Maternita' naturale, adottiva, surrogata?
Cosa e' cambiato in 50 anni. Psicoanaliste: corpo e relazione oggi esclusi
Roma, 3 mar.-"La maternita' intesa solo come aspetto riproduttivo e' la punta di un iceberg. Oggi, purtroppo, si declina in maternita' naturale, biologica, adottiva e surrogata, ma cosa e' successo in soli 50 anni?". Con questo punto di domanda Anna Moncelli, psicoanalista Cipa (Centro italiano di psicologia analitica), ha aperto l'ultimo Venerdi' culturale della fondazione Mite, in collaborazione con l'Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma sul tema 'Essere madri oggi'.
"Le due categorie di genere sono state spostate su una dimensione culturale- continua la psicoanalista Cipa-. Questo passaggio e' avvenuto in concomitanza con l'emancipazione femminile che, se da un lato, ha permesso alle donne di accedere a una dimensione autoaffermativa e agli uomini ad una piu' affettiva, dall'altro ha generato nel femminile una fatica a reggere un ruolo plurimo".
Il grande escluso e' il corpo, secondo Moncelli: "Cambia il ritmo della maternita'. Molte donne non hanno l'istinto materno, salvo che in coincidenza con l'orologio biologico. Si assiste ad uno scollamento della dimensione biologica- aggiunge- che non corrisponde piu' alla biologia, ma che viene spostata sulla soggettivita' provocando una grande solitudine".
A farne le spese e' quindi la relazione. "Jung dice che il corpo e' la base del pensiero simbolico. Se manca la dimensione corporea, manca la possibilita' di un limite- continua la psicoanalista del Cipa- e il simbolo avviene quando si trascende il limite. Si assiste, dunque, ad un corpo separato e ad una funzione simbolica schiacciata su una dimensione dell'altro assente. Se il corpo e' solo organismo, cosa succede alla relazione?- chiede ancora Moncelli- Non esiste un paradigma adeguato per affrontare questa situazione. Una risorsa potrebbe venire dall'uso della coscienza femminile, che potrebbe aiutarci ad approcciare alla complessita' e a riconnetterci con l'Eros, con una dimensione di sentimento che dia senso e valore a quello che sta accadendo".
La maternita' e' un tema "difficile di cui parlare- conferma Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'IdO- Nel collettivo si assiste alla rimozione dell'odio, e questo a livello psichico non rende possibile una trasformazione. C'e' una scissione delle dimensioni archetipiche, le donne non vivono piu' la loro ambivalenza e la richiesta di un'eguaglianza a tutti i costi puo' diventare una negazione della differenza. Non riusciamo a vedere piu' le sfumature e- prosegue la psicoterapeuta dell'eta' evolutiva- un collettivo che favorisce l'appiattimento scoraggia la relazione. Noi- sottolinea Di Renzo- abbiamo molto piu' a che fare con le nostre parti scisse che con quelle integrate".
(Red/ Dire)
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