernali, colonie estive, corsi di vela, nonché supporto ai lavoratori in cassa integrazione”. Insomma, attacca il responsabile Paolo Terrizzi, “tutto rischia di andare in fumo: assieme agli impianti, ai salari degli operai, anche un sistema di mutuo soccorso di fabbrica, che è uno dei fiori all’occhiello della militanza operaia che contraddistingue Genova. In tanti si devono vergognare, sicuramente non i lavoratori”.

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