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ROMA – “Ah! Ci hanno dato fuoco alla macchina”. Così ha risposto Cinzia Fiorato, giornalista Rai, ai carabinieri che sabato 26 febbraio la informavano che l’auto di suo marito, l’avvocato Vincenzo Iacovino, era stata distrutta da un incendio. Le fiamme sarebbero partite dalle ruote dell’auto parcheggiata in Piazza della Libertà bruciando anche altri due veicoli posteggiati vicino.
“Chi ha colpito quell’auto sapeva di chi era. Noi non la parcheggiamo mai sotto casa per rispetto di chi abita qua, la parcheggiavamo sempre in piazza delle Libertà, ha confidato all’Agenzia Dire la giornalista. La paura “c’è sempre, ma questo è l’ennesimo episodio– ha raccontato- non posso quasi più affacciarmi dalla finestra perché con mio marito veniamo minacciati e insultati. Vengono a suonare il citofono nel bel mezzo della notte, ma anche dopo l’incendio ci hanno rotto lo sportello dell’utenza del gas“.
Tutto questo avviene a Monterotondo dove la giornalista è nata e cresciuta ed è tornata a vivere dopo un periodo in cui ha abitato a Roma. “Sono tornata a vivere nella casa che avevo al centro del borgo di Monterotondo. Il centro storico è sempre stato molto bello, vivo e storicamente importante. Negli ultimi dieci anni, per una serie di ragioni, dalla congiuntura economica al cambio del tessuto urbano passando per delle scelte di tipo amministrativo il centro è diventato in maniera rapida un centro di aggregazione giovanile notturno tutto intorno alla vendita dell’alcol“. In questi dieci anni “tutta questa concentrazione di ragazzi- ha aggiunto la Fiorato- tutto questo abuso di alcol e tutta questa deregulation hanno attirato, come prevedibile, la criminalità”.
Una criminalità che “da tempo ha capito bene- ha spiegato la giornalista- che il mondo della notte, la ristorazione e la somministrazione di alcol è un’ottima lavatrice”. A quel punto la giornalista ha deciso di fare quello che fa da anni “ho iniziato a riprendere gli abusi, le risse, i pestaggi. E ho iniziato a notare delle coincidenze, cioè che c’erano più o meno le stesse facce e che i disordini avvenivano più o meno dagli stessi locali. E su questo punto ci tengo a dire che non sono contro i locali, sono contro quei locali che non rispettano le regole”.
Dopo aver raccolto una serie di testimonianze e di filmati Fiorato ha deciso di “lanciare degli allarmi. Sono stata molto ascoltata dalla gente e da chi poi mi ha dato fuoco alla macchina, ma non sono stata ascoltata dalle autorità“. Il vulnus, secondo la giornalista, “è dal punto di vista amministrativo” e per questo oltre alle denunce “e al ricorso al tribunale di Tivoli” si è rivolta anche al Tar. A questo si aggiungono le denunce verso anonimi “che facciamo puntualmente– ha raccontato- ogni volta che qua sotto ci sono pestaggi, persone che vanno in terapia intensiva, schiamazzi”.
Le carenze sono tante, sicuramente “c’è una carenza educativa– ha spiegato la Fiorato- una carenza di controllo, ma soprattutto c’è la carenza della politica che non se ne fa carico e non si sa perché”.
A queste dichiarazioni, martedì 1 marzo, ha risposto, dalla sua pagina facebook, il sindaco di Monterotondo Riccardo Varone.
“BASTA FANGO SU MONTEROTONDO. Nella nostra città esistono episodi di inciviltà legati al fenomeno della cosiddetta “mala movida”, come del resto in moltissimi centri urbani, grandi e piccoli, in tutta Italia. Altra questione, ben distinta, è la presunta esistenza di un malaffare di gruppi di interesse malavitosi, come vorrebbe una certa narrazione che in questi giorni continua a dilagare sulla stampa nazionale e sui social network e che sta descrivendo Monterotondo come una sorta di barrio sudamericano. È quanto emerso nel corso della seduta del Comitato per l’ordine e la sicurezza, al quale ho partecipato ieri pomeriggio su invito del prefetto di Roma Piantedosi. Lo stesso Prefetto ha rammentato l’incontro da me sollecitato a giugno dello scorso anno e ha confermato l’impegno, suo personale e della rete territoriale che sovraintende all’ordine e alla sicurezza pubblica, a mettere in campo se necessario, misure anche straordinarie, simili a quelle previste dal protocollo già adottato a Roma, che integrino, completino e rinforzino quanto previsto dal Regolamento per il Centro storico di prossima approvazione, al fine di contrastare un fenomeno che appare particolarmente serio, a Monterotondo come altrove, ora che la pandemia sta allentando la sua morsa”.
“Un impegno,- ha specificato il Prefetto-, che sarebbe stato assunto indipendentemente da quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica, in virtù delle richieste formali già avanzate a suo tempo dal sottoscritto. Riguardo l’incendio delle tre auto in sosta in piazza della Libertà e sulle cui cause, a differenza di molti, non ho alcuna certezza, ribadisco la completa fiducia nelle indagini in corso, che non a caso si stanno muovendo a trecentosessanta gradi come è giusto che sia, non escludendo ipotesi che nulla hanno a che fare non solo con la ‘mala movida’ locale ma persino con Monterotondo. Come Sindaco e come cittadino confido che le autorità preposte facciano presto chiarezza, individuando e perseguendo i responsabili. In ogni caso non sono più disposto a tollerare insinuazioni, becere calunnie, giudizi sommari supportati dal nulla, accuse di inadempienze ‘commissive ed omissive’ riferite al mio ruolo di Sindaco, a quello delle altre istituzioni cittadine e delle forze dell’ordine. In particolare la narrazione che vorrebbe dipingere Monterotondo come una città degradata non è reale né veritiera: la descrizione di una città in balia di criminali e spacciatori non può essere impunemente perpetuata, in particolare a mezzo stampa o social network. Per tutelare la dignità della città e dei suoi cittadini stiamo monitorando attentamente tutte le pubblicazioni social di questi giorni, valutando tutte le espressioni false, diffamatorie, calunniose e ingiuriose nei confronti delle quali l’Amministrazione intende procedere legalmente.Domani interverrò in diretta, su tutte queste questioni, nel corso di una nota trasmissione televisiva, spero abbiate modo di seguirla. Buona serata, Riccardo”.
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