ROMA – “Dall’inizio del 2019 sono oltre 1.500 i morti nel Mediterraneo centrale: a trasformare questo nostro mare in una fosse comune. Noi non ci stiamo e vogliamo andare lì, denunciare quello che accade e, se possiamo, aiutare chi ha bisogno”. Così Luca Casarini, capo missione della ong ‘Mediterranea’, a margine di una conferenza stampa convocata a bordo della nave ‘Rainbow Warrior’ di Greenpeace, ancorata al porto di Palermo.
“A brevissimo- annncia Casarini- questione di ore, al massimo un giorno, torneremo in mare con una imbarcazione battente bandiera italiana”.
Secondo Casarini “questa è la migliore risposta a chi ha fatto una guerra contro chi salva le persone”.
Casarini ha ricordato che la nave ‘Mare Ionio’ di Mediterranea “è sotto sequestro a Licata per avere salvato cinquanta persone tra cui – ha aggiunto – una bambina di due anni che ora sta bene e vive con la sua famiglia”.
“Le testimonianze, il monitoraggio, l’essere lì dove c’è bisogno di aiuto: questo è il nodo fondamentale, il motivo della criminalizzazione. Non vogliono testimoni di fronte a una tragedia che si sta compiendo nel Mediterraneo centrale e non li vogliono perchè loro sanno tutto. Sanno quando affondano e quanti annegano”. Ad affermarlo è Luca Casarini, capo missione di ‘Mediterranea’, a margine di una conferenza stampa a Palermo.
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“Non è possibile assistere a un tentativo di criminalizzazione di chi non fa altro che il proprio dovere: salvare vite umane. Carola Rackete (capitano della Sea Watch 3, ndr) ha tutta la nostra solidarietà. L’Italia e l’Europa hanno una grande responsabilità”. Lo ha detto, Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia, nel corso di una conferenza stampa a bordo della nave ‘Rainbow Warrior’ della Ong, ancorata al porto di Palermo.
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