(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 27 ott. - L'utilizzo massiccio del web e delle piattaforme social durante il lockdown ha esposto i giovani a un maggiore rischio di assistere a episodi di cyberbullismo o di esserne vittime. Ma cosa spinge gli individui a commettere atti di cyberbullismo? Lo spiega lo psichiatra Carlo Melodia: "È molto probabile che le persone che hanno tempo ed energia da dedicare alla distruzione degli altri - anche solo virtuale ma che produce ugualmente danni reali - e vogliono imporre un proprio potere, hanno anche poche capacita' di vivere una vita sana nella realta'. Altrimenti- sottolinea Melodia- si dedicherebbero a esperienze piu' vitali e benigne. Perche' quello che chiamiamo bene spesso e' 'vitale', perche' e' qualcosa che ci fa bene. Se dedichiamo il nostro tempo a cose che ci fanno male- ribadisce l'esperto- e' perche' nella nostra esperienza, per me di origine piu' traumatica e cioe' di violenza e di insoddisfazione dei nostri bisogni, il bene e il male si sono scissi e quindi si inverte la polarita' di quello che cerchiamo".
Alcune ricerche condotte durante il lockdown confermano l'aumento di episodi di cyberbullismo. Secondo l'indagine 'Giovani e Quarantena', promossa dall'Associazione nazionale dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, che ha intervistato 9.145 ragazzi tra gli 11 e i 21 anni, il 6% dei minorenni tra i 9 e i 17 anni sono stati vittime di bullismo in rete, mentre il 19% ha assistito ad almeno un episodio di violenza verbale.
Parlando del male in un senso piu' ampio, cosa muove le persone ad 'agire il male'? "Nella vita- chiarisce Melodia- noi assumiamo delle funzioni etiche se abbiamo la capacita' di vivere empaticamente il dolore degli altri oltre che il nostro.
L'empatia, e quindi la capacita' di vivere dentro la sofferenza che noi infliggiamo agli altri, ci impedisce di infliggerla o almeno ci impone di ridurla".
"Ci sono persone che non hanno empatia con se stessi, non avvertono il male come tale. Il cattivo, lo psicopatico- aggiunge l'esperto- e' soprattutto chi, non avendo empatia o non avendone abbastanza, riesce a compiere il male senza avvertire in se' il male che sta facendo all'altro, anzi lo percepisce come potere sull'altro e quindi lo compie volentieri.
E non avendo empatia- prosegue lo psichiatra- non ha sviluppato funzioni etiche, ovvero la capacita' di immaginare cio' che e' male per gli altri e poi cercare di non compierlo. Lo psicopatico non limita la propria capacita' di compiere il male- chiarifica melodia- anzi la lascia andare, godendo della realizzazione delle cose peggiori".
Coautore del testo 'Il male agito', presentato nell'ambito della rassegna 'Venerdi' culturale' promossa dall'Istituto di ortofonologia (IdO), Melodia ripercorre le espressioni storicamente piu' negative del male: "I mali piu' terribili sono le stragi, che siano di natura terroristica o di natura etica, come quelle di matrice religiosa o l'imposizione del proibizionismo o di altre forme di 'bene' condiviso in una categoria ma imposte a un'intera nazione.
Pensiamo, ad esempio, al sistema mafioso che impone un sistema che un gruppo ritiene morale, e quindi crea una morale di gruppo per imporla a tutti gli altri, anche a coloro che non vorrebbero. Pensiamo- aggiunge lo psichiatra- al terrorismo di qualsiasi tipo, politico o religioso, in cui alcune persone si fingono maestri e sfruttano la sofferenza dei propri futuri adepti.
Questi ultimi sono sempre persone emarginate, perche' e' difficile che chi sta bene, vive armonicamente e ha la pancia abbastanza piena, imbracci poi un fucile o si metta una cintura di esplosivo. Quello che racconto in un capitolo del libro- conclude Melodia- e' che per convincere qualcuno ad autodistruggersi o a distruggere gli altri occorrono persone che abbiano vissuto esperienze traumatiche e abbiano un'etica e una morale predisposta a farlo".
(Wel/ Dire)