Costantino (presidente): Settore infilato a rimorchio progetti per adulti
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 13 ott. - "Per l'ennesima volta la neuropsichiatria infantile viene infilata a rimorchio della salute mentale dell'adulto. Nell'ambito degli ipotetici progetti del Recovery Fund, per quanto abbiamo potuto vedere, infatti, c'e' veramente pochissima attenzione alla nostra area". A denunciarlo e' Antonella Costantino, presidente della Societa' italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia).
"Leggendo il testo e' ovvio che alla base c'e' un pensiero orientato quasi esclusivamente all'adulto- evidenzia Costantino- perche' si parla di Centri psicosociali, di residenzialita', ossia di strutture che non sono quelle che servono ai bambini". Il Recovery Fund e' un fondo con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi piu' colpiti dall'emergenza Coronavirus. All'Italia sono stati assegnati 209 miliardi. Entro il 15 ottobre il Governo dovra' presentare le linee guida del piano organico per accedere al fondo, mentre il piano di investimenti vero e proprio sara' consegnato all'Europa a gennaio 2021.
Secondo la presidente Sinpia per il settore della Salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza "e' necessario un pensiero programmatorio. Bisogna lavorare contemporaneamente su un investimento sui servizi per garantire risposte a chi sta gia' male, ma anche su strategie di promozione della Salute mentale e di intercettazione precoce dei disturbi". Costantino sottolinea, infatti, che "mentre ormai tutti sappiamo cosa va fatto, ad esempio, per evitare di essere a maggior rischio di infarto, non e' invece altrettanto diffuso, nella cultura quotidiana, il tema di come si promuove la Salute mentale dei bambini e un buono sviluppo neuropsichico".
Attualmente in Italia "mancano le strutture dedicate ai bambini- dice la neuropsichiatra- per quanto riguarda i ricoveri ci sono pochissimi posti a disposizione e quindi molto spesso i ragazzini, soprattutto con disturbi psichiatrici ma non solo, finiscono nei reparti per adulti oppure in reparti pediatrici aspecifici anche a fronte di disturbi che invece hanno bisogno di attenzioni molto particolari". Dal punto di vista della residenzialita', poi, "da un lato mancano le strutture- dice Costantino- dall'altro va fatta sempre molta attenzione a usare l'eventuale residenzialita' terapeutica per il tempo assolutamente indispensabile e per gli scopi appropriati". Una situazione di difficolta' che la pandemia non ha lasciato indenne. "Tutto quello che e' successo intorno agli anziani durante il Covid ha fatto si' che in questo momento i livelli di controllo e di preoccupazione del contagio, su quella fetta di popolazione, siano altissimi- sottolinea la presidente Sinpia- dimenticandosi pero' che tutta l'area della neuropsichiatria infantile, ma anche della psichiatria dell'adulto e della disabilita', hanno un'organizzazione di strutture che e' completamente diversa da quella dell'anziano".
Costantino sottolinea come non si possa "immaginare che i ragazzi stiano chiusi nelle comunita' terapeutiche senza vedere nessuno, non si puo' lasciarli sospesi rispetto alle relazioni per loro significative- precisa- e quindi abbiamo bisogno di trovare delle costruzioni che siano adatte a lavorare contemporaneamente per tenere in equilibrio la tutela della Salute mentale, dei bisogni evolutivi e dei bisogni di sviluppo dei bambini e degli adolescenti con la giusta attenzione alla prevenzione del contagio".
In sostanza Costantino sottolinea come si debba "lavorare su piu' piani: investire in servizi, personale e formazione.
Perche' quando il personale e' poco ed e' sovraccarico non si riesce neanche a lavorare in rete tutti insieme e lavorare in rete, invece, e' un grande moltiplicatore di salute".
