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Donne e salute, Colao (Sie): “Malattie della tiroide 500% in più rispetto agli uomini”

SPECIALE 'DONNE E SALUTE' | "Terapie per ipertiroidismo antiche mentre per l'ipotiroidismo a disposizione nuove formulazioni"

Pubblicato:21-04-2022 11:33
Ultimo aggiornamento:21-04-2022 15:04

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ROMA – Le patologie tiroidee sono frequenti nella popolazione soprattutto quella femminile e segnano un trend in continua crescita negli ultimi anni. Spesso, inoltre, queste patologie si manifestano in assenza di sintomi o con sintomi aspecifici per cui la loro corretta identificazione non è sempre così facile. Sono diverse le malattie più comuni che affliggono questo organo: l’ipertiroidismo, l’ipotiroidismo, il gozzo nodulare e i tumori maligni. Negli ultimi anni, come riportano numerose fonti specializzate nella materia, sono aumentate moltissimo le diagnosi di tiroidite di Hashimoto, una forma di tiroidite cronica autoimmune e i tumori. Per approfondire questo importante aspetto della salute della donna che può avere ripercussioni notevoli sia nell’età fertile, in gravidanza che in menopausa, l’agenzia di stampa Dire, in occasione della Giornata Nazionale della Salute della Donna, che ricorre ogni 22 aprile ha intervistato la professoressa Annamaria Colao, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) .

Malattie della tiroide: quali sono e che incidenza hanno nel sesso femminile?

“Le malattie della tiroide sono più frequenti nel sesso femminile, fino ad una incidenza del 500% in più nelle donne rispetto agli uomini che si suddividono fondamentalmente in patologie da eccesso o da difetto di funzione tiroidea e i tumori. Le malattie più frequenti in questi ultimi anni sono la tiroidite di Hashimoto, patologia autoimmune e i tumori, legati al crescente inquinamento ambientale esterno. Ho potuto calcolare che nella popolazione campana un terzo dei cittadini presenta anticorpi contro alcuni fattori chiave del metabolismo degli ormoni tiroidei. Spesso alla tiroidite cronica di ‘Hashimoto’ si associa anche una lieve riduzione della funzionalità dell’organo”.


LA TIROIDE E LA MATERNITÀ

Le alterazioni funzionali di questo organo possono influenzare la possibilità di diventare mamma? E se la donna invece è in gravidanza può proseguire la terapia farmacologica?

“Sia l’ipertiroidismo, cioè l’eccesso di funzionalità che l’ipotiroidismo ossia una funzionalità ridotta della tiroide, influenzano l’ovulazione e la capacità di mantenere una gravidanza. Per questo i ginecologi richiedono alle pazienti che desiderano una gravidanza o sono in gravidanza lo studio della funzionalità tiroidea. La donna in gravidanza prosegue il suo iter terapeutico aggiustando, qualora fosse necessario, la terapia o viene avviata alla terapia qualora, in concomitanza di una gravidanza, le sia stata effettuata una diagnosi di mal funzionamento dell’organo”.

E IN MENOPAUSA?

Mentre nel caso della donna in menopausa una tiroide malata può acuire e perché la sintomatologia tipica come: le vampate, la sudorazione e l’irritabilità?

“Direi che gli ormoni ‘parlano’ tra di loro. Perciò quando una donna si trova in una condizione così vulnerabile come nel caso della menopausa, caratterizzata da una drastica diminuzione degli ormoni sessuali prodotti dall’ovaio, è evidente che anche piccole alterazioni tiroidee prima trascurabili diventano in questa fase per una donna sintomatologicamente molto evidenti. È importante fare perciò una diagnosi precoce e capire se la paziente, contemporaneamente alla menopausa contraddistinta da sudorazione e vampate, presenta un ipertiroidismo. Allo stesso modo è utile indagare se ad esempio l’aumento di peso già frequente in menopausa unito a stanchezza e ad alterazione del sonno sia solo la spia anche di un ipotiroidismo. Entrambi le situazioni sia di eccesso che di difetto di funzione tiroidea, in menopausa, possono dare dei sintomi più evidenti rispetto ad una donna nella stessa condizione ma con una tiroide sana”.

LE NUOVE TERAPIE LIQUIDE

Quali sono le nuove frontiere di trattamento? E nel caso di un paziente cronico di solito la terapia rimane la stessa se funziona o è possibile optare per nuove formulazioni, le ultime dovrebbero essere addirittura liquide?

“Le terapie dell’ipertiroidismo sono antiche e varrebbe la pena cominciare a ragionare su terapie più efficaci e tollerabili per il paziente. Mentre nel caso dell’ipotiroidismo oggi possiamo contare su molte formulazioni farmacologiche modellate sulle esigenze dei pazienti e in particolar modo di quelli più anziani che lamentano, in associazione, disturbi digestivi. In questi casi infatti il farmaco per la tiroide viene assorbito meno per ‘colpa’ di queste condizioni concomitanti. Per cui oggi per l’ipotiroidismo ci si può avvalere sia delle formulazioni in compresse che liquide che cambiano il profilo dell’assorbimento. Tali terapie liquide sono consigliate a coloro che hanno difficoltà di assorbimento e assumono contemporaneamente dei farmaci per la protezione dello stomaco. Lo specialista non è ‘obbligato’ a prescrivere al paziente la stessa terapia nel corso della vita ecco perché il soggetto è sottoposto a controlli periodici per essere certi che la terapia sia efficace ed adeguata. L’endocrinologo se necessario può modificare la dose di tiroxina da assumere e cambiare anche la formulazione del farmaco al fine di rendere la terapia sempre più efficace e con una buona tolleranza da parte del paziente. Una terapia adeguata e ben gestita, assunta la mattina quando il paziente si sveglia, consente di partire bene con la giornata e migliorare la stessa aderenza terapeutica”.

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