Pompili (Sapienza Roma): Aumento con pandemia, piu' casi tra uomini
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 8 set. - "Ogni anno in Italia ci sono circa 4.000 suicidi. Molto maggiori sono ovviamente i tentativi di suicidio, fino a dieci volte di piu' (circa 40mila)". Sono i numeri di chi si toglie la vita o tenta di farlo nel nostro Paese, forniti alla Dire da Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria della Sapienza Universita' di Roma e direttore del Servizio di prevenzione del Suicidio dell'Azienda ospedaliera Sant'Andrea, in vista della Giornata mondiale della prevenzione del suicidio che si celebrera' il 10 settembre.
"Sostanzialmente- spiega lo psichiatra- i tentativi di suicidio sono una frangia di criticita' suicidaria molto maggiore (dei suicidi propriamente detti, ndr), che sfugge a calcoli precisi, perche' affluiscono un po' dappertutto: nei pronto soccorso e negli ospedali. Non c'e' ancora un monitoraggio a tutto campo della cifra effettiva dei tentativi di suicidio, che comunque sono un numero veramente alto". L'esperto ricorda, inoltre, che negli Stati Uniti si stima che i tentativi di suicidio siano fino a 25 volte maggiori dei suicidi.
Tracciando poi un bilancio dell'andamento dei suicidi e dei tentati suicidi nell'ultimo anno in Italia, aggiunge: "Questo periodo storico, caratterizzato dalla pandemia Covid-19, e' connotato sicuramente da una maggiore incidenza di suicidi, proprio perche' l'evento e' stato di dimensioni impensabili e ha intaccato varie fasce della popolazione". In occasione della ricorrenza non manchera' il consueto appuntamento con il convegno internazionale che, nel rispetto delle regole di prevenzione del contagio, sara' online con nove webinar da oggi fino al 12 settembre.
Nel corso di questa pandemia, spiega lo psichiatra alla Dire, sono tre le fasce di popolazione maggiormente interessate da suicidi o tentativi di suicidio: "Gli operatori sanitari, che sono stati in prima linea e che dovevano fronteggiare l'emergenza in un momento anche di azioni concitate per un fenomeno poco conosciuto. La seconda categoria comprende chi temeva di essere stato infettato e quindi di poter infettare gli altri; chi aveva paura dell'infezione; chi aveva contratto l'infezione e pensava di mettere a rischio gli altri. Ci sono stati suicidi per questo motivo. Il terzo gruppo, infine, e' quello delle persone che hanno pagato e stanno pagando il prezzo di aver chiuso la propria attivita', di aver perso il lavoro, di non riuscire a mantenere la propria impresa e i dipendenti. Quindi- ribadisce lo psichiatra- sostanzialmente l'aumento c'e' stato". La recente, nuova crescita dei contagi porta con se' anche il rischio che risalgano il numero di chi si toglie la vita o tenta di farlo.
"Anche se- chiarisce Pompili- ci troviamo di fronte a un fenomeno piu' conosciuto rispetto a quello che era a febbraio o marzo, e' ovvio che ad emergere e' una grande quota di miseria umana, di sofferenza, di dolore mentale che puo' andare a collocarsi su soggetti vulnerabili: persone che hanno perso il lavoro, che non riescono a vedere un futuro, che hanno un disturbo mentale. Ma- ricorda lo specialista- il suicidio e' un evento multifattoriale, al quale contribuiscono molti elementi: non e' solo l'aver perso il lavoro, quanto l'aver perso il lavoro nell'ambito di tante altre condizioni di criticita' che vedono inasprirsi situazioni molto personali".
L'aumento dei suicidi e dei tentativi di suicidio durante il lockdown trova una spiegazione pure nella chiusura degli ambulatori presso i quali molte persone effettuano terapie psicologiche e psichiatriche. "L'aver dovuto fermare le visite ambulatoriali, per evitare il contagio, ha rappresentato un elemento di diminuzione dell'offerta sanitaria- spiega Pompili- Per questo, a livello nazionale, e' emersa la necessita' di sviluppare una modalita' digitale che avvicini le persone nel caso in cui dovesse esserci un nuovo lockdown. In questo modo, i pazienti potrebbero essere visitati a distanza con dei metodi sicuri, che garantiscano la privacy e mettano al riparo dall'attacco di hacker che possano intromettersi nell'ambito della visita digitale". La particolarita' dell'evento pandemico e delle sue conseguenze ha portato alla creazione di una serie di task force a livello internazionale che, chiarisce lo psichiatra, "studiano il fenomeno e cercano di dare delle risposte proprio per essere piu' vicini agli individui, sviluppando piattaforme digitali, e per sensibilizzare i mass media a parlare di suicidio in maniera funzionale, senza elementi romanzati, senza uscire con la notizia che fa scalpore, ma a parlarne meglio, con sobrieta' e puntualita'. Una modalita' che sicuramente aiuta gli individui in crisi. Indubbiamente abbiamo visto un aumento delle richieste di visite e di assistenza psichiatrica in generale, con o senza criticita' suicidarie".
(Wel/ Dire)