MENO DI 1 BIMBO SU 3 ACCEDE A SERVIZI - "Meno di un bambino su 3 in Italia riesce ad avere almeno un contatto con i servizi di Neuropsichiatria infantile. A fronte di una popolazione potenziale- di aventi bisogno- che si aggira intorno al 12-15%- spiega Costantino- riesce ad arrivare ai servizi il 7-8% nelle situazioni piu' rosee, come in alcune regioni del Nord, e addirittura solo il 4% in molte altre regioni soprattutto al Sud". Numeri che si ripetono anno dopo anno e che riguardano "tutta l'area della Neuropsichiatria infantile- precisa la presidente Sinpia- quindi i disturbi psichiatrici piu' classici, come quelli degli adolescenti, i disturbi della condotta, d'ansia, le fobie ecc., ma anche tutta l'area dei disturbi neurologici, della disabilita' complessa, dei disturbi neuromotori, la dislessia, il disturbo di linguaggio, un ambito che nel bambino e' molto piu' ampio rispetto a quello dell'adulto".
Dal punto di vista organizzativo nella neuropsichiatria infantile "c'e' una variabilita' di strutture e di personale a disposizione molto piu' elevata di quanto non succeda per la psichiatria degli adulti- dice Costantino- In alcune regioni sarebbe necessario un 20% di risorse in piu', mentre nelle zone piu' in difficolta' anche un 50-60% perche' esistono realta' dove c'e' addirittura un solo operatore per 300.000 abitanti".
E se cosi' era gia' prima della pandemia, ora "la situazione e' ancora piu' critica", sottolinea la neuropsichiatra. "Prima avevamo un problema di risorse umane e strutturali che erano e sono assolutamente disomogenee tra i diversi territori- spiega Costantino- perche' con la regionalizzazione della Sanita' si sono costruiti modelli completamente diversi tra regione e regione che rendono anche molto difficile fare un confronto".
"Durante la pandemia- continua la presidente Sinpia- molti di noi hanno lavorato indefessamente da casa, ma assolutamente con mezzi propri. Dopo, rientrati al lavoro, e' stato e continua a essere molto difficile riuscire a mantenere un pezzo di attivita' in remoto. In molti servizi non c'e' la connessione, non ci sono i computer, non ci sono le telecamere, per cui e' veramente complesso lavorare". Senza dimenticare che "il distanziamento e tutte le attenzioni che si devono avere hanno ulteriormente ridotto gli spazi a disposizione- spiega Costantino- poi una parte del tempo va nella prevenzione del rischio di contagio e nell'organizzazione/separazione degli spazi e dei percorsi, e alla fine tempo e spazi non sono piu' disponibili per le attivita' cliniche. Quindi se prima in quel tempo ci stavano 10 utenti adesso, ad essere molto generosi, ce ne stanno 8, con l'incrocio con la telemedicina".
Non solo parole. "Negli ultimi anni si e' aperta molto l'attenzione sul settore della neuropsichiatria infantile, se ne e' parlato di piu', sono stati redatti documenti di priorita' ma a questo non sempre e' corrisposto un analogo cambiamento nell'organizzazione dei servizi e nelle risorse a disposizione- sottolinea la neuropsichiatra- Si inizia a mettere in atto reti, riflessioni ecc., che pero' rischiano di perdersi nel tempo".
Dunque ci sarebbe bisogno di piu' risorse, piu' strutture ma anche di una migliore organizzazione del sistema esistente. "Le scatole organizzative con cui sono nati i servizi- dice Costantino- sono in parte superate e quindi bisogna trovare il modo di introdurre delle innovazioni. In questo momento esiste, per esempio, l'ambulatorio-territorio, il centro diurno, la struttura residenziale, il reparto, non esiste un modello su interventi domiciliari agganciati a un servizio di Neuropsichiatria infantile o un modello per interventi intensivi a ponte tra diversi bisogni e realta' che aiuti anche a evitare di dover arrivare fino all'inserimento in comunita' terapeutica- spiega la presidente Sinpia- Ci sono esperienze innovative che potrebbe essere importante mettere a sistema. E poi sarebbe necessario il potenziamento di nuove figure professionali come gli educatori o gli infermieri, che potrebbero essere molto utili per garantire interventi educativo-terapeutici o educativo-riabilitativi", conclude Costantino.
(Wel/ Dire)