Psicologo: per sostenere giovani dare piu' ascolto ai loro bisogni reali
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 24 nov. - Le lezioni attraverso lo schermo del computer, i metodi applicati nella didattica a distanza funzionano se "fanno nascere negli studenti l'emozione di conoscere. Occorre che la scuola, la famiglia e tutti i soggetti che ruotano intorno al mondo dei bambini e dei ragazzi sviluppino la creativita' per rispondere ai loro bisogni adattando le soluzioni a questo momento storico. Ma soprattutto dovremmo tutti metterci in ascolto dei reali bisogni dei bambini e non dare risposte a quelli che noi pensiamo essere i loro bisogni". Lo pensa Gianni Biondi, psicologo clinico e psicoterapeuta, secondo il quale "ad esempio, non ha senso che in alcune scuole che stanno applicando la didattica a distanza si continui ad assegnare agli alunni moltissimi compiti. I docenti non possono semplicemente adottare il metodo che utilizzano in classe alla didattica digitale". Ma c'e' di piu': "il mondo dei bambini- ricorda l'esperto- non e' fatto solo di scuola e per questo sarebbe utile organizzare attivita' creative e ricreative a distanza, cio' consentirebbe di vivere la relazione a distanza non solo come un surrogato non sempre efficace della scuola.
Vivere i nuovi metodi come proposizioni di creativita', di ricerca, di un diverso impegno il cui sfondo sia il piacere di fare, apprendere nuove cose, stare insieme anche se mediati da drivers".
Nella sua pratica clinica quotidiana, Biondi rileva che "in questa pandemia i bambini e i ragazzi stanno pagando un prezzo altissimo dovendo adattare la loro crescita all'interno di limiti fisici, psicologici e sociali rilevanti", in primo luogo a causa della "rarefazione della socialita' con i nonni e con i compagni. Il Covid ci sta dimostrando che i rapporti dei bambini italiani con i nonni sono piu' tenaci di quanto pensassimo- chiarisce- Mentre i piu' piccoli percepiscono il disagio della distanza affettiva, i piu' grandi sentono viva la preoccupazione per la salute e la vita dei loro nonni".
Quanto alla rarefazione dei rapporti con amici e compagni di classe, lo psicoterapeuta sottolinea come questa comporti la mancata esperienza di certe dinamiche sociali: "Nel gruppo- ricorda- si impara la socialita', si riconoscono i leader, si affrontano le prepotenze". Ad attenuare in parte gli effetti di questa rarefazione i social e la comunicazione digitale stanno avendo un importante ruolo che rischia di dare pero' alla socialita' un significato nettamente diverso dal rapporto spontaneo che avveniva 'fuori'. Strumenti che non possono pero' servire ai bambini piu' piccoli, quelli della fascia 0-3 anni che vivono una condizione particolare.
"I bambini al di sotto dei 3 anni- spiega il docente di Psicologia pediatrica- stanno vedendo con la presenza costante dei genitori, che al momento spesso lavorano da casa, come il sistema familiare si sia completamente ribaltato: vi e' il rischio che i piu' piccoli si abituino a questa meravigliosa costante presenza pensando che restera' cosi' anche in futuro.
Quando in estate, si spera, i vaccini cominceranno a essere distribuiti a tutta la popolazione e i genitori torneranno a una dimensione lavorativa diversa, sara' difficile per i piu' piccoli- avverte l'esperto- riorganizzarsi in un nuovo sistema familiare, a loro sconosciuto".
In generale, constata lo psicologo, "rispetto alla prima ondata, le cose sono cambiate e peggiorate, perche' c'e' una maggiore diffusa stanchezza, perche' vorremmo credere che la pandemia scompaia per un fatto naturale, ma non e' cosi' e si ha sempre piu' difficolta' a fare fronte all'ansia, a volte- conclude- rabbia generalizzata".
(Wel/ Dire)