(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 22 set. - "Benvenuti in cielo". Occhi cerchiati di nero, viso impallidito dal trucco, finte escoriazioni sulle guance. In un video postato su Tik Tok con l'ashtag #nineeleven, Tanner finge di essere una vittima dell'attentato alle Torri Gemelle. "Era l'11 settembre 2001. Ero nella prima torre. Al 96esimo piano- racconta il ragazzo americano ai suoi quasi 400mila follower- ho visto un aereo che si avvicinava sempre di piu', poi ad un certo punto e' diventato tutto buio e mi sono ritrovato qui, in cielo". E' la nuova moda sbarcata sul social network preferito dagli adolescenti: caricare video di pochi secondi in cui, truccati in modo da rendere visibili i segni di una (finta) sofferenza, si interpretano vittime di grandi tragedie storiche. Qualche settimana fa era gia' successo con la challenge sull'Olocausto, una sfida in cui i ragazzi che partecipavano dovevano impersonare i sopravvissuti del genocidio nazista. Con indosso indumenti a righe e il volto truccato come fosse segnato dalla malnutrizione, gli adolescenti raccontavano di essere morti nelle camere a gas, sterminati nei lager. Un tentativo di sensibilizzare il 'pubblico'? Di tenere alta la memoria su tragedie che hanno segnato la nostra storia contemporanea? Un tentativo di certo discutibile e che ha generato molte critiche e malumori, tanto e' vero che i moderatori di Tik Tok hanno disattivato l'hashtag #HolocaustChallenge disperdendone i contenuti collegati.
"E' importante avere un dialogo costante con i ragazzi ed educarli all'uso dei social network, perche' stare in Rete puo' esporre a rischi come quello di assumere comportamenti denigratori e inadeguati", commenta Elena Bozzola, segretario nazionale della Societa' italiana di pediatria (Sip). "Ogni atteggiamento puo' essere amplificato proprio grazie, o a causa, della risonanza che la Rete ha- sottolinea la pediatra- quindi si deve insegnare ai ragazzi a utilizzarla in modo consapevole prima che vengano vissuti atteggiamenti nocivi o si instaurino dinamiche pericolose".
La Sip e' impegnata in prima linea a "diffondere un uso consapevole e responsabile della tecnologia- evidenzia Bozzola- anche perche', secondo dati diffusi dal ministero dell'Istruzione, ben il 70% degli under 14 e' presente sui social". E questo vuol dire anche una potenziale esposizione a fenomeni di bullismo e cyberbullismo. La Sociata' italiana di pediatria, che sul tema ha pubblicato vari approfondimenti, ricorda sempre come sia "fondamentale il ruolo degli adulti- conclude- perche' ogni adulto che si rapporta con gli adolescenti rappresenta un educatore, ruolo a cui non puo' sottrarsi".
(Wel/ Dire)