Save the Children: Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 dic. - Appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano, spesso poco luminosi e come se non bastasse anche sovraffollati. Sono gli appartamenti in cui vivono tanti dei bambini e adolescenti in Italia secondo il quinto Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia diffuso da Save the Children e intitolato "Gli orizzonti del possibile".
Secondo il rapporto, i dati parlano chiaro: sono le citta' e le metropoli l'habitat dei bambini e degli adolescenti che vivono in Italia. Il 37 per cento di tutti i minori italiani (3 milioni e 700 mila bambini e adolescenti) vive concentrata nel 16,6 per cento del territorio nazionale, cioe' nelle citta' metropolitane, mentre un milione e mezzo di bambini crescono all'interno degli 11 grandi centri urbani con una popolazioni superiore ai 250 mila abitanti: metropoli come Roma, in testa con quasi mezzo milione di minori, o come Napoli, Milano e Torino, dove si incontrano piu' di mille bambini per chilometro quadrato. Le condizioni precarie delle abitazioni. Non e' la concentrazione nelle grandi citta' a preoccupare, semmai le condizioni precarie nelle abitazioni delle proprie famiglie. Secondo il dossier, infatti, un minorenne su quattro vive in "appartamenti inadeguati con stanze poco accoglienti e precarie". Circa 700 mila bambini e ragazzi, infatti, vivono in famiglie che dichiarano il loro appartamento poco luminoso, 1 milione e 300 mila in famiglie che denunciano situazioni di sovraffollamento, carenza di servizi e problemi strutturali, 2 milioni e 200 mila minori (quasi uno su quattro) in nuclei familiari che dichiarano di abitare appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano. Come se non bastasse, nel 2013, sono 65.302 famiglie che hanno ricevuto l'ingiunzione di sfratto per morosita', con un incremento dell'8,3 per cento rispetto al 2012, mentre 31 mila sono stati gli sfratti effettivamente eseguiti.
Se gli spazi in casa diventano sempre piu' stretti, non va meglio fuori: strade, vicoli e cortili sono sempre meno usati per giocare. "La strada si e' fatta luogo di transito delle preoccupazioni dei genitori e ha perso la sua vocazione naturale di luogo di incontro - spiega il rapporto -, apprendimento e gioco, avventura e conoscenza. In media, tra i bambini fra 3 e i 10 anni, solo 6 su 100 la utilizzano per giocare (6,4 per cento), con picchi in Umbria (14 per cento) e Trentino, e deserti ludici nel Lazio (2,5 per cento), in Liguria, Piemonte e Campania". Poco meglio le percentuali relativi ai cortili condominiali che sono uno spazio di gioco solo per il 25,5 per cento dei bambini (3-10 anni) con maggiore fortuna per i bambini dell'Emilia Romagna (39,2 per cento) e il picco in negativo della Basilicata (11,2 per cento). Prati o campi, infine, sono spazi ludici solo per un 14,2 per cento di fortunati, che diventano ben il 41,2 per cento nella provincia di Bolzano per assottigliarsi a uno sparuto 3,9 per cento in Sicilia.
I parchi pubblici restano lo spazio di gioco piu' frequentato (dal 38,4 per cento) dai minori nella fascia di eta' 3-10 anni, con, tuttavia, grandi differenze territoriali: mentre al Nord e al Centro vi fanno ricorso in media piu' di 2 bambini su 3 (e in quasi tutte le regioni del Nord piu' di 1 bambino su 2), al Sud, dove l'offerta di spazi attrezzati e' sensibilmente ridotta, la fruizione dei giardini scende al 16 per cento e sale al 12 per cento la percentuale di bambini che gioca nei vicoli. "Gli orizzonti a disposizione dei nostri bambini sono sempre piu' chiusi - spiega Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia -: si riducono gli spazi di autonomia, socialita', svago, e si riducono gli spazi mentali, le opportunita' di formazione e crescita intellettuale e relazionale, sospingendo sempre piu' bambini ai margini. E' sotto gli occhi di tutti il disagio di tante "periferie": luoghi deprivati di verde, spazi comuni, trasporti efficienti, scuole a tempo pieno e sempre piu' popolati da giovani coppie con bambini. Le periferie dei nostri giorni sono le nuove citta' dei bambini. Da qui dobbiamo cominciare se vogliamo riaprire spazi di futuro e opportunita' per l'infanzia nel nostro paese".
Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)