(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 27 ott. - La pandemia di Covid-19 sta scuotendo profondamente le coscienze dell'intera umanita' e sta suscitando numerosi interrogativi per rispondere ai quali, "dal punto di vista ecobiopsicologico occorrerebbe studiarla riunendo piu' studiosi appartenenti a diverse discipline: non solo il virologo, ma anche l'economista, l'antropologo, lo studioso di comportamenti sociali, lo psicologo, per delineare i ponti di connessione capaci di comprendere il significato di questa pandemia in relazione alle abitudini dell'uomo". Lo sostiene Diego Frigoli, psichiatra, psicoterapeuta e direttore dell'Istituto di psicoterapia Aneb, in un'intervista pubblicata sull'ultimo numero di 'Materia prima.
Rivista di psicosomatica ecobiopsicologica'.
"La vera sfida nei confronti dell'umanita'- prosegue Frigoli- e' quella relativa al comportamento epocale che la pandemia sta dettando al genere umano, se non si vuole che la civilta' dell'uomo possa incontrare problemi dolorosi per la sua stessa sopravvivenza. Siamo entrati non nell'era della profezia e della predizione, ma nell'era dell'imprevisto". Secondo lo psichiatra, in un futuro imminente, "potremmo trovarci dinnanzi a mutamenti politici inaspettati, a imprevisti economici, a mutamenti climatici, a nuovi cambiamenti cosi' inattesi da non poter nemmeno immaginare quali. In nostro soccorso solo l'esperienza della mente in grado di 'pensare' in termini analogici o simbolici puo' offrirci la possibilita' di percepire un 'mondo' sempre piu' collegato alle reti della vita".
Le connessioni tra i diversi ambiti e aspetti della vita sono l'unico punto di vista, secondo Frigoli, dal quale cercare di spiegare quello che sta accadendo. Se si cercasse di spiegarlo "soltanto in termini economici, politici o in senso lato ecologici, compiremmo, a mio modo di vedere, un'operazione di riduzione. Dobbiamo allargare il fronte della nostra conoscenza e cercare di intravedere le connessioni che esistono tra questi differenti ambiti dell'umano pensiero per intravedere- ribadisce- la dimensione archetipica che vi si nasconde".
L'obiettivo "di fronte a questo grande buio che sembra calare" e' "cercare il punto dove si nasconde la 'luce' e porci il piu' possibile in contatto con verita' che, pur essendo offuscate, una volta messe in ordine e in chiaro daranno un indirizzo di priorita' al presente e al futuro immediato", suggerisce il direttore dell'Istituto di psicoterapia Aneb.
Pensando al futuro, quello piu' immediato e ancor piu' quello in cui la pandemia sara' finita, Frigoli suggerisce di tenere a mente gli insegnamenti che ciascuno avra' tratto da questa esperienza per metterli a frutto in modo costruttivo e positivo. Dal canto suo, lo psichiatra sostiene di non voler "dimenticare che l'informazione e' stata troppo spesso volubile, perdendo di vista che in una pandemia una informazione chiara e' la profilassi piu' importante. Non voglio dimenticare- prosegue- il chiacchiericcio politico che e' stato presente come un rumore di fondo e spesso disturbante, interrotto qua e la' da spiegazioni poco convincenti". Secondo l'esperto di ecobiopiscologia, finita l'urgenza ci sara' un profondo cambiamento sul piano socio-economico perche' "la paura, se rimarra' dentro l'inconscio delle persone, agira' indipendentemente dal fatto che si riaprano i ristoranti, impedendo comunque alla gente di muoversi in piena liberta'". Al contempo, dobbiamo sfruttare l'esperienza della pandemia con la quale stiamo perdendo molte delle nostre certezze, per disporci a "riconoscere l'infinito, il senso di cio' che sta accadendo ed e' proprio allora che riconosciamo il gusto delle nostre cose quotidiane, dando ad esse un'autenticita' nuova, in modo che 'tornare alla vita di sempre' diventi 'una vita per sempre'" sostiene Frigoli.
A proposito del distanziamento, una delle regole fondamentali della prevenzione del contagio, lo psichiatra ne evidenzia i due aspetti centrali, secondo l'approccio ecobiopsicologico: "Saper tollerare la propria indipendenza dalle opinioni sociali dei mass media in vista della propria individuazione e sapere elaborare il distanziamento fisico e sociale, senza che questo comporti una frattura fra se' e il linguaggio condiviso, cioe' fra se' e la Vita. Per portare avanti questo tipo di confronto- sottolinea- risulta sempre piu' necessaria una 'nuova figura di terapeuta' capace di dialogare con le due modalita' comunicative, segnica e simbolica, in cui possano convergere gli sforzi di tutti gli scienziati - biologici, genetisti, fisici, medici e psicologi - che si occupano di intervenire armonicamente sull'individuo, tenendo conto dell'intera rete in-formativa e della inscindibilita' tra mente-corpo-natura".
Riguardo all'utilizzo del termine 'guerra' in occasione di una pandemia che e' un'emergenza di tipo sanitario, secondo l'esperto di ecobiopiscologia esso "rappresenta una sorta di scorciatoia lessicale, un modo per includere la novita', per dare un nome a qualcosa di 'impensabile' che non ha una spiegazione ufficiale, per costringere in categorie generali e spaventose senza fornire una adeguata base di riflessione e di informazione. In questo senso- spiega Frigoli- il modello ecobiopsicologico ricorda costantemente l'importanza delle parole poiche' spesso ci si dimentica che condizionano i comportamenti e- conclude- rischiano di distorcere i significati che in esse si nascondono".
(Wel/ Dire)