Attenzione all'allarmismo. Timore pandemia fa si' che timore si moltiplichi
Roma, 3 mar. - "Bisogna allarmarsi solo 'dinanzi a gravi disturbi respiratori: il virus e' pericoloso per pazienti fragili, quali gli anziani, pazienti con patologie cardiovascolari, diabete, malattie oncologiche o ematologiche, ma, per quello che si sa al momento, la patologia non giustifica particolari allarmismi bensi' rigorose regole igieniche per limitarne la diffusione". Cosi' il Prof Luca Steardo, neurologo e psichiatra che insegna Scienze psichiatriche all'Universita' Giustino Fortunato di Benevento, su quella che definisce "la psicosi da coronavirus "perche' ha incarnato paure inconsce che non trovavano un bersaglio e ne hanno trovato uno preciso, riversando su di esso tutte le nostre ansie. Il modo in cui la popolazione si pone dinanzi ai pericoli - spiega - non e' sempre proporzionato al rischio oggettivo, in questo caso c'e' un allarmismo ingiustificato con una reazione collettiva, come l'assalto ai supermercati, che non si e' vista neanche durante il colera a Napoli degli anni '70. Anche se e' vero che vi era e vi e' una terapia farmacologica per il vibrione del colera".
E l'assenza di una serena disamina critica del reale pericolo puo' generare risposte emozionali prive di fondamento e dannose perche' capaci di allontanare l'attenzione dal pericolo stesso. "Nel caso specifico - ricorda il medico - il timore dell'epidemia rappresenta l'ancestrale paura dell'ignoto che provoca in ciascuno una reazione regressiva causa dello smarrimento di ogni razionalita'. Come sempre 'il sonno della ragione provoca mostri' e in questi giorni si assiste ad una caccia all'untore in termini moderni ma non troppo differente nella sostanza in quella descritta nelle pandemie del passato. Pero' e' tempo di non cedere a pericoli allarmismi e a sterili psicosi di massa". E ad amplificare il timore sono anche i social network: "il timore di una pandemia nell'epoca dei social fa si' che il timore si moltiplichi, perche' questa iper comunicazione sull'argomento porta ad amplificare le notizie, nonche' alla diffusione di molte false notizie".
Le paure crescono anche per il retropensiero "che gli occidentali hanno sulle patologie che arrivano dall'estremo oriente e che porta a vederle come piu' pericolose.
Psicologicamente, se una malattia sorge nei nostri Paesi riteniamo - dichiara l'accademico - che si possa controllarla meglio, se viene da un mondo lontano, in parte ignoto si amplificano i timori. Per molto tempo in questi giorni si e' ritenuto che forse questo virus poteva essere stato generato in laboratorio e questo illustra l'atteggiamento psicologico con cui si sta affrontando questa situazione". E questo elemento ha caratteristiche paranoidee. Certamente l'allarmismo e' "generato dalla paura di un pericolo di cui non si conosce l'origine (per molti giorni non e' stata chiara l'origine di questo virus) e per il quale si sente dire che non abbiamo armi per difenderci".
"Bisogna sottolineare - spiega il professor - che il nuovo coronavirus appartiene a una famiglia di virus che alberga da sempre negli animali, volatili e mammiferi e ha fatto il salto nell'uomo in una regione, in Cina, dove c'e' l'utilizzo a scopo alimentare di animali anche selvatici e dove i boschi sono stati assolutamente depredati dal cemento, come nella contea dove e' sorto il virus". Per quanto riguarda i sintomi, ancora il professore, "questo virus da' una sintomatologia di tipo influenzale o parainfluenzale ma e' nuovo, lo conosciamo ancora poco, non abbiamo una specifica terapia e neanche un vaccino.
Essendo nuovo non abbiamo sviluppato difese immunitarie per difenderci, come per i virus influenzali o parainfluenzali, per i quali molta parte della popolazione e' anche vaccinata".
I dati forniti al momento, indicano che il virus ha un'alta diffusibilita', ma relativamente scarsa letalita' nel senso che provoca sintomatologia di tipo influenzale, con tosse, starnuti, impegno delle prime vie aree, dolori ossei e muscolari, stato di stanchezza, puo' provocare anche nausea (qualche volta), raramente disturbi intestinali.
"Inoltre solo nel 15% dei casi si ha polmonite e solo il 4% ha bisogno di terapia in reparti di emergenza o rianimativi e per il momento la mortalita' pare si attesti fra 2 e 2,5%". Secondo l'esperto, bisogna allarmarsi solo "dinanzi a gravi disturbi respiratori" e bisogna precisare che "il virus e' pericoloso per pazienti fragili, quali gli anziani, pazienti con patologie cardiovascolari, diabete, malattie oncologiche o ematologiche, ma, per quello che si sa al momento, la patologia non giustifica particolari allarmismi bensi' rigorose regole igieniche per limitarne la diffusione".
L'atteggiamento piu' responsabile e' quello di seguire con scrupolosita' le indicazioni e i suggerimenti forniti dalle Agenzie e dalle Autorita' Sanitarie nazionali ed internazionali che vigilano con eminenti esperti sulla salute pubblica, "non facendoci contagiare - conclude Steardo - da un panico, oggi assolutamente immotivato, in grado solo di deformare i termini e le dimensioni di un problema reale, che, in quanto reale, richiede tanta misura, tanta competenza e tanta razionalita' per essere affrontato e superato".
(Red/ Dire)