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A Roma bocciata la delibera popolare sui campi nomadi, M5s: “Serve inclusione”

"Chiuderemo i campi- assicurano i grillini-, ma con un percorso di inclusione"

Pubblicato:09-01-2017 12:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:46

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Campo_Nomadi

ROMA –  Il Movimento Cinque Stelle del Campidoglio boccia la proposta di delibera di iniziativa popolare sottoscritta da 10mila cittadini per lo smantellamento definitivo dei campi nomadi e la regolamentazione della presenza delle popolazioni rom, sinti e caminanti sul territorio della città di Roma.

La commissione capitolina Politiche sociali, presieduta ma Maria Agnese Catini (M5S), ha infatti espresso stamattina parere contrario – con 5 voti (M5S) a 1 (Francesco Figliomeni di Fdi) – alla proposta 90/2015 a prima firma di Federico Rocca, ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, già respinta da quasi tutti i Municipi e dal dipartimento Politiche sociali. Alla riunione hanno partecipato anche esponenti e rappresentanti di diverse associazioni che lavorano nei villaggi della solidarietà della Capitale.

REGOLAMENTO BOCCIATO: AREE LONTANO CENTRI ABITATI E NO CASE POPOLARI

Il regolamento approntato da Rocca prevedeva di chiudere tutti i campi e allestire in loro sostituzione 8 aree di sosta temporanea lontano dai centri abitati per massimo 200 persone ciascuna, un tempo limite di sei mesi e una tassa di stazionamento di 250 euro al mese, previa identificazione e controllo di eventuali beni posseduti e conti correnti. Nelle aree è prevista vigilanza permanente, presidi sanitari e non è possibile sostarvi per scontare una condanna agli arresti domiciliari. È fatto inoltre espresso divieto di accumulare rifiuti e dar vita a roghi tossici. Chi ha figli minori ha l’obbligo di aderire ai programmi di scolarizzazione, sottoscrivere un patto di legalità con il Comune e provvedere alla raccolta differenziata dei rifiuti. Nessuna priorità, infine, per l’assegnazione delle case popolari, su cui verranno utilizzati i criteri già vigenti.


ROCCA: “FALLIMENTO ULTIMI 30 ANNI, USCIRE DA ILLEGALITÀ”

Come ha spiegato il proponente Rocca, “questa delibera ha raccolto oltre 10mila firme ed è stata depositata a luglio 2014. Bisogna prendere atto che la gestione del problema negli ultimi 30 anni ha rappresentato un fallimento di tutte le amministrazioni che vi si sono confrontate. I toni del provvedimento possono sembrare forti, ma Roma una volta per tutte deve applicare le normative vigenti e uscire dall’illegalità perché la quasi totalità delle aree sono fuori dal controllo a parte della città e delle forze dell’ordine. Temo che anche questa amministrazione, se non cambierà direzione, si troverà di fronte a un altro fallimento come quelli di Rutelli, Veltroni, Alemanno e Marino. Anche oggi si stanno stanziando le stesse identiche somme per gli stessi identici servizi, tra i 22 e i 30 milioni di euro”.

M5S DICE NO: “CHIUDEREMO CAMPI, MA CON PERCORSO INCLUSIONE”

“Riconosco il buon intento della delibera ma non si può pensare esclusivamente a delle aree di sosta, non è il percorso che vogliamo intraprendere, anche se siamo d’accordo con il tema della legalità e dei soldi spesi ‘a buffo’ e non escludo che in futuro non si possa integrare qualcosa già previsto in questa delibera. Se in questi 30 anni fosse stato fatto il lavoro che andava fatto, anche dalle associazioni che lavorano nei campi, oggi non ci troveremmo in questa situazione di disastro”, ha commentato Catini. “Noi abbiamo tutta la volontà di cambiare registro rispetto al passato, per questo in Giunta siamo al lavoro per la chiusura di tutti campi con modalità di inclusione. È giusto e doveroso fare un censimento per capire chi ha reddito o professionalità per autosostenersi e possibilità di integrarsi, e stiamo già iniziando a prevedere la chiusura dei campi de La Barbuta e Monachina con fondi Ue e stiamo lavorando al censimento dei nuclei familiari” e per illustrare il percorso dell’amministrazione “inviteremo anche l’assessore Baldassarre”. Assessore che “parlerà anche in Assemblea capitolina quando voteremo la delibera, e chiederò al presidente De Vito che possa intervenire anche il comitato promotore”.  La delibera, però, ha sottolineato la presidente della commissione, “essendo popolare è da regolamento inemendabile e va approvata o respinta nella sua integrità. Perciò il nostro parere è negativo anche se sono d’accordo su molti punti, come quello che dobbiamo riportare questo problema nella legalità. Quello dei campi nomadi è un grande problema, uno dei tanti irrisolti che abbiamo trovato, e non abbiamo intenzione di continuare a gestirlo così. Tuttavia non si può considerare persone che stanno là da 30 anni come nomadi, sono diventati stanziali e quindi non possiamo ragionare solo sulle aree di sosta. Verranno certamente predisposte aree per chi vuole avere uno stile di vita libero e nomade- ha concluso Catini- ma l’impianto di questo provvedimento lo vedo decisamente restrittivo rispetto a quello che noi vogliamo fare”.

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