Roma, 8 mag. - Prevenire il diabete agendo sulla popolazione a rischio è oggi una strada possibile. La ricerca della remissione della patologia diabetica di tipo 2 nel singolo paziente, per il momento forse solo mantenendo comunque la terapia farmacologica, ma domani completa in assenza di trattamenti, è un obiettivo da ricercare con forza e determinazione da parte degli specialisti impiegando tutte le strategie terapeutiche oggi disponibili.
Questo è il messaggio forte che emerge dal 'VII Diabetes Update fra Linee Guida e frontiere terapeutiche' dell'Associazione Medici Endocrinologi (AME-ETS), che si è da poco concluso a Milano. Si è trattata di una vera e propria "call to action" agli specialisti dedicati al diabete a perseguire fortemente le possibilità terapeutiche offerte a 360 gradi, con attenzione precoce alle sue complicanze e alle comorbilità, come ipertensione, dislipidemia, obesità solo per citarne alcune, perché gli obiettivi terapeutici proposti dalle linee guida sono oggi obiettivi raggiungibili e praticabili per garantire alle persone con diabete qualità e durata di vita sovrapponibili a quelli delle persone non diabetiche.
Focus di questa edizione, del consueto appuntamento annuale dell'AME, novità terapeutiche in arrivo in ambito endocrinologico per il trattamento del diabete mellito tipo 2 e la prevenzione delle complicanze, ma anche per il trattamento dell'obesità e per ritardare la progressione dell'esordio del diabete mellito tipo 1.
Secondo l'International Diabetes Federation (IDF) nel 2021 le persone con diabete mellito nel mondo erano 1 su 10, ovvero 537 milioni di persone. "L'IDF stima che nel 2045 le persone con diabete saranno 784 milioni di persone, concentrate soprattutto nelle aeree urbane- sottolinea Olga Disoteo, responsabile scientifico dell'evento e coordinatore nazionale della Commissione diabete di AME- Ancora più allarmante il dato dei bambini che nascono nel mondo da mamme con iperglicemia, 1 su 6, di questi l'80% nasce da mamme con diabete gestazionale, bambini che dovranno, come ci dicono gli studi, essere monitorati fin dall'età giovanile per il rischio di sviluppo precoce di diabete mellito tipo 2 e per il maggior rischio cardiovascolare connesso a tale situazione", aggiunge.
Una popolazione quest'ultima alla quale dovranno essere garantiti interventi precoci in grado di garantire anni di salute liberi da malattie metaboliche e complicanze correlate. "Ma per far ciò occorre saper identificare correttamente la persona con diabete", spiega Disoteo. "Non basta più una generica classificazione tra diabete mellito tipo 1 e tipo 2, occorre riconoscere le caratteristiche, stratificare il rischio cardionefrometabolico per scegliere tra le numerose terapie oggi a disposizione quella più adatta per il singolo paziente. Infine - conclude - occorre conoscere le numerose innovazioni tecnologiche e sapersene avvalere, perché la tecnologia può aiutare il clinico e il paziente a modulare al meglio alimentazione, attività fisica e terapia, non solo nel diabete mellito tipo 1, ma deve essere gestita né più né meno come una ulteriore terapia della quale si devono conoscere vantaggi e limiti".
(Red)