Roma, 10 mar. - Un viaggio di ricerca dentro di se', ma anche una riflessione sul tema della violenza sulle donne e sul delicato passaggio dall'infanzia all'eta' adulta. Si intitola "Il testamento di un idiota" l'ultimo romanzo di Sandro Cominardi, che per quasi 40 anni ha lavorato nel settore delle dipendenze patologiche e che oggi ha deciso di raccogliere la sua esperienza sul foglio di carta, nero su bianco, in forma narrativa. "L'idea del romanzo e' nata da un'osservazione: ogni giorno nella nostra societa' assistiamo a fatti drammatici, ma sarebbe possibile percepirne i sintomi prima che accadano?- si chiede Cominardi-.
Cosi' ho cercato di capire se, nei vissuti delle persone, si possono rintracciare dei segnali di un malessere che a volte finisce per esplodere. Faccio un esempio: io ho conosciuto tante persone che avevano delle dipendenze, ma queste non erano nient'altro che il sintomo di un malessere piu' profondo. Da questa riflessione ho costruito il romanzo: i personaggi si mettono in discussione e si interrogano su di se' e sugli altri, entrando in connessione con i propri bisogni e assistendo alle manifestazioni delle proprie emozioni".
Nel romanzo, edito da Albatros, i personaggi raccontano e si raccontano: innanzitutto c'e' l'io scrittore, un giornalista, che entra in crisi perche' comprende di saper fare domande agli altri, ma non a se stesso. Poi ci sono due ragazze adolescenti che, attraverso un ostacolo e una grande sofferenza, maturano, legate da una profonda amicizia che diventa quasi terapeutica. La loro professoressa e' Giuliana, che le accompagna come insegnante di scuola e di vita, cercando di valorizzare i suoi alunni senza pero' perdere il proprio ruolo di guida. E poi c'e' Daniela, la madre, donna che ha subito violenza e, non abituata alla consapevolezza di se', si illude di essere presa in considerazione mentre chi ha davanti si sta approfittando di lei. Infine c'e' l'idiota, che nel romanzo e' colui che non impara a farsi domande. "I personaggi femminili sono quelli piu' significativi: nella nostra societa' essere donna, madre e moglie e' molto complesso- spiega Cominardi-. Sono convinto che la consapevolezza di una donna, che vive l'esperienza della femminilita' e della maternita', sia piu' profonda".
Sandro Cominardi, diplomato in psicometria e studioso di diversi approcci psicoterapeutici, e' uno dei fondatori del Cnca - Coordinamento nazionale Comunita' di accoglienza. Il suo percorso e' iniziato nel settore educativo, con i minori che dal collegio o dall'orfanotrofio passavano alla vita in autonomia.
Successivamente, per un periodo ha lavorato con i giovani di strada, dando vita a una scuola per il recupero della licenza media, e infine e' passato al settore delle dipendenze. Nel 1981 a Bologna ha fondato la cooperativa Quadrifoglio, e l'anno dopo e' nata una una comunita' terapeutica. Oggi e' rappresentante del Cnca Emilia-Romagna, membro del Forum Terzo Settore a livello regionale e fa parte della Conferenza regionale terzo settore nominata dalla giunta della Regione Emilia-Romagna. Ha gia' pubblicato diversi libri, tra cui "L'elefante nella gabbia del coniglio" (2005), "Voltata di spalle" (2008), "Chiamami per nome" (2011), "Stanza N. 17 tre donne per caso" (2014).
(Red/ Dire)