Marini: mondo esprime disagio senza scampo, possibili futuri traumi complessi
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 24 nov. - "Mi e' capitato di vedere un bimbo di 8 mesi in carrozzina affidato a una giovane parente con la mascherina. Non c'era ancora l'obbligo di indossarla all'esterno, cosi' conoscendola, l'ho invitata a togliergliela, non avendo nessuno vicino e alludendo al disorientamento del piccolo. Non appena ha tolto la mascherina, il bimbo ha fatto come un balzo indietro, sgranando gli occhi, quasi fosse un evento traumatico".
Parte da qui Alda Marini, psicoterapeuta junghiana del Cipa di Milano e docente di Psicologia dello Sviluppo e Psicopatologia Infantile presso la scuola di specializzazione 'Aneb', tracciando con la Dire il quadro della recente situazione lombarda con l'arrivo della seconda ondata e il ritorno della zona rossa.
E aggiunge: "Ho osservato lo stesso fenomeno altre volte, soprattutto con bambini molto piccoli. Quasi come se si stessero disabituando alla naturalezza della comunicazione della mimica del volto, a recepire un messaggio dato dall'espressione piena, quasi fosse un troppo non tollerabile: lo sguardo esprime, la bocca correda e rinforza con un sorriso o con la mimica delle labbra che pronunciano le parole, i muscoli si contraggono e creano tutt'intorno la cornice coerente", spiega la psicoanalista. Si esiste "nella relazione e nella relazione si cresce, sviluppando anche un riconoscimento specie-specifico e questo avviene proprio quando un volto incontra un altro volto".
Dunque, a preoccupare la psicoterapeuta, in quest'ottica, sono proprio i bambini piu' piccoli: "Sappiamo- riflette- che il periodo sensibile per alcune specie animali, il cosiddetto imprinting che rende possibile l'apprendimento di determinate capacita', si manifesta in momenti precisi che vanno da poche ore di vita fino a qualche mese". Per l'essere umano, invece, "questa possibilita' rimane molto piu' a lungo, e le funzioni sono molto complesse. Tuttavia- continua Marini- e' ampiamente riconosciuto quanto il valore del primo anno di vita sia superiore a tutto il resto". Percio' quello che accade "a questi bimbi molto piccoli, spaventa. Non sappiamo che portata avra', aver avuto a che fare per tutto il primo anno di vita con volti poco espressivi, distratti, preoccupati, o coperti da una mascherina". Negli asili nido, infatti, "le maestre sono tenute ad indossare la mascherina sempre e qualche bimbo ci rimane per tutto il giorno".
Il calibro delle conseguenze "di relazionarsi con un volto sempre schermato per i piu' piccoli, o di crescere e interagire dietro la mascherina, non puo' essere definito con certezza".
Marini spiega difatti come il principale degli inviti da rivolgere alle famiglie e' "compensarne ove possibile l'utilizzo, amplificando maggiormente la mimica dello sguardo, il tono di voce, cercando con loro il contatto e la conferma della loro sintonizzazione. Perche'- ribadisce- se oggi ci preoccupiamo della pandemia sappiamo che un buon sviluppo psicologico e' estremamente importante anche per la salute del corpo, come i piu' recenti studi ecobiopsicologici hanno dimostrato". Sono passati molti mesi dall'inizio di questo virus "e qualcuno- rimarca- e' nel delicatissimo primo anno di vita".
Ora i bambini "sono privati di tutta una serie di esperienze di cui hanno bisogno vitale, che andranno compensate". Basti pensare ai nonni, "d'ausilio fino a poco tempo fa, ora scomparsi dalla vita dei bimbi- continua- o comunque non piu' una risorsa. Lo stesso abbraccio che adesso si tinge di timore e' una cautela che necessariamente finisce per contaminare". Quando determinate esperienze necessarie non sono possibili, "l'attenzione data alla giovane vita in crescita deve tendere a compensare la frustrazione con gratificazioni realizzabili, il piu' possibile equivalenti a quelle mancate, rinforzando quindi la psiche del bambino per altra via- aggiunge- perche' non si perda l'esperienza necessaria e non si generi una situazione traumatica. Tutto dipende da cosa si costruisce attorno al minore".
In termini ecobiopsicologici, pero', "non dobbiamo dimenticare il campo che si e' attivato nel mondo del bambino oggi: un clima globale di paura, diffidenza e percezione dell'altro come pericolo, forse motivato nella componente di cautela, ma che sta generando fenomeni inquietanti". L'esperta nota "genitori molto spaventati, insegnanti in allarme e sorveglianza continua sui ragazzi per il terrore del contagio. A queste figure cui i bambini sono affidati, andrebbe rivolta un'attenzione particolare, aiutandoli a gestire nel modo migliore possibile la situazione, riparando i bambini da questo clima, restituendo loro la fiducia e permeando le azioni di tutela di uno spirito diverso". In alcune classi i professori, aggiunge, "designano capi Covid che hanno il ruolo di segnalare chi non rispetta il corretto utilizzo dei dispositivi di sicurezza, in un clima di allarme e stigmatizzazione". Gia' questo, secondo la psicoterapeuta e le sue recenti esperienze, "attiva nei bambini un vissuto persecutorio nei confronti dei compagni, in un momento in cui, invece, si dovrebbe cercare di generare un'alleanza".
In qualche modo, dai genitori agli insegnanti "fino ad arrivare alla politica, siamo tutti disorientati. L'uomo si sente invaso: da una parte da un virus poco noto e pericoloso, dall'altro, da regole a volte razionali, a volte non percepite come tali". L'esperta ritiene che nei prossimi anni "vedremo, forse proprio come ai tempi della guerra, degli esiti importanti come quello che assieme alla collega Magda Di Renzo", responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia, "potremmo definire un trauma complesso". Non sara' tanto "l'evento in se' quanto piuttosto un'alterazione dello stato globale in cui l'individuo e' inserito, rispetto alle limitazioni, alla perdita delle liberta', alla sensazione che il mondo non e' piu' lo stesso e tutto e' bruscamente cambiato". A cio' si aggiungono, a detta di Marini, anche "tutta una serie di limitazioni espressive: nel contatto, nel poter scambiare uno sguardo fiducioso, nel riconoscere l'altro. Il mondo nella sua globalita' sta esprimendo un disagio fortissimo e non c'e' scampo, in ogni parte della nostra terra la situazione e' la medesima, e questo non era mai successo".
Come ultima notazione rispetto alle conseguenze psicologiche, emerge poi "la percezione di precarieta'. Anche l'aspetto economico, che sembra esulare dal contesto psicoanalitico, invece c'entra moltissimo- affonda Marini- Gli individui pure solo nel pensiero del domani cominciano ad avere difficolta': qualsiasi progettazione, da un viaggio a un cambiamento di casa o d'arredamento, tutto e' bloccato. C'e' un fermo immagine nella vita e nella progettualita'" di tutti. Punta di diamante delle complessita' che la pandemia impone, c'e' infine anche la vita affettiva: "Per chi non ha rapporti stabili e consolidati mancano i canali semplici, naturali e psicosomaticamente definiti" per poter interagire, "incontrarsi. Rimane la vetrina dei siti dove con un clic si prova a costruire una relazione online, con tutte le deprivazioni che si manifestano quando ci si incontra".
Conclude Marini, "tanti pazienti hanno utilizzato questo strumento per degli incontri" ma tutti sono piuttosto concordi sul fatto che "il vissuto, il vedere fisicamente la persona, rimane tutta un'altra storia".
(Wel/ Dire)