Oldani: quest'anno sara' esperienza trasformativa e motivo di crescita
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 24 nov. - "Il Covid, non considerando tutti gli aspetti drammatici, ci costringe a ripensare l'altro e la distanza dall'altro, riflettendo su quanto gli altri siano importanti o marginali.
Questo Natale sovvertira' un po' la tradizione, perche' saremo costretti a ripensare l'altro, sia nel decidere chi ci sara' a tavola sia nel gestire la mancanza di chi non potra' esserci. È un aspetto, per il sistema nel quale viviamo, profondamente e potenzialmente trasformativo". Ad analizzare un possibile aspetto positivo delle modalita' che la pandemia ci imporra' nei festeggiamenti del Natale e' Michele Oldani, psicanalista junghiano, sociologo e docente della scuola Li.S.T.A di Milano. "Se penso al Covid in termini positivi- ribadisce- penso al cambiamento che portera' nel restituire significato alle persone, alle relazioni e alle cose".
"Nel 'consumo' quotidiano della relazione con una persona tendiamo a perdere la specificita' dell'altro- sottolinea Oldani- L'esperienza della mancanza e' viva, certamente dolorosa. Gli zii lontani che questo Natale non potremo vedere, diventano oggetto di attenzione e di affetto". Provando a guardare al futuro, al Natale del prossimo anno, lo psicanalista ammette che "e' sempre molto difficile immaginare quanto concretamente rimanga nei comportamenti qualcosa che si assimila dall'esperienza. Di sicuro- sostiene- restera' una traccia di un'esperienza altra, ovviamente declinata in base alle individualita'. E sara' una traccia con un aspetto anche positivo, perche' per l'essere umano tutto cio' che si discosta in modo forte, separativo rispetto alla tradizione, puo' essere motivo di crescita. Noi- ricorda l'esperto- non cambiamo nella felicita', ma nei momenti piu' drammatici, nelle difficolta'". Il Natale, spiega il sociologo, "e' una festa estrema, piena di emozioni intense e anche molto contraddittorie, perche' non e' vero che a Natale sono tutti felici. Ci sono molte persone- ricorda- che vorrebbero evitarlo, in particolare quelle che hanno vissuto o stanno vivendo periodi di crisi, ad esempio le famiglie che stanno vivendo delle separazioni. È una festa intensissima dal punto di vista emotivo, in termini contraddittori, che affonda le sue radici in rituali pagani antichissimi, nella festa del solstizio d'inverno".
"Pare che poi la Chiesa cristiana abbia ripreso questa festa anche per agganciarsi a dei rituali molto sentiti, molto partecipati. Gesu'- prosegue l'esperto- non si sa esattamente quando sia nato, quindi il Natale e' una pura rappresentazione simbolica ed e' legato al solstizio d'inverno che anticamente era intorno al 25 dicembre. Il solstizio d'inverno- ricorda Oldani- e' il giorno piu' breve dell'anno, quello in cui il sole non c'e', dopo il quale il sole risorge. È qualcosa che ha a che fare con la lotta tra le tenebre e la luce, la vita e la morte, il bene e il male. E se e' vero che noi teniamo dentro di noi tutte le tradizioni e le storie, questa componente c'e' sempre e per questo sentiamo il Natale come un momento particolarissimo, intimo, legato alla casa, al focolare e al passaggio verso la vita, alla rinascita. Proprio perche' il Natale e' legato alla vita- aggiunge- i bambini in senso simbolico diventano protagonisti di questa festa".
A modificare l'aspetto relazionale, culturale e tradizionale del Natale subentra il consumismo che, chiarisce Oldani, "spacca l'aspetto intimo delle relazioni vissute in quel periodo e trasforma gli altri in destinatari di quel consumo, persone alle quali bisogna fare il regalo". Cosa succederebbe allora se, per le restrizioni legate alla pandemia, i negozi rimanessero chiusi? "Se rimanessero chiusi quelli di giocattoli e di tecnologia- osserva il sociologo- bisognerebbe inventarsi dei regali per i bambini e questo conterrebbe una ricchezza perche' costringerebbe gli adulti a pensare cosa farebbe davvero felice un bambino, in base alla sua specificita', a creare qualcosa che sia solo suo e abbia un valore simbolico. Il consumismo, che e' una cosa bellissima, nella sua veste distruttiva nega l'identita' dell'oggetto e il valore del soggetto a cui e' rivolto. Basti pensare- conclude Oldani- a quanti regali si sanno cosi', solo per fare un regalo".
(Wel/ Dire)