A Bologna "sanitari vicini a burnout, urge supporto"
Lavinia (Cisl-Fp): Morte pazienti e paura, carico emotivo enorme
Roma, 24 mar. - Da un lato ci sono la paura di contagiarsi e la preoccupazione per parenti e amici. Dall'altro c'e' la consapevolezza di essere le uniche persone a poter dare conforto a chi e' ricoverato perche' positivo al covid-19. E su tutto, la lotta per far fronte all'emergenza coronavirus da portare avanti. In poche parole, gli operatori sanitari sono sull'orlo del burnout. E' per questo che la Cisl-Fp di Bologna ha chiesto all'Ausl e al Policlinico Sant'Orsola di attivare da subito un servizio di supporto psicologico per medici, infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari alle prese con la battaglia al coronavirus, per evitare che il forte stress vissuto in questa fase faccia danni ulteriori.
"L'espressione non mi piace, ma gli operatori sanitari si sentono carne da macello- sottolinea Carmela Lavinia, responsabile sanita' della Cisl-Fp di Bologna- dare loro supporto psicologico e' il minimo che si possa fare in questo momento".
Per le misure di contenimento del contagio, ricorda Lavinia parlando alla 'Dire', i parenti non possono far visita ai positivi al coronavirus. Quindi il personale sanitario e' "l'unico in contatto diretto coi pazienti" per dare loro conforto in questo momento. Ma "gestire in modo diretto i pazienti, soprattutto quando vengono a mancare senza i familiari vicino, e' un carico emotivo enorme- testimonia Lavinia- parlo da infermiera, prima ancora che da sindacalista. Non ci si abitua mai alla morte di un paziente, ma morire da soli non e' mai bello per nessuno. Mancare senza avere nessuno vicino e' un dramma". Medici, infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari tra l'altro "sono gia' molto provati dall'impegno per far fronte all'emergenza", ricorda la responsabile Cisl. Negli ospedali c'e' chi fa "i doppi turni" e chi e' stato "riassegnato da altre attivita'". A questo si puo' aggiungere che "anche il collega si ammala. Ho visto lavoratori piangere perche' trovati positivi al coronavirus e messi in quarantena", riferisce Lavinia. Nelle corsie degli ospedali si pensa al "pericolo corso in prima persona, ma anche fatto correre ai propri familiari a casa. Chi ne ha la possibilita' e' andato a vivere da un'altra parte, lontano dalla famiglia", sottolinea la sindacalista. Tra l'altro, con le nuove disposizioni del ministero della Sanita', "un'operatore sanitario entrato in contatto con un covid-positivo non viene piu' messo in quarantena finche' non presenta i sintomi- richiama Lavinia- quindi si va a lavorare con la mascherina finche' non compaiono i sintomi o finche' non si fa il tampone al settimo giorno dopo il contatto".
Da qui la richiesta avanzata dalla Cisl all'Ausl di Bologna e al Policlinico Sant'Orsola. "Serve un supporto psicologico per tutti coloro che si stanno occupando dell'emergenza nelle strutture sanitarie- afferma Lavinia- capisco che il problema puo' essere secondario, nel momento in cui si sta lavorando per aumentare i posti letto e reperire le protezioni individuali. Ma non va sottovalutato, e' importante valutarne l'impatto. E' una richiesta che arriva dagli operatori, non e' una lamentela". Le segnalazioni maggiori arrivano naturalmente dai reparti di terapia intensiva e malattie infettive, ma anche dai Pronto soccorso e dai punti triage. "So che l'Ausl lo sta gia' valutando- chiosa Lavinia- sono sicura che entrambe le Aziende sanitarie di Bologna attiveranno questo servizio".
(Red/ Dire)
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