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Romagna, lo sfogo dello scrittore Cavina: “Qui neanche gli occhi per piangere, siamo alla mercè di Roma”

La Romagna devastata dall'alluvione sembra Kabul, suggerisce lo scrittore di Casola Valsenio: "Perché Roma dovrebbe aiutarci? È loro interesse che noi si debba campare così, in un modo da far vergognare anche Dio"

Pubblicato:16-08-2023 16:38
Ultimo aggiornamento:16-08-2023 16:39
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alluvione cristiano cavina
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ROMA – La Romagna ferita dall’alluvione e sfregiata dal braccio di ferro con Roma per i fondi da destinare alla ricostruzione ha “l’aria di Kabul”, con ” montagne che potrebbero venire giù da un momento all’altro”. Intanto, “come capita alle persone per bene, ci attacchiamo al cazzo. Continuiamo a lavorare, a pagare quello che dobbiamo pagare, alla mercè dei giochetti elettorali di Roma“. È l’amara riflessione dello scrittore Cristiano Cavina, 49 anni, natio di Casola Valsenio. Queste le sue parole: “Ogni giorno che passa, la mia patria rimpicciolisce. Era una nazione, in tre mesi è diventata una manciata di provincie, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini: un pezzetto di quella di Bologna, un morso di quella di Pesaro, una virgola di quella di Firenze. Siamo qua che ci arrangiamo, tra quartieri e paesi che hanno ancora l’aria di Kabul dopo un bombardamento, strade che sembrano puzzle sparpagliati da un bambino dispettoso, montagne che potrebbero venire giù da un momento all’altro e famiglie che non hanno rimasto manco gli occhi per piangere. Come capita alle persone per bene, ci attacchiamo al cazzo- ragiona Cavina, in un post pubblicato sui social-. Continuiamo a lavorare, a pagare quello che dobbiamo pagare, alla mercè dei giochetti elettorali di Roma. Ma che ci frega? Roma è la capitale di un’altra nazione. Perché dovrebbe aiutarci? È loro interesse che noi si debba campare così, in un modo da far vergognare anche Dio. Oggi ci do giù di graticola con castrato e costola, alla faccia vostra. Quando verrete per chiedermi qualcosa, perché sempre venite a chiedere qualcosa prima o poi, avrò solo ossa per voi”.

